Prosegue negli Usa l’escalation dei contagi da Coronavirus. Il Paese a Stelle e a Strisce diventa così il primo al mondo, superando anche Cina e Italia, per contagi. Il numero spaventa. Sono 104.837 i casi da Covid-19 e oltre 1.711 i morti, secondo gli ultimi dati forniti dalla John Hopkins University (sabato 28 marzo 2020 h. 16.20). Un dato che purtroppo è destinato a crescere, come dichiara anche la University of Washington School of Medicine.
Il condizionale è d’obbligo ma, secondo la Facoltà di Medicina, la pandemia potrebbe uccidere più di 81mila persone nei prossimi quattro mesi e potrebbe proseguire fino a giugno. Nella sola città di New York i contagiati sono 26.600, 5.250 le persone ricoverate in ospedale e 1.175 i pazienti in terapia intensiva da Coronavirus. L’area più colpita di New York è il Queens con 8.529 casi, seguita da Brooklyn con 7.091, il Bronx con 4.880, Manhattan con 4.627 e Staten Island con 1.534. Mesi dolorosi e stressanti per un sistema sanitario messo a dura prova come non mai. Come riporta il New York Post nella città di New York muore, da Coronavirus, una persona ogni 17 minuti.
Un’emergenza sanitaria, alla quale se ne affianca un’altra altrettanto triste, che è quella della conseguente e inevitabile disoccupazione. 3,3 milioni sono ad oggi le richieste di sussidi presentate e questo è solo l’inizio, come dichiara Bill de Blasio, sindaco di New York. “Peggiorerà”, aggiunge, e mezzo milione di persone nella Grande Mela perderanno il lavoro.
Il Presidente Trump, nonostante l’iniziale sottovalutazione, ha poi preso le redini in mano presentando al Congresso alcuni giorni fa un piano di aiuti per tutta la popolazione. Un maxi pacchetto da 2.000 miliardi di dollari, approvato al Senato prima e alla Camera poi. Una cifra che non conosce precedenti nella storia americana e che sarà destinata ad aiutare famiglie e aziende, sotto forma di assegni di sostegno al reddito, di rafforzati sussidi alla disoccupazione, di prestiti e salvataggi per imprese grandi e piccole e settori in affanno, di fondi per ospedali e sistema sanitario.
Nello specifico si parla di un assegno da 1.200 dollari a ciascun cittadino americano con reddito fino a 75.000 dollari, più 500 dollari per ciascun figlio a carico a prestiti a garanzia statale per oltre 350 miliardi di dollari a favore delle piccole imprese. I sussidi per i disoccupati aumenterebbero di 600 dollari a settimana, fino ad un massimo di quattro mesi. Sussidi che solitamente si esauriscono dopo sei mesi nella maggior parte degli Stati, ma che verrebbero prorogati per altre 13 settimane.
Verrà creato poi un fondo per sostenere un nuovo programma della Federal Reserve che offre fino a 4.500 miliardi di dollari in prestiti alle imprese che non possono ottenere finanziamenti con altri mezzi. E prestiti saranno destinati anche alle compagnie aeree e alle “attività importanti per il mantenimento della sicurezza nazionale”, come Boeing.
Inoltre verranno stanziati 150 miliardi di dollari per i governi statali, locali e tribali dei nativi americani; 100 miliardi di dollari per gli ospedali e altri elementi del sistema sanitario; 16 miliardi di dollari per ventilatori, maschere e altre forniture mediche; 11 miliardi di dollari per vaccini e altri preparati medici; 3 miliardi per i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie; 45 miliardi per i soccorsi in caso di calamità; 30 miliardi per l’istruzione; 25 miliardi per i sistemi di trasporto di massa; 10 miliardi per l’autorità preposta al prestito per il servizio postale degli Stati Uniti; 1 miliardo per il servizio ferroviario passeggeri Amtrak e 10 miliardi per gli aeroporti, che stanno subendo un calo dei passeggeri.
Un
pacchetto oneroso che servirà ad aiutare famiglie e imprese e a impedire una
chiusura totale mai piaciuta a Trump che anzi, vorrebbe poter riaprire il suo
Paese quanto prima perché se è vero che la salute dei cittadini viene al primo
posto è anche vero che se si chiude tutto, aziende, imprese, società e attività
produttive l’economia crolla e come già detto dallo stesso Presidente pochi
giorni fa dal palco della Briefing Room della Casa Bianca “Più si sta fuori,
più difficile è la ripresa”.