Mentre con Rino Formica abbiamo cercato di mettere a fuoco la vulnerabilità, ed anche, la forza possibile della Globalizzazione alla luce della grave pandemia che sta investendo ormai tutto il Mondo, ho pensato di rivolgere qualche domanda a Nicola Scalzini che fu consigliere economico di mio padre Bettino a Palazzo Chigi, e successivamente Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel Governo Dini.
E’ una vecchia consuetudine che ho mantenuto in questi anni di tenere da conto il suo punto di vista e quando abbiamo avuto l’onere di essere una piccola forza di Governo, ci siamo sempre avvalsi dei suoi preziosi pareri e consigli.
CRAXI: Possiamo affermare che l’azione della BCE ha spostato l’equilibrio economico da una gestione esclusivamente privatistica verso una tendenza che privilegi l’intervento pubblico nell’economia?
SCALZINI: Considero molto importante ciò che è avvenuto l’altra sera, due decisioni fondamentali sia lo scioglimento dei vincoli di bilancio che la possibilità di finanziamenti diretti alle imprese, ovvero, ciò che era stato escluso per troppo tempo. Io ho apprezzato il discorso della Van der Leyen, quando ha sostenuto che “L’Italia può spendere tutto quello che è necessario”
CRAXI: Da un certo punto di vista siamo stati tutti sorpresi nell’ascoltare una dirigente tedesca assumere una linea di politica economica distante dalle tendenze del nordeuropa.
SCALZINI: E’ presumibile che la Van der Leyen dica quel che la Merkel ormai pensa ma non può dire, pena il rimprovero ed il rischio di essere rovesciata dalla BùndesBank, che oggi, è costretta a subire lo stato delle cose. Al Nord non si fidano dell’Italia, temono un contagio (economico) che metta in discussione la moneta. In realtà tutti ci stiamo avvantaggiando della sua esistenza, e se non facciamo i compiti che ci vengono assegnati e conduciamo una linea di politica economica accorta e coerente potremmo affrontare la crisi ed il dopo-crisi con maggiore fiducia.
CRAXI: Riferendoci alle crisi di Sistema nella storia, ovviamente, il nostro pensiero è corso al 1929, e le sue conseguenze, credo inopportuno fare riferimento agli anni successivi che furono il retaggio ottocentesco e la coda delle politiche di espansionismo imperialista che ancora imperversavano nel Mondo; Ma la dottrina Keynesiana, il New Deal Roosveltiano ha a che vedere con la crisi che dobbiamo affrontare, sono ancora valide?
SCALZINI: Direi di sì, fatte le debite proporzioni. Incoraggiare i fattori produttivi per riattivare l’occupazione, rimane il grande compito dello Stato, la ripresa dei lavori pubblici, ma anche l’investimento su ricerca e innovazione nei campi che abbiamo visto si sono rivelati essenziali come la protezione ambientale, l’investimento sulla ricerca e la formazione della struttura sanitaria.
CRAXI: Sforare il vincolo di Bilancio comporterà una crescita di conseguenza?
SCALZINI: Alla fine dell’anno è impossibile che accada, prepariamoci ad un segno meno del PIL e all’aumento del debito; successivamente ci può essere un rimbalzo anche consistente, per paesi come il nostro, persino migliore; però resta sullo sfondo il problema di riforme strutturali che l’Italia non ha affrontato, e non possiamo chiedere miracoli a chi non li può fare. E’ un tema sul quale ci confrontavamo spesso con tuo padre Bettino. Egli aveva a cuore, innanzitutto, le ragioni del mondo del lavoro in generale, e fu sempre prudente a toccare schemi consolidati. Oggi è saltato il modello di produzione a cui eravamo abituati, e di conseguenza dobbiamo garantire maggiore sicurezza sociale, ma anche, maggiore opportunità d’impiego.
CRAXI: Mi stai dicendo che ravvedi una certa rigidità nel mondo sindacale? A proposito come giudichi la loro minaccia di sciopero generale in un momento come questo?
SCALZINI: Fermo restando che siamo di fronte ad una tragedia umana, di cui ancora non conosciamo le proporzioni, che lascerà un segno nel tessuto sociale della nazione; è evidente che, se si rispettano le norme di salvaguardia della distanza sui luoghi di lavoro, la protezione dal contagio possa essere garantita sul posto di lavoro. Una serrata totale ritarderà la ripresa e potrebbe, anche a catena, spingere i settori classificati come “indispensabili” ad assumere analoghe condotte, magari con scioperi a singhiozzo nelle aziende, che sono figlie della crisi di panico che una situazione non ancora sotto controllo sta generando.