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La dignità della rappresentanza

by Rosario Sorace

Si discute da anni e da più parti del decadimento verticale della classe dirigente e politica a tutti i livelli.

Nel corso del tempo, con una traiettoria quasi parallela, è stato svuotato il livello decisionale delle istituzioni democratiche e contemporaneamente è scaduto, divenendo sempre più mediocre, il grado di preparazione di chi occupa ruoli pubblici.

Questo stato di cose definisce i contorni di una crisi del sistema che difficilmente potrà essere risolta con la buona volontà poiché il depauperamento dei corpi intermedi si è protratto a lungo e ci offre oggi lo spettacolo di un’esposizione mediatica insensata degli uomini del Palazzo che tentano di condizionare i cittadini facendo finta di dialogare con il popolo.

Una sorta di processo irreversibile che se da un lato, con la rivoluzione digitale e tecnologica, offre possibilità di sviluppo delle libertà, sul piano politico e sociale può significare anche impoverimento culturale.

Osservando quel che si muove nell’Italia di oggi si avverte un accentuarsi dell’analfabetismo politico, dell’ignoranza storica di chi si cimenta in ruoli di alto livello. Quel che viene definita appunto incompetenza è una drammatica dimensione reale che si avverte in ogni settore anche per la mancanza della meritocrazia.

Basta
seguire un programma televisivo per comprendere l’assoluta impreparazione di
uomini e donne o i dibattiti parlamentari in cui raramente abbiamo politici che
si esprimono a braccio con contenuti accettabili.

Naturalmente
la mancanza di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica produce questi
risultati offrendo una classe politica piena di soggetti mediocri e
sconclusionati che in una frase potremmo definire senza arte né parte.

Il
dato però presenta una contraddizione evidente che diventa incoraggiante quando
la stragrande maggioranza di cittadini trasversali a tutte le formazioni
politiche tende a prediligere nei vertici delle istituzioni più importanti
personalità che sappiano esprimere il meglio delle proprie competenze.

In
poche parole, una maggioranza silenziosa di cittadini si fida sino ad un certo
punto di chi fa pura propaganda anche se spesso li vota o sostiene.

Cosicché,
per fare un esempio, nel politico che generalmente si apprezza mal si sopporta
il sarcasmo volgare e l’invettiva becera mentre si apprezza la raffinata ironia
e la determinazione convincente.

In
quest’epoca invece una generazione di quarantenni ha preso in mano le leve del
potere in tutti i partiti. Una mutazione antropologica che avviene senza il
tradizionale filtro di selezione del ceto politico.

Quel che appare certo e inderogabile è la necessità di assicurare al nostro paese una rappresentanza dignitosa, ovvero dei politici autorevoli, capaci e soprattutto non condizionati dai tecnocrati e dalle lobbies.

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