La rimozione di Luca Palamara dalla magistratura viene confermata dalle Sezioni Unite Civili della Cassazione. La decisione era sta presa inizialmente lo scorso 9 ottobre dalla sezione disciplinare del Csm.
L’udienza si era svolta l’8 giugno e i membri della Procura Generale della Corte di Cassazione si erano espressi per l’espulsione di Palamara dall’ordine giudiziario.
E’ stato respinto il ricorso presentato dalla difesa dell’ex consigliere del Csm. La Cassazione, in seguito alla sentenza, scrive: “Il dottor Palamara ha agito sulla base di motivazioni assolutamente personali, intendendo colpire specificamente singoli magistrati, volta per volta presi di mira e al contempo e sinergicamente, ponendo in essere manovre strategiche tese a collocare-in alcuni uffici giudiziari sensibili-taluni magistrati in luogo di altri aspiranti”.
Un modus operandi che ha portato alla “inevitabile ma necessaria conseguenza di sfavore di tutti i concorrenti rimanenti, diversi da quelli prescelti, programmaticamente selezionati non già sulla base di meriti oggettivi, ma unicamente in forza di convenienze strettamente personali, dell’incolpato e dei suoi interlocutori”.
La Cassazione evidenzia come Palamara avesse adottato un modus operandi, finalizzato a collocare magistrati al posto di altri aspiranti, “tutt’altro che occasionale. Al contrario era soggettivamente avvertita dall’incolpato come assolutamente normale, usuale, fondata sul radicato convincimento della riconducibilità sistematica delle proprie condotte anche sul piano di una possibile e lecita (se non, addirittura, ‘scontata’) interlocuzione tra ‘magistratura’ e ‘politica’”.
“Rispetto la decisione ma la battaglia continua. Continua il mio impegno, nell’interesse dei cittadini, per affermare i principi di legalità e soprattutto la verità su come ha funzionato il meccanismo delle correnti. Ovviamente porterò il mio caso in Europa”, commenta Palamara. “Lascio giudicare a tutti che credibilità possa avere una pubblica accusa sostenuta da chi era presente nelle mie chat e si autoraccomandava e un vice presidente del Csm eletto secondo gli stessi meccanismi che ora mi vengono contestati. Sono in corso accertamenti da parte delle procure di Firenze e Napoli sull’utilizzo del trojan”, dice l’ex presidente dell’Anm.
Di sicuro la vicenda ha diverse verità. Il sistema era marcio? Nessuno lo mette in dubbio. Ma il “Sistema” funzionava per raccomandazioni e correnti che le stesse persone come Palamara hanno creato. Una persona che ha infangato il nome della magistratura non ha più diritto di essere reintegrato, a parer di molti.
Nessuno nasconde che l’ex presidente dell’Anm, probabilmente, sia solo la punta dell’Iceberg e il cosiddetto capro espiatorio dell’intera vicenda, ma, di sicuro, la magistratura è diventata una cosa inguardabile proprio perché è intrisa di soggetti che si sentono al di sopra delle leggi e dei normali cittadini e che pensano di poter abusare dell’intero “Sistema”, come lo chiama il pm romano.
La speranza è che uno dei tre poteri dello Stato, quello giudiziario, riesca a riacquisire la credibilità perduta col tempo, ma, visti alcuni soggetti, resta solo una pia illusione.