In Italia non vi è alcuna crescita solida, al di là delle parole utili al governo, per raccogliere la fiducia del boat people.
Gli stessi industriali sanno che, si tratta semplicemente del ripristino di condizioni antecedenti al covid. L’utilizzo delle parole veicola idee e opinioni, ma quando esse non sono legate alla realtà, distorcono la verità.
La “crescita”, di cui il presidente Draghi parla, ha un duplice effetto sull’opinione pubblica, che immagina una crescita economica accoppiata allo sviluppo, ovvero che ci si è avviati verso un percorso di innovazione e moltiplicazione dell’incremento del PIL.
Nei fatti non vi è alcun sviluppo e non sembrano poste le basi perché questo avvenga nell’immediato.
Esistono freni e pressioni che il Governo non subisce, ma di cui sembra essere garante, a causa di quella quota parte della maggioranza che, galleggiando sulla mediocrità è all’origine dei trent’anni di incompiute.
Quando viene annunciata la ripresa del lavoro in presenza, per l’intera amministrazione pubblica, non si investe per una maggiore efficienza, ma semplicemente sull’effetto del moltiplicatore economico che, migliaia di lavoratori della p.a. generano, con la loro presenza e i loro movimenti.
Soprattutto si giustificano gli oneri di mantenimento e locazione dei palazzi, già semivuoti, in cui sono allocati gli uffici.
Vengono incrementati i consumi energetici, per gli spostamenti, e un intero indotto che consente ai tanti lavoratori di stare lontano da casa.
Ma nessuno degli utenti della p.a., ovvero i cittadini tutti, avrà benefici evidenti da questo palesarsi in presenza dell’impiegato o del dirigente, con cui già colloquiavano secondo le regole esistenti, seppur blande e mal definite.
Piuttosto che spingersi a rendere efficiente una macchina burocratica, che ostacola qualsiasi onesta iniziativa privata e nel contempo rende possibile, in alcuni casi favorendole, iniziative fraudolente, si è preferito, more solito, annunciare riforme, senza farle.
Un’altra boutade di grande effetto è relativa al dimezzamento degli aumenti dei costi della bolletta energetica, di cui, con sapiente e veicolato effetto è stato prima annunciata l’eventuale stangata, poi la parziale copertura, che però riguarda esclusivamente gli oneri di sistema.
Oneri relativi cioè ai costi legati alle infrastrutture che consentono la distribuzione dell’energia dal produttore al consumatore, a cui vengono addizionati gli sconti energetici di cui godono le industrie energivore, enon per ultimo, i costi vivi relativi ai contratti con i produttori elettrici, per cui sono tenute in vita centrali ritenute essenziali, seppur non competitive.
Una spesa miliardaria per l’anno in corso, che non interviene a riformare il mercato energetico, in cui i produttori agiscono con regole molto larghe, ed evidenti e talora, spropositati, margini di guadagno.
Certo, nel contempo la macchina economica è ripartita senza mutare gran che rispetto a prima della sua fermata, anzi, ha ripreso il suo cammino abbattendo regole che hanno condotto ad un inaccettabile incremento delle morti sul lavoro, quasi settecento dall’inizio dell’anno.
Nel frattempo la trasformazione economica di cui questo Paese abbisogna sembra essere un sogno irrealizzabile, a causa di politici incapaci o banalmente mediocri, ma legati alle forze industriali che ancora oggi impongono al Paese il mantenimento di quello sviluppo determinato in oltre settant’anni.
E del resto non poteva essere altrimenti, poiché nessun uomo da solo, per quanto capace e carismatico sia lo stimato prof. Draghi, avrebbe potuto generare un moto differente da quello, cui la parte determinante della “ciurma” impone, pur di sopravvivere e speculare.