Home In evidenza La politica “garantista” condanna Ranucci: Vietato fare domande!

La politica “garantista” condanna Ranucci: Vietato fare domande!

by Romano Franco

La via dell’autodistruzione è una costante per i giornalisti che non si sottomettono al padrone. E’ quel che è successo a Sigfrido Ranucci, finito bersaglio di gran parte del mondo politico.

La verità è che di Giornalisti degni di questo nome ce ne sono ben pochi in giro e Ranucci è uno di quelli. Dare inizio ad inchieste contro personaggi potenti, usando domande scomode, può essere autolesionista quando si pratica questo mestiere, ma, se il vero obiettivo del giornalista rimane scovare la verità, e non lo scoop, allora, il percorso perseguito da Report non è sicuramente quello sbagliato.

E nei confronti di questi giornalisti temerari va tutta la solidarietà; per il servizio pubblico reso e per le domande poste, ai quali, i potenti di turno il più delle volte non hanno saputo trovare risposta se non con un imbarazzante no comment.

Ma è proprio quando si pestano i piedi più grandi che la macchina del fango viene accesa.

Ieri, il giornalista di Report, convocato in vigilanza Rai, è stato nuovamente accusato da un deputato di Forza Italia Andrea Ruggieri che ha raccontato di alcuni suoi messaggi ritenuti minatori.

Ma Ranucci, in un’intervista a Lanotizia, racconta. “Quello che noto è che mi trovo di fronte all’ennesimo attacco che arriva dopo il secondo dossier falso rilanciato dalla politica”, evidenzia Ranucci.

“I messaggi – prosegue ancora il direttore di Report – è vero che ci sono stati e risalgono al 25 novembre ma lui non ha riportato una frase importante: gli ho detto che i dossier falsi, a differenza loro, noi non li usiamo, li cestiniamo. È esattamente l’opposto della minaccia che il deputato Ruggieri ritiene di aver subito. In realtà ho stigmatizzato il fatto che Ruggieri e Faraone avessero reso pubblici dei dossier anonimi e infamanti. Ti dico che è anche vero che gli ho scritto che sono delle merde, ma solo dopo che mia figlia mi aveva chiesto con le lacrime agli occhi cosa fosse successo leggendo i giornali che mi accusavano falsamente di molestie. Hanno tenuto quel dossier nel cassetto per sette mesi, presentandolo il giorno del #metoo perché avesse grande risonanza. È il primo caso al mondo di un #metoo senza il me, perché non c’è nessuna donna che accusa”.

“Il 5 agosto ho già sporto una prima denuncia e c’è un’inchiesta aperta che dovrà verificare chi ha fatto quel dossier e se sia falso o meno. Farò un supplemento di denuncia, molto dettagliato, per chiedere di scoprire chi ha cercato di diffondere quel documento e chi ha spinto delle persone a raccogliere informazioni false su di me, per giunta stimolando e istigando alla calunnia. Chiederò anche di verificare la natura dei contatti tra le persone coinvolte e di che tipo”, sottolinea il giornalista.

“E’ giusto che l’azienda faccia tutte le sue verifiche – aggiunge – non ho nulla da temere e non temo di nascondere lo sdegno che ho provato nel leggere accuse di quel tipo. Non nego nulla, nego il tipo di interpretazione che è stata data. Non sono minacce ma è lo sdegno di un uomo nei confronti di un altro uomo che ha dato in pasto al pubblico, un documento anonimo che infamava professionisti e professioniste, con il solo fine oggi manifesto di attaccare personalmente il sottoscritto”.

“Sono felice che Renzi abbia dato la solidarietà a Ruggieri perché si tratta di un gesto nobile e bellissimo. Mi sarei aspettato che qualcuno avesse fatto altrettanto con me e con i miei colleghi, specie dopo quanto subito, ma soltanto in pochissimi lo hanno fatto”.

Infatti, Renzi, con il suo solito metodo infimo, non perde occasione di mettersi in ridicolo e, dopo essere stato colto in castagna dalla trasmissione di Ranucci diverse volte, specie dopo il servizio in cui veniva documentato l’incontro con lo 007 Marco Mancini rimasto in sordina, colpisce il nemico quando la ferita è già lacera ed esprime “solidarietà personale e istituzionale all’onorevole Ruggieri per le invereconde affermazioni di un conduttore del servizio pubblico. Mi auguro che la Rai prenda una posizione forte e immediata”. Dice il garantista di se stesso.

Renzi non è l’unico a buttare fango su Ranucci e sulla sua trasmissione. Anche i suoi fedelissimi partono all’attacco. Uno dei primi è stato Luciano Nobili, deputato di Iv, che aveva già perso la sua battaglia contro Report, per la famosa interrogazione parlamentare fondata su un dossier poi risultato falso in cui si accusava la trasmissione condotta da Ranucci di avere delle condotte disdicevoli.

“Grazie al coraggio del collega Andrea Ruggeri, al quale va tutta la mia solidarietà emerge con chiarezza l’indegno metodo Ranucci, che ho anche io denunciato in passato”.

Sebbene ci risulti difficile trovare “il coraggio” in questa denuncia, il deputato non arretra, nonostante la figuraccia collezionata in passato, e ribadisce che Report è “una trasmissione televisiva usata come clava contro la vittima designata di turno, insulti, minacce – persino ai familiari come ha riportato Ruggieri – e dossier su tutti i politici. Cioè, lo stesso Ranucci che tentando di intimidirci mediaticamente sosteneva, mentendo, che la mia interrogazione parlamentare fosse un ‘dossier contro di lui’ in realtà ha archiviato, per sua stessa ammissione, 78mila dossier contro politici, magari in una redazione Rai”.

“Un metodo vergognoso e intimidatorio incompatibile col servizio pubblico, una macchina del fango a spese dei cittadini: la Rai non può tacere e deve assumere provvedimenti”, conclude il deputato di Italia Viva.

Ma non è solo Italia Viva a fare terra bruciata attorno a Ranucci. Ad unirsi alla festa, con fare da giustizialista, è il commissario di Vigilanza Rai e deputato di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone, che ha preteso subito delle risposte.

E con tono da imperator, si ordina: “Ranucci venga subito convocato in audizione in Vigilanza Rai, come abbiamo chiesto col capogruppo Santanchè, dopo le sconvolgenti e inquietanti vicende raccontate dal collega Ruggeri, a cui va la nostra solidarietà”.

“Il metodo Ranucci – il quale ricordiamo è vicedirettore del Telegiornale di Rai3 con delega al suo stesso programma – che è contrario a qualsiasi forma di deontologia giornalistica, più volte lo abbiamo detto e più volte lo abbiamo posto con atti di sindacato ispettivo a cui non è mai stata data risposta, come sulla strage di Bologna e sul caso Mori, dato che a dare risposta sarebbe la stessa vicedirezione di cui Ranucci stesso è capo, con delega alla sua stessa trasmissione. Il dossieraggio è un reato”, conclude sentenziando Mollicone.

Insomma, la solfa populista si smonta da sé. La campagna diffamatoria mandata avanti contro Report serve a far decadere tutte le inchieste nate, proprio grazie alle domande poste dalla trasmissione di Ranucci.

E’ paradossale. I corrotti o affaristi invadono le istituzioni e si sentenzia chi, come Ranucci, cerca di fare domande chiedendo più trasparenza al sistema.

E’ vergognoso l’atteggiamento della politica che pretende il garantismo, oggi utilizzato il più delle volte per coprire i reati, e poi condanna un giornalista che si pone domande e fa servizio pubblico ancor prima di entrare in aula. Siete degli ipocriti! 

Potrebbe interessarti

Lascia un commento