La campagna elettorale è terminata da due mesi e già i primi nodi vengono al pettine con la manovra.
L’incompetenza di questo governo ha già mostrato la sua inefficacia in questioni minori come la legge liberticida e assurda sui raduni, detta decreto rave party, che in pratica vieta l’incontro di più di cinquanta persone, in posti pubblici o privati, che hanno l’intento di protestare, scioperare e persino divertirsi.
Ma lo show più grande di Giorgia Meloni, fino ad ora, è la finta guerra di toni contro i francesi, che si sta rivelando un vero e proprio autogol per quanto riguarda la redistribuzione europea dei migranti e l’elasticità economica dell’Unione europea sulla crisi energetica.
Ma, distrazioni a parte, la prova del nove del nuovo governo avviene proprio con la manovra.
La rivoluzione meloniana si è rivelata una vera e propria bufala, come volevasi dimostrare, poiché la differenza tra il suo governo e quello di Mario Draghi non è poi così evidente, eccezion fatta per l’incompetenza del nuovo esecutivo.
“Aboliremo il Reddito di cittadinanza”, aveva detto Meloni in campagna elettorale. Ma così fortunatamente non è stato.
Rischiare di mobilitare tanta gente furibonda in un periodo così teso e delicato potrebbe scatenare un malcontento troppo difficile da gestire.
Infatti riuscire a controllare un “esercito” di 3 milioni di cittadini, percettori del RDC, sotto Palazzo, dopo aver introdotto una legge liberticida che punisce i raduni di più di cinquanta persone, sarebbe un’impresa impossibile per il nuovo governo e avrebbe il forte rischio di innescare una possibile polveriera sociale.
Così, da abolirlo, il governo lo ha garantito per altri otto mesi, per gli abili al lavoro nel 2023, e una presunta cancellazione nel 2024 che, secondo Meloni, verrà sostituito dalle politiche attive sul lavoro che fino ad ora nessuno ha visto o conosciuto.
La crisi energetica minaccia di precipitare il 30% delle aziende italiane e, senza soluzioni alla mano, il governo cerca di vendere il proprio operato con misure abbastanza propagandistiche e, sicuramente, poco efficaci.
“Il Reddito di cittadinanza verrà sostituito da un’altra misura”, ripetono, ma della nuova misura non vi è traccia o proposta.
Altro tema caldo è il pensionamento. La “quota 100”, che veniva venduta in campagna elettorale, diventa quota 103; solo nel 2023 e poi si vedrà.
Ancora una volta la corta visione di questo governo viene evidenziata da questo atteggiamento insicuro che cerca di mantenere la barca a galla finché va.
La Flat Tax per le partite iva, che non è mai stata Flat per fortuna, è stata ridimensionata con la realtà e, al posto di farla fino a 100.000 euro come era stato promesso in campagna elettorale, è stata allargata fino a 85.000 euro che non è molto distante dai 65.000 euro che erano in vigore precedentemente.
Poi sulle pensioni l’ennesima fregatura. Si conferma il taglio delle rivalutazioni per le pensioni più alte, ossia a partire dai 2.100 euro lordi al mese ossia 1.670 euro netti. L’adeguamento all’inflazione fissato al 7,3%, sarà ridotto in misura via via più significativa.
Ma Salvini ogni giorno aggiunge altra carne al fuoco, come il fatto di voler togliere le accise sul carburante o il fantomatico ponte sullo Stretto di Messina che dal 2013 è costato allo Stato 355 milioni di euro che non si sa ancora bene come siano stati spesi.
Ma per gli elettori di Salvini e Meloni la memoria è davvero una brutta bestia, sono in molti a ricordarsi di quando i due leader di destra sbraitavano contro il governo Draghi per chiedere l’azzeramento dell’Iva su pane e latte, l’avevano definita “una proposta di buon senso”, ma oggi che sono loro a governare non sono riusciti a fare ciò che ieri chiedevano con tanta insistenza.
Ma di promesse alla Cetto la Qualunque il centrodestra ne ha fatte a bizzeffe. Come la proposta di Salvini di assumere subito 10mila tra poliziotti e carabinieri, ovviamente non mantenuta; la promessa di Berlusconi di far arrivare la pensione minima a mille euro che non è stata nemmeno considerata.
Insomma, vittimismo a parte, la ‘manovretta’ con cui si presenta il centrodestra è più piatta della Flat Tax che avevano promesso.
Il Paese, come la donna che lo guida, è rimasto immobile e, ormai, muto e attonito si è messo l’anima in pace poiché sa già che i prossimi cinque anni li passerà oscillando come un pendolo tra incoerenza e incompetenza andando sempre più verso l’oblio. W l’Italia.