Home Approfondimenti La stabilità è l’eterna chimera della politica italiana

La stabilità è l’eterna chimera della politica italiana

by Nico Dente Gattola

Una caratteristica del sistema politico nell’Italia Repubblicana è stata quello di una profonda instabilità che ha portato il Paese ad avere, fino ad oggi, (esecutivo uscente Draghi) la media, quasi, di un esecutivo all’anno.

Nella c.d. “ prima Repubblica” si attribuiva l’eccessiva volatilità dei governi alle varie anime della democrazia cristiana, partito di maggioranza per quasi 40 anni e alla sua impossibilità di avere un leader unico.

Con l’avvento del maggioritario e la sparizione post tangentopoli dei partiti tradizionali negli anni novanta, la situazione non è affatto migliorata; anzi, si può dire che sia peggiorata con l’arrivo della stagione dei governi tecnici o di solidarietà nazionale.

Non è difficile pensare che gran parte della colpa sia attribuibile alle pessime leggi elettorali che si sono alternate negli anni, ma ciò è vero fino a un certo punto.

Vi sono state maggioranze, come quella di Berlusconi nel 2008, davvero ampie che poi si sono dissolte in poco tempo, così sia pur con numeri differenti in altre circostanze.

Questo perché il nostro è un sistema da sempre particolare, frutto di una storia complessa, non sempre facile, portato ad avversare la nascita di vere leadership, come una sorta di anticorpo per la tenuta della democrazia.

A poco, in questo senso, vale tirare in ballo il discorso circa le asperità per una maggioranza stabile ed ampia del proporzionale, poiché la stagione del maggioritario non ha provocato grandi cambiamenti in tal senso.

La nostra è una democrazia, con una sua liturgia, da sempre contraddistinta per una sostanziale instabilità dei suoi governi.

Ma, adesso, con le recenti elezioni è possibile invertire la rotta?

Questo sarebbe possibile solo tralasciando le tante perplessità che aleggiano sulla coalizione vincitrice, limitandosi in astratto al solo dato della tenuta politica.

Senza entrare nel merito di un giudizio, al momento prematuro, circa l’ormai prossimo esecutivo appare evidente che, nonostante i numeri, anche il probabile governo Meloni verrà caratterizzato da una grande instabilità.

Le baruffe di questi giorni, sfociate nel cortocircuito dell’elezione di La Russa al Senato, eletto con voti dell’opposizione e senza il sostegno di Forza Italia, sono solo un antipasto di ciò che attende la nuova maggioranza.

La coalizione è alquanto eterogenea è sarà alquanto difficile per la leder di Fratelli D’Italia gestirne le sorti, così come per gli altri. Questo perché in fondo nessuno accetta che a dare le carte sia qualche altro.

Forza Italia, appare in ogni caso, legata al tramonto del suo leader Silvio Berlusconi, con lacerazioni sempre più evidenti al suo interno.

Per non parlare della Lega, con Matteo Salvini, che cercherà in ogni modo di guadagnare visibilità, sicuramente a discapito dell’esecutivo, senza tralasciare la questione dell’autonomia regionale, vera “bomba” a orologeria per la tenuta della maggioranza.

Quindi, non si potrebbe escludere alla lunga un logoramento costante della maggioranza, frutto di compromessi e di scelte al ribasso per i veti incrociati degli alleati. La crisi di governo è dietro l’angolo! Con tutto ciò che ne deriva.

Senza contare che i numeri al Senato sono abbastanza risicati e questo, alla lunga, complice qualche transfuga che inevitabilmente nel corso della legislatura ci sarà potrebbe portare l’esecutivo pericolosamente sotto la soglia di sicurezza.

Ecco perché non sarebbe stato sbagliato, dare la Presidenza di una delle Camere ad un esponente dell’opposizione, meglio se del terzo polo, in modo da avviare una sorta di allargamento della maggioranza.

L’operazione avrebbe portato ad un dialogo con l’opposizione, assicurando un minimo di moderazione al prossimo governo.

Si tratta però di mere ipotesi, per altro ormai superate dagli eventi.

Rimane la mancanza di una maggioranza rilevante in Senato, vero vulnus di tutti i governi e che inevitabilmente porterà con il tempo a difficoltà nell’azione di governo.

I limiti della coalizione vincitrice delle elezioni sono quindi evidenti e non è azzardato pensare che la maggioranza possa implodere quanto prima.

Se la Meloni è sveglia, inizierà a guardare con interesse maggiore il terzo polo per allargare la nuova maggioranza e non andare a nuove elezioni; che metterebbero in forte imbarazzo la coalizione di centrodestra.

Ma in molti oggi si chiedono: quanto durerà l’esecutivo Meloni?

Sarà difficile da prevedere ma, con certezza assoluta, si può già dire che, ancora una volta, il governo è tutto tranne che stabile.

Troppe variabili, troppe differenze nei programmi, forze politiche che sono tutt’altro che coese e che portano avanti temi tra di loro inconciliabili; tralasciando l’assoluta mancanza di sintonia messa in evidenza tra i leader.

Insomma, la stabilità è rimarrà l’eterna chimera della politica italiana.

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