Dopo gli elementi portati alla luce dall’inchiesta di Fanpage “Lobby Nera” Giorgia Meloni finisce fuori controllo e, come di consueto, mostra la sua scarsa predisposizione ai “mea culpa”.
E così, al posto di condannare atteggiamenti che riportano: al fascismo, alla richiesta di finanziamenti in “Black” e tutti gli estremismi e comportamenti poco consoni in quello che, secondo alcuni sondaggi, è il primo partito di Italia, si scaglia, con fare da talebana, contro tutto e tutti.
Quindi, nel suo video risposta, dove, a sua detta, vengono enunciate le cose come stanno, la leader di Fratelli d’Italia, al posto di portare elementi probanti che scagionino il suo partito e Fidanza, attacca come un kamikaze il direttore di Fanpage, che si è rifiutato di cederle 100 ore di filmato, e Mimmo Lucano, giudicato dal primo grado a 13 anni e 2 mesi di carcere in una sentenza che ha sorpreso persino l’accusa.
Perciò, utilizzando la politica più consona in queste occasioni, quella della distrazione, Giorgia Meloni attacca Mimmo Lucano, per aver ricevuto una sentenza di 13 anni e 2 mesi, e il direttore di Fanpage, calunniandolo di essere una persona oscena per non averle ceduto le 100 ore di video; richiesta che sarà sicuramente assecondata in un secondo momento poiché la procura di Milano ha fatto partire un’inchiesta su “Lobby Nera” e si servirà delle registrazioni per venirne a capo.
Così, dice Meloni: “Mimmo Lucano, sindaco di Riace, condannato in primo grado a 13 anni di carcere per reati come associazione a delinquere, truffa aggravata, peculato. Impossibile elencarli tutti, gli sono contestati oltre 22 reati. Per la sinistra non solo è innocente, è un eroe: perché è uno di loro. Carlo Fidanza invece viene condannato a morte per 10 minuti di video senza che sia stata fatta nemmeno un’indagine. Perché è uno di noi. E con lui veniamo condannati tutti, migliaia di militanti appassionati che in questi anni hanno preso un partito dal niente e contro tutto e tutti lo hanno portato ad essere il primo partito italiano”.
Ammesso e non concesso che si possa essere pro o contro Lucano, la sentenza è stata emessa, e pare chiaro a tutti che Mimmo Lucano abbia ricevuto un trattamento, non ingiusto, questo spetterà al secondo e terzo grado deciderlo, ma esemplare.
Intanto le condanne non finiscono qui. “Per quanto si possa fingere di non vederlo – scrive su Twitter Meloni – era tutto studiato. Scientificamente, a tavolino. A due giorni dalle elezioni. Non da Fanpage, ma da un intero circuito, o circo, se vogliamo”.
Ma secondo la Giorgia de Roma, il complotto è sempre dietro l’angolo quando si tratta di attacchi al suo partito. Come se il suo modo di fare o le cose che dice portino realmente ad una vera e propria rivoluzione concreta.
L’unica volontà che si evince dalla rivoluzione ipotizzata da Fratelli d’Italia è uno scambio di ruoli sulle poltrone e una politica più protezionistica e chiusa.
Ma la leader di FdI non si arrende alla dura verità e utilizza l’arma che sa usare meglio, l’attacco. “Non è che per caso il problema è questo? Se fossimo davvero le ridicole macchiette neonaziste, i ladri incalliti, i pericolosi sovversivi incapaci di produrre qualsiasi classe dirigente adeguata che volete raccontare, non ci sarebbe bisogno di usare questi metodi contro noi. Non ci sarebbe bisogno di trappole, di giornalisti infiltrati, di taglia e cuci, di tempi studiati per impedirti di difenderti, di processi sommari in pubblica piazza, non ci sarebbe bisogni di concentrarsi tutti per abbatterne uno”, sottolinea Meloni.
“Ma forse – ha proseguito – le cose non sono come appaiono. Forse il tema non è che non siamo presentabili, forse il tema è che non siamo ricattabili. Il problema è che siamo liberi, non abbiamo padroni e per questo non abbiamo neanche protettori, per questo possiamo dire quello che pensiamo e fare quello che consideriamo giusto: questo, sì, in Italia fa paura a molti e crea invidia in moltissimi che non hanno gli stessi attributi”. “Io -dice- non sarò mai indulgente con chi tra i nostri dovesse sbagliare. So che chi sbaglia in questo sistema malato ci condanna tutti, ma la morale da voi non lo accetto. Voi politici che difendete uno che si fregava i soldi per gli immigrati per farci gli affari suoi, la morale non la potete fare nemmeno al mostro di Loch Ness”, conclude Meloni.
Bisognerebbe far capire a Meloni che se Hitler è il più sanguinario, Jack lo Squartatore non diventa meno assassino. I reati se vengono commessi, e in questo caso sono stati dichiarati apertamente dallo stesso Fidanza nel video che, montato o non montato, presenta una realtà abbastanza evidente, devono essere condannati, da destra a sinistra e dalle Alpi alle Piramidi, direbbe Manzoni.
Se fosse questo l’atteggiamento dei tribunali, tutti i reati al di sotto dell’Olocausto verrebbe tollerati, cara Meloni. Distrarci con reati peggiori o con ipotesi complottiste è un segno di immaturità e incapacità, da parte di Fratelli d’Italia, di ammissione delle proprie responsabilità.
Per quanto riguarda la richiesta fatta al direttore di Fanpage, perché un direttore dovrebbe dare il materiale ad una persona che parte prevenuta sulla veridicità del video stesso e che utilizzerebbe il video contro di loro? Non spetta di certo al direttore del giornale controllare i propri ranghi.
C’è un’inchiesta, ci sono i tribunali, servirebbe ricordare a questi modelli estremisti che non si possono comportare da “Santa inquisizione” e che, con la prepotenza e la potenza mediatica, credono che si possa ottenere tutto e subito. Almeno per il momento, nessuno gli ha dato questa autorità.
L’inchiesta e la magistratura porteranno alla luce la verità e si verificheranno anche i metodi utilizzati dal giornale per fare informazione.
Per il momento la Meloni prenda le distanze da certi comportamenti e condanni a gran voce il fascismo poiché il suo silenzio, opportunistico e assordante, non ha più ragione di continuare questa farsa ideologica.
L’apologia del fascismo, nell’ordinamento giuridico italiano, è un reato previsto dall’art. 4 della legge Scelba attuativa della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, quindi sembra doverosa la condanna.