L’arresto di Matteo Messina Denaro da molti viene celebrato come una vittoria, ma non c’è niente da festeggiare. Il clamore che ha generato la cattura del superboss rappresenta di per sé una sconfitta della Mafia; ma se si trattasse di semplice fumo negli occhi?
Ai posteri l’ardua sentenza. Ciò che è certo è che la Mafia esiste, è infiltrata negli organi statali e non è composta da un solo uomo; per quanto esso risulti importante.
Credere di aver iniziato un nuovo capitolo nella lotta alla mafia è esatto, solo che adesso arriva la vera sfida.
I fondi che sono stati stanziati negli anni durante la ricerca incessante del Capo dei Capi, ora, potrebbero essere utilizzati altrove per mettere in difficoltà tutta l’organizzazione.
Ma se fossi un mal pensate potrei credere che ci sia una trattativa in corso tra Stato e Mafia magari sul carcere ostativo, come dice il fratello di Borsellino, oppure sul mancato utilizzo di intercettazioni e su altre strizzate d’occhio fatte alla criminalità organizzata da questo governo.
Infatti, vedere Meloni assistere alla parata della cattura di Matteo Messina Denaro dopo aver eliminato i fondi per le intercettazioni, determinanti per la cattura del superboss, danno davvero l’idea dell’ipocrisia della persona.
Sono molteplici gli esponenti del partito della Meloni ad essere accusati di crimini legati alla Mafia: Francesco Lombardo, voto di scambio politico mafioso, Roberto Rosso, voto di scambio politico mafioso, Alessandro Niccolò, associazione mafiosa ecc…
Avere all’interno del proprio gruppo qualche pecora nera non è assolutamente una colpa. Infatti, credere di poter di costruire un sistema perfetto costituito da uomini e arrogante e molto distante dalla realtà. Ma ogniqualvolta un esponente di FdI veniva coinvolto in inchieste para mafiose le condanne di Giorgia Meloni nei confronti della mafia erano sempre blande e deboli.
Ma oggi Messina Denaro è stato arrestato. Malato, anziano e malconcio, probabilmente in fin di vita, Messina Denaro pare essersi consegnato allo Stato senza alcuna replica o resistenza.
E così, un uomo che per anni è stato invisibile e scaltro, rispunta fuori quasi alzando la mano, tantoché alla domanda del carabiniere del Ros, “Come ti chiami?”, il superboss risponde dicendo, “Matteo Messina Denaro”.
Un’altra scena che colpisce è la visione del Capo dei Capi che si vede sfilare verso la monovolume della polizia senza manette, quasi fosse un oltraggio mettere le catene ad uno stragista del uso calibro.
Il latitante non ha opposto alcuna resistenza, si è subito dichiarato con il suo nome e cognome, dicono i dirigenti del Ros, come se sapesse di non avere altra scelta.
Difficilmente un boss debole e malato può continuare ad essere il Capo dei Capi e, probabilmente, c’era già stato un cambio al vertice prima dell’arresto.
Tuttavia l’ipotesi che Messina Denaro si sia consegnato per vivere i suoi prossimi anni o mesi, a causa dei problemi di salute, in un carcere con tutti i confort, permettendo alla sua organizzazione di prosperare nel silenzio e senza consegnare nessuno, è una forte probabilità.
Forse c’è una trattativa con le istituzioni o forse no, di sicuro, c’è del marcio a Castelvetrano e non sarà un arresto, seppur clamoroso, a riportare legalità e ordine in quelle zone dimenticate dallo Stato e da dio. Bisogna fare di più.