Home In evidenza L’America first di Trump e l’Europa first di Draghi, follie senza respiro

L’America first di Trump e l’Europa first di Draghi, follie senza respiro

by Maurizio Ciotola

Lo spettacolo offerto del sistema mediatico italiano, sulla presunta decisione dell’Unione europea, in merito al blocco dell’export dei vaccini antiCovid-19, se non possiamo definirlo ridicolo, è da ritenersi offensivo.

Tutta la stampa estera ha definito il summit europeo di ieri, un buco nell’acqua, e per fortuna.

La stessa informazione internazionale, ci porta a conoscenza del misero intervento del presidente americano Biden, preoccupato di illustrare l’approccio americano, senza spendere una parola sull’aumento delle esportazioni dei vaccini nei confronti dell’Ue.

Come possiamo ridurci a pensare ad una limitazione dell’esportazione delle dosi di vaccinazione, operando una discriminazione sul versante planetario?

Dal presidente Draghi non ci saremmo mai aspettati un intervento di chiusura, verso le esportazioni delle dosi vaccinali fuori dall’Ue, quanto un intervento in sede ONU per mettere a sistema e in condivisione, non a costo zero, tutti i vaccini prodotti nei vari Paesi del Pianeta.

La visione di Draghi non sembra dissimile da quella che fu il motto di Trump, “America first” e che il nostro presidente del Consiglio, nel contesto europeo, sembra aver trasformato in un “Europa first”.

Una temibile visione nazionalista e di chiusura, seppur allargata a una entità economica, l’Unione europea, che però assume una posizione sovranista, sostanzialmente immutata nei suoi pericolosi caratteri fondanti.

Partecipare alla geopolitica “guerreggiata e guerreggiante” dell’acquisto, della produzione e dell’adozione dei vaccini prodotti sul pianeta, è l’ultima fase di una morente strategia belligerante, che ha definito i drammi del novecento.

In questo il nostro Presidente del Consiglio, sta divenendo, in negativo, parte e attore importante di un sistema europeo, non essendo in grado di influenzarlo sul piano degli equilibri est/ovest, allo scopo di operare servilmente uno scontro pro USA, versus Cina e Russia.

Osteggiare la produzione e l’accettazione degli altri vaccini prodotti sul pianeta, tra cui il russo, il cinese e il cubano, per dar spazio a quelli statunitensi, osteggiando quello inglese, non solo è ridicolo, ma significa non aver compreso nulla, in merito a ciò che determina e potrà determinare in futuro, una pandemia nel cuore dell’Occidente sviluppato.

La riunione tenutasi in sede WTO per azzerare i diritti sui vaccini prodotti dalle varie società farmaceutiche, non poteva che avere l’esito che ha avuto, una sostanziale bocciatura.

Perché l’ambito del WTO non poteva essere foriero di una articolazione di decisioni, in rottura con i suoi elementi costituenti.

Il WTO è finalizzato a massimizzare e non azzerare i proventi commerciali e produttivi, di un’economia internazionale completamente indifferente agli effetti sociali e a quelli economici determinati nei sistemi politici deboli.

Non la NATO egregio Presidente Draghi, ma l’ONU è la sede in cui compiere i nostri passi e quelli europei, per uscire da questa crisi, verso cui l’insediamento di Biden sembra aver accelerato, riportandoci al metodo dello scontro nelle relazioni internazionali est/ovest.

La stessa Merkel rifiuta la visione americana, incentrata sulla “guerra non fredda” con Cina e Russia, cui la nuova presidenza americana sembra aver puntato, riconducendo l’Italia a cinquantunesimo stato americano e ventre molle dell’Unione europea.

Come non condividere la visione illuminante di Alessandro Baricco, che quando scrisse “the game” e “ciò che cercavamo”, delineò con una precisione sconvolgente i punti deboli e i motivi di una irreversibilità epocale, che miseramente stiamo affrontando con i sistemi del XX° secolo.

Sistemi già obsoleti e impropri nella stessa fase finale di quel cosiddetto “secolo breve”.

Ecco, noi abbiamo riportato alla guida del nostro Paese un uomo del novecento e una compagine governativa la cui miscellanea politica, non è certo espressione dell’optimum politico assimilato nei secoli precedenti.

Un consesso in cui i conservatori e i nazionalisti, vecchi e nuovi, sembrano delineare la rotta della politica italiana, privandoci coscientemente delle intelligenze politiche, scientifiche e sociali, cui il cuore universalista del nostro Paese è, nonostante tutto, ricchissimo.

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