Dopo l’inchiesta bufera ‘Lobby Nera’ che ha visto coinvolta la campagna elettorale di Giorgia Meloni e del suo partito a Milano, la leader di Fratelli d’Italia, con la freddezza di un generale che sta per subire una notoria sconfitta, si difende usando la sua arma più efficace: l’attacco. “Chiedo ufficialmente a Fanpage di darmi l’intero girato di questo lavoro di tre anni – dice la Meloni – perché chiaramente sono una persona molto rigida su diverse materie. Però non giudico e valuto un dirigente che conosco da più di 20 anni sulla base di un video curiosamente mandato in onda a due giorni dal voto”.
La leader di FdI assicura: “Sono pronta a prendere tutte le decisioni necessarie quando ravviso delle responsabilità reali, ma per avere contezza di queste chiedo di avere l’intero girato di 100 ore. Poi farò sapere cosa ne penso”, conclude la Meloni.
Nel frattempo, l’europarlamentare Carlo Fidanza, coinvolto nell’inchiesta, si autosospende dal partito e Giorgia Meloni chiede di visionare i filmati integrali dicendo: da noi non c’è spazio per antisemitismo e razzismo.
L’accusa, nei confronti del partito, è di presunti finanziamenti illeciti, riciclaggio di denaro, ma anche l’utilizzo di frasi razziste che inneggiano al fascismo e al nazismo.
Dopo il polverone scatenato da Fanpage, la procura di Milano ha aperto un fascicolo su presunti finanziamenti illeciti e riciclaggio di denaro. L’esposto-denuncia è stato presentato dai portavoce dei Verdi Angelo Bonelli ed Eleonora Evi.
Nelle indagini verrà dispiegata la polizia economico-finanziaria della GdF sotto il coordinamento dell’aggiunto Maurizio Romanelli e dei pm Giovanni Polizzi e Piero Basilone.
La difesa di Fidanza
Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo, si affretta a chiarire la vicenda e spiega: “Non ho mai ricevuto finanziamenti irregolari”. Il video secondo Fidanza sarebbe stato ‘tagliato’ in modo da “dare di me e della mia attività politica un’immagine totalmente distorta. Nessun atteggiamento estremista ma mi autosospendo”.
Poi rassicura l’eurodeputato: “Non c’è e non c’è mai stato in me alcun atteggiamento estremista, razzista o antisemita”. Fatta questa premessa, “nell’associarmi alla richiesta del mio partito di ottenere i filmati integrali che mi riguardano senza tagli o manomissioni, ritengo opportuno autosospendermi da ogni ruolo e attività di partito al fine di preservare Fratelli d’Italia da attacchi strumentali”.
Ma dopo la gogna mediatica, ecco che l’animo giustizialista torna a mordere le caviglie, e quindi, dopo il quadro allarmante, M5S e Pd partono all’attacco chiedendo subito le dimissioni del capodelegazione FdI.
“L’inchiesta di Fanpage mostra una realtà agghiacciante. Fratelli d’Italia non solo accoglie ma addirittura promuove personaggi loschi che inneggiano a Hitler, fanno battute sugli ebrei e rimpiangono la dittatura fascista”, attaccano i cinquestelle, invitando Meloni a “non minimizzare.
Anche la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi dice che emerge “una realtà agghiacciante incompatibile con una forza che ambisce a governare. Uno scenario che esige una presa di distanza da parte di Meloni. A meno che le parole, i gesti e il metodo di Fidanza non rappresentino la linea del suo partito”.
Ciò che emerge dal video è ineluttabile, anche se comunque andrebbe sempre inserito in un contesto più ampio. Se le scene siano state tagliate, perché oggettivamente era impossibile mettere in un video di dieci minuti 3 anni di registrazioni, è un conto, ma, le accuse di difesa mosse da Fidanza e Meloni mettono anche il giornale Fanpage sul banco degli imputati.
Di sicuro il risultato è che l’opinione pubblica ne esce sempre lacerata, poiché, il destino che ci attende è di assistere ad uno scenario che, in un caso, vedrebbe il primo partito d’Italia condannato per finanziamenti illeciti, riciclaggio di denaro, utilizzo di frasi razziste che inneggiano al fascismo e al nazismo, nell’altro, di vedere un giornale affermato in Italia buttare me… addosso alla gente solo per vendere. Il tempo e i posteri faranno da giudice e boia, nel frattempo, vi è un’Italia che piange.