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La prima riforma della magistratura è quella di restituire credibilità all’ordine giudiziario

by Rosario Sorace

Fino a pochi anni fa non era cosi, mentre oggi emerge da un sondaggio un crollo verticale della fiducia dei cittadini nei confronti della magistratura. Una credibilità calata, negli ultimi 11 anni, dal 66% al 39%.

La maggioranza delle persone ritiene letali e dannosi i tempi lunghi della giustizia, la presenza di magistrati legati a carrozzoni politici e il disgusto verso la scoperta e crescita dei fenomeni corruttivi tra le toghe nonché anche l’emergere di sentenze discutibili sul piano giudiziario.

Sono queste le cause principali della scarsa credibilità della magistratura agli occhi dei cittadini e tuttavia quel che preoccupa maggiormente è il diffuso disinteresse odierno per la riforma della magistratura in quanto rispecchia quello più generale per la giustizia.

Nel contempo ritorna in essere la pressione di ambienti politici per promuovere quesiti referendari sulla giustizia partendo dalla rivisitazione della responsabilità civile del magistrato e sulla separazione delle carriere. Sembra un continuo ripetersi dell’eguale!

Tra l’altro in questi anni vi sono state parecchie sollecitazioni giunte dall’Europa per una grande riforma della giustizia e l’impressione che si ricava è quello di un Governo che dovrà districare una matassa complessa con posizioni nella maggioranza che lo sostiene che sono nettamente differenti.

Le riforme sono urgenti e sono rese necessarie per ottenere i fondi dell’Europa e adesso si tratta di capire che tipo di riforme potranno nascere, in particolare in che modo si potrà arginare il peso all’interno del Csm delle correnti all’interno dell’Associazione Nazionale Magistrati.

Non si comprende bene quale potrebbe essere l’ordine delle priorità che la politica intende seguire sulla riforma del processo penale, su quello civile e sulla modifica di elezione del Csm, anche se appunto sembra prendere corpo la necessità che si parta proprio dell’organizzazione giudiziaria, dal tentativo di rinvigorire l’autonomia, salvaguardando l’indipendenza dell’ordine giudiziario da condizionamenti dei poteri.

Giustappunto all’ordine giudiziario in sinergia con il Ministero della Giustizia è affidato il funzionamento e la regolamentazione degli uffici giudiziari e anche il compito di assicurare la corretta e uniforme applicazione al diritto in tutti i casi nei quali risulti essere controverso.

Questa funzione nei tumultuosi cambiamenti storici che viviamo viene accompagnata da una frequente e confusa produzione di leggi e norme che impone di interpretare la legge nel rispetto di valori posti a base dell’Ordinamento giuridico e valutando il continuo evolversi della società.

Naturalmente nella magistratura da sempre sono affiorati aspetti degenerativi del corporativismo che si sostanziavano con elevati gradi di associazionismo. Tuttavia il tema da oltre un secolo è stato quello di perseguire gli obiettivi di imparzialità, indipendenza e autonomia dal potere politico.

Nell’età liberale già la questione era assai avvertita e nel 1909 la prima associazione fra i magistrati è stata l’AGMI (Associazione Generale fra i Magistrati d’Italia) che si pose immediatamente questo tema del rapporto tra giustizia e politica.

Questa concezione non deve essere intesa banalmente come apoliticità assoluta ma come disinteresse personale nell’ambito giudiziario. Ora si spera che si realizzi intanto un miglioramento del sistema elettorale e disciplinare del CSM.

Poi subentra anche il legittimo tema della regolamentazione dei magistrati che scendono in politica e su cui si è occupata anche la Corte Costituzionale con la sentenza n.100/1981, per stabilire che i togati, al pari di ogni altro cittadino, devono godere dei medesimi diritti di libertà anche se, svolgendo funzioni non prive di effetto per l’ordinamento costituzionale, possono subire delle limitazioni all’esercizio dei loro diritti.

All’interno della questione dell’indipendenza e imparzialità della magistratura si rende necessario per recuperare la fiducia dei cittadini un’elevata garanzia della autonomia culturale e dell’indipendenza istituzionale, che devono porre fine agli accordi correntizi, e di cui le cronache infiammate di questi tempi recenti si sono occupate.

Bensì bisogna arricchire un confronto di idee e di valori nel quale possano emergere anche forti contrapposizioni tramite un serrato e ampio dibattito che deve svilupparsi all’interno dell’organismo associativo, in modo che si dispieghi la pluralità di espressioni della rappresentanza delle “correnti” e che si esalti il recupero della originaria missione di valorizzare le differenze culturali.

Dobbiamo quindi nuovamente pensare e concepire la magistratura come ad “un ordine” e non sicuramente ad un potere dello Stato, che proprio nella fase odierna possa ricominciare a svolgere funzioni protettive e repressive, promuovendo i diritti sociali alla luce di una nuova cultura giuridica nelle mutate condizioni della società e riconoscere legittime la formulazione di critiche alla politica giudiziaria proponendo il proprio punto di vista diversi e i suggerimenti utili a migliorarla.

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