Home In evidenza Loggia Ungheria: Nessuno sforzo per raggiungere la verità. Tutto tace

Loggia Ungheria: Nessuno sforzo per raggiungere la verità. Tutto tace

by Romano Franco

Che fine ha fatto la loggia Ungheria? Sono molte le domande che si vorrebbero fare sulla questione ma, grazie alle varie distrazioni, riaperture, varianti e ddl Zan; l’inchiesta è finita, quasi, in sordina. Ma qui signori si parla di uno dei tre poteri dello Stato, quello più stagnante si oserebbe dire.

Si perché, i legislatori e i governi si succedono, ma i “baroni” della magistratura rimangono sempre là, tra meriti e raccomandazioni varie.

Infatti, chi dovrebbe garantire la legalità e la giustizia in Italia si comporta in altro modo, si pensi a Palamara, dopo aver condizionato il mondo delle nomine ed essere stato beccato con le mani nella “marmellata”, grazie alle intercettazioni dell’hotel Champagne, ce lo ritroviamo in televisione a dire cose abbastanza ovvie guadagnando molti più soldi di prima.

Ma la Giustizia non si tratta in quel modo cari magistrati, ci vuole chiarezza e servono risposte, immediate.

E’ interesse del cittadino, e in primis, degli stessi magistrati garantire trasparenza e rettitudine. Se non lo fa la chi garantisce la Legge, per quale motivo dovrebbe farlo il cittadino comune?

Dopo le dichiarazioni calde dell’avvocato Amara, condannato e inquisito per i depistaggi contro l’Eni e per episodi di corruzioni in atti giudiziari, dove si parlava della loggia Ungheria come di una specie di “associazione segreta” nata con lo scopo di decidere le nomine, non vi è stata riportata più alcuna notizia del caso.

Ma c’è qualcosa di non chiaro nella vicenda. La verità pare proprio non voglia emergere. Continuano a ronzare intorno come un tormento le parole del nuovo direttore di Liberoquotidiano, Alessandro Sallusti, uno dei massimi esperti sulla questione, vista l’amicizia che lo lega all’ex presidente del Csm. L’ex direttore del Giornale commentò la vicenda e la deposizione di Amara così: “Sembra il testimone di un omicidio al quale viene contestato di avere assistito al misfatto dell’auto parcheggiata in seconda fila. L’omicidio non viene indagato, ma Amara deve pagare la multa”.

In parole povere, ci dice Sallusti, Amara sa molto di più di quanto abbia detto. Per non parlare di quel che può sapere Palamara, architetto e artefice delle nomine del Csm.

Ma entrambi, Palamara e Amara, nonostante gli innumerevoli misteri ancora irrisolti, rimangono con la bocca cucita.

L’ex presidente del Csm, sia chiaro, ha parlato del “sistema” ma solo in difesa delle sue azioni, non ha rivelato nulla che potesse portare alla verità “vera”. Era solo un’occasione per giustificarsi e fare qualche soldo prima della “tanto meritata” pensione. Della serie: così fan tutti! Ma non è mica una cosa normale!

Oggi, sul caso “loggia Ungheria” non si sa nulla, e nulla pare voglia emergere. Amara più volte arrestato, di recente, è tornato in libertà dopo aver fatto qualche ammissione di colpa davanti ai magistrati, senza fare più riferimenti alla famosa loggia.

Infatti, secondo i “malpensanti”, l’avvocato siciliano, grazie a quello che conosce, pare sia stato munito del cartellino con su scritto “Esci gratis di prigione”, basta che della loggia Ungheria non ne parli più.

Sono molti i fatti che constatano l’esistenza di questa loggia, incominciando dai dati trovati nel computer di Amara. I pm di Milano avevano usato il legale siciliano come una sorta di “testimone della corona” nel processo Eni-Nigeria finito ingloriosamente per l’accusa. Il pm milanese Paolo Storari aveva consegnato i verbali di Amara a Piercamillo Davigo all’epoca consigliere del Csm. Una procedura sicuramente anomala.

Infatti, il pm milanese è stato indagato a Brescia per rivelazione di segreto d’ufficio. Ma su Davigo? Tutto tace. Anche il procuratore di Brescia Francesco Prete ex pm a Milano, oltre a non parlare con i giornalisti, non ne discute neanche per telefono, nemmeno con i suoi colleghi.

Fossero stati politici o persone comuni, lo scandalo avrebbe valicato anche le Alpi. La vicenda, perpetuata da questo silenzio assordante, mette in evidenza una realtà di per sé stessa evidente, in Italia “La legge non è uguale per tutti!”.

Eppure, i fascicoli sono a disposizione. Basta sfogliarli. Occorre fare qualcosa e alla svelta per ristabilire la fiducia nella Giustizia, ovviamente fare di tutta l’erba un fascio è un’offesa nei confronti di chi prende il proprio lavoro come una missione svolgendo al meglio le proprie funzioni, rischiando la vita alle volte.

I misteri su questa loggia permangono e, nonostante oggi non si sappia se sia o meno realmente esistita, di sicuro la vicenda lascia molti buchi oscuri che, proprio per preservare l’interesse della magistratura, devono essere chiariti. Se la Legge e la verità non vengono perseguite dalla Giustizia ciò che ci rimane è solo l’anarchia. Avanti!

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