Dopo “appena” sei mesi di tabù, nei quali si son visti rincari, scelte scellerate in politica, estera e non, e goliardate alla Lollobrigida, ecco che la premier si degna finalmente dell’opinione pubblica; manco fosse un Putin qualsiasi.
Sono molte poche le sfide praticate da Meloni in questi mesi e gli insuccessi inquadrano appieno la superficialità, l’arroganza e la mediocrità di questa classe dirigente.
Il compito di Meloni fino adesso è stato quello di tagliare la spesa pubblica per elargire qualche mancetta accalappia voti per aumentare il consenso e rafforzare il cosiddetto cerchio magico, mettendo pedoni e fanti nei ruoli che più contano. Ecco spiegato perché il consenso della premier non si smuove di una virgola.
I cittadini, a quasi un anno e mezzo dalla nascita del governo Meloni, hanno dovuto digerire solo supercazzole e prese in giro sugli insuccessi, giustificati costantemente dal potente Mainstream che protegge tutto e tutti.
Il potere mediatico che si è creata dopo aver accentrato su di se giornali “tappeto” (Liberoquotidiano, Il Secolo d’Italia, il Giornale ecc…) e televisione pubblica e privata (Rai e Mediaset) hanno spinto Meloni verso una feroce propaganda che non si vedeva dai tempi del fascismo.
Sulle guerre, la premier si discosta con la linea portata avanti con i due comici russi e ritorna a ripetere a pappagallo le direttive imposte dai falchi statunitensi, dicendo appunto: “Kiev va sostenuta, e l’Italia deve essere parte attiva nella crisi in Medio Oriente. Credo nella funzione dell’Unione Europea, possibilmente in maniera più coesa. Fondamentale lavorare a soluzione strutturale per risolvere questione palestinese”.
Ma la mediocrità e le soluzioni campate in aria rendono alla premier una medaglia d’oro della menzogna, neanche ai tempi del Berlusca si arrivava a tanta astrattezza e positivismo scevro.
E così, nonostante la perdita di 114 miliardi solo nell’ultimo anno dovuta all’inflazione, la premier continua a vantarsi dell’aumento del Pil dello 0,7% cullandosi ancora dell’eredità draghiana portata avanti da Giorgetti.
Non manca il gossip alla conferenza stampa e non mancano le solite polemiche sulla Ferragni, la mancata condanna ai parlamentari pistoleri o le arringhe “tanto ar chilo” per giustificare l’inadeguatezza dei suoi ministri.
Ovunque ci sia un tema caldo il governo e la premier rispondono presente, e non mancano neanche per acclamare la figlia di Federica Pellegrini in pompa magna. Della serie: anche se si festeggia un altro, non dimenticatevi mai di me.
Meloni non tentenna e non si smuove, complice anche una stampa molto educata e mansueta che è giunta al cospetto della premier con domande molto vellutate.
Pure sulla Legge Bavaglio, sul caso Pozzolo e sui migranti Meloni si difende molto bene, anche se sono assenti le domande sull’aumento costante dell’inflazione, sulla strategia di Exit dalla guerra in Ucraina che ha generato un forte aumento dei prezzi delle materie prime e la mancata condanna da “madre cristiana” per le stragi di Israele nei confronti dei poveri bambini palestinesi.
Alla fine della fiera, nonostante i problemi la premier pare sempre più certa e sicura nei suoi discorsi come quando dice: “Se dovessi scegliere tra il lavoro di premier e mia figlia, sceglierei certamente mia figlia, ma non accetterò mai che le donne siano costrette a questa scelta. Lavoro affinché le donne possano conciliare sempre meglio lavoro e maternità”. Non ha detto niente, ma va bene così.
Sono questi i contenuti del governo Meloni, mediocrità e ottimismo. Il tutto per confondere le acque all’elettore che si perde nella forma e nel melenso.
Insomma, la conferenza stampa di inizio anno è andata bene per la nostra premier, promossa, ma il futuro del Bel Paese è tutt’altro che roseo.