Discostarsi dall’impegno politico è un motto di spirito per chi mostra un minimo d’ingegno e cultura poiché le logiche che sottendono l’agire dei pubblici poteri è logoro e insulso.
La rappresentazione perpetua della propaganda è una sorta d’inutile flagello mentale che viene portata avanti con scioccante pervicacia e anche con tanta stupidità per condizionare in special modo le menti deboli e fragili della cittadinanza passiva o della maggioranza silenziosa.
Oggi in Italia a qualsiasi livello l’idea di far prevalere l’interesse della fazione invisibile e irresponsabile è divenuta l’esigenza primaria. Gruppi di interesse continuano costantemente a muoversi agguerriti e aggressivi a difesa di privilegi consolidati in cui lo status delle corporazioni restano in campo in un neofeudalesimo che si autorappresenta in lobbies.
Si tratta di fenomeni presenti da sempre nel panorama sociale e che oggi con l’assoluta scomparsa dell’intermediazione sociale premono assiduamente sulla vita delle istituzioni. In tal modo si impoveriscono i contenuti politici dei programmi di quel che resta dei partiti che ondeggiano paurosamente a destra e manca alla ricerca del consenso da conquistare o da non perdere.
Poi naturalmente il vento spira a est o a ovest, a nord o a sud degli umori sociali o delle pulsioni popolari e così c’è sempre qualcuno che ha la capacità di rappresentare la dimensione del disagio sociale in modo chiassoso, confusivo e riduttivo.
Per un po’ di tempo il corto circuito funziona soprattutto quando il referente politico di turno indica paranoicamente le responsabilità dei problemi nei nemici esterni che tramano per asservire la il paese. Oltre quindi a considerare legittime le critiche a un sistema che ci ha relegati a essere i figli di un dio minore sarebbe il caso che ci guardassimo allo specchio avendo il coraggio di fare qualche passo in avanti come cittadini e qualcuno indietro come singoli.
Le decisioni sui provvedimenti e le scelte di indirizzo dell’esecutivo sono sempre adottate con la consapevolezza di non danneggiare Tizio, Caio o Sempronio per non perdere i voti e, quindi, si pensa sempre alle elezioni e non si tiene quasi mai conto dell’interesse generale del buon governo. Anzi il confronto con il Parlamento risulta ancora più lesivo del bisogno di determinare contenuti politici chiari e precisi e tutto quello che il Consiglio dei Ministri decide si annacqua e si indebolisce senza che si faccia magari quella necessaria e incisiva politica in grado di fare un salto di qualità nella gestione della cosa pubblica.
È giusto valutare i necessari accorgimenti e le indispensabili correzioni ma non si più tollerare certamente il riproporsi all’infinito dell’inconcludenza e dell’inefficacia e in buona sostanza l’affermarsi della solita solfa.
La solita solfa
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