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La boina azul di Pietro Nenni

by Sabino De Nigris

Quasi sempre Pietro Nenni, leader del socialismo italiano, apparve alle folle, nelle piazze italiane, con un insolito copricapo: il basco. Il politico romagnolo, tra i padri fondatori della Repubblica, fu tra i pochi che adottò nel giornalismo, negli incarichi politici e/o istituzionali, molte espressioni assimilate nell’esilio parigino. Di queste, “Politique d’abord” è rimasta la più celebre, ampiamente utilizzata nel lessico politico italiano.

Così come la boina azul, il basco, testimoniava una delle pagine più drammatiche del Novecento europeo: la guerra civile spagnola. L’esule Nenni, il giornalista, l’inviato dallo IOS, (Internazionale operaia socialista), per tre anni, dal 1936 al ‘39, partecipò  al violento conflitto, ricoprendo incarichi  politici e militari e riportando impressioni, annotazioni sull’ organo del Partito il “Nuovo Avanti”.

Le corrispondenze di Nenni dalla Spagna sono lucide e premonitrici, forse le più avvincenti di tutta la sua attività di giornalista. Nessuna manifestazione che precede la sedizione dei generali è stata sottovalutata. Il primo incontro dell’ex direttore di Quarto Stato con la terra castigliana è del 4 agosto del 1936, unitamente a Louis de Broucker, presidente dell’IOS e del Senato belga, pochi giorni dopo el levantamiento del generale Franco. Le ultime tristissime giornate passate sulla penisola iberica sono del febbraio del ’39, nel clima della disfatta e dell’esodo dei combattenti repubblicani verso le frontiere della Francia. Complessivamente, il segretario del Psi e direttore del Nuovo Avanti! sarà in Spagna per 278 giorni. Nelle trincee della capitale, (corazòn del mundo), sulla Sierra del Guadarrama, a calle Velasquez, sede delle Brigate Internazionali, nei sontuosi palazzi madrileni e valenciani, dimore provvisorie dei ministeri del governo repubblicano, l’unificatore delle sparse presenze socialiste italiane metterà a disposizione l’amara esperienza della sconfitta del movimento democratico italiano nel decennio precedente. Nel contempo offrendo l’aiuto e la testimonianza insieme ad altri antifascisti italiani: Rosselli, Di Vittorio, Garosci, Camillo Berneri, Togliatti, Vidali, Longo, Pacciardi, Fernando De Rosa. I reprobi di Mussolini non erano un “insignificante manipolo di disperati”. Sin dai primi articoli, Nenni non si fa illusioni che le truppe legionarie, carliste possano essere sconfitte da un governo privo di armamenti, di un esercito regolare e di un apparato burocratico, passato quasi totalmente sotto l’autorità del “governo di Burgos”.

Annoterà con amarezza: ”Ho passato qualche giorno sul fronte della Sierra. Vi è ancora molto da fare sul piano della organizzazione. La fusione degli elementi dell’esercito con le diverse milizie si compie lentamente”. La guerra civile spagnola, per le ricerche, per le indagini, per la memorialistica autobiografica ha generato un numero senza eguali di libri. La partecipazione politica e militare di Nenni al conflitto, i legami che ebbe con il Presidente del Consiglio Francisco Largo Caballero, rendono la produzione giornalistica e fotografica di Nenni ancora imprescindibile per gli storici della materia.
Il Fronte popolare aveva vinto le elezioni politiche il 16 febbraio del 1936, ma aveva preoccupanti deficienze: rappresentava una coalizione eterogenea di sette raggruppamenti di partiti. La collaborazione tra socialisti e radicali/repubblicani entrò in crisi.  L’espansione del piccolo Partito comunista spagnolo, aiutato dall’Urss di Stalin e dai consiglieri militari e politici sovietici si radicò nei centri decisionali della Repubblica, con esiti che concorsero alla sconfitta del governo repubblicano unitamente alla politica del “non intervento” dei governi di Parigi e Londra. Il richiamo di Nenni è costante all’ipotesi che lega la lotta fratricida iberica a un probabile inizio di secondo conflitto mondiale.

Scriverà nei mesi che precedono la vittoria del generalissimo “macellaio delle Asturie”: “Il problema per noi è di sapere se le democrazie si decideranno alfine ad avere una visione complessiva degli avvenimenti. Oggi esse sembrano non comprendere che quella di Spagna non è soltanto una guerra civile che schiera l’una contro l’altra due forze politiche, ma un episodio, il secondo episodio della nuova guerra mondiale. Oggi è ancora possibile vincere il fascismo internazionale in Ispagna con un minimo di sacrifici e perdite”.

Il basco, il leader dei socialisti in esilio lo esibisce come segno identitario di un’autobiografia antifascista. Per questo simbolo, non esitò a riprendere duramente i dirigenti socialisti baresi nel primo incontro che ebbe nel dopoguerra.

Nenni visitò la Puglia, nei primi giorni del novembre 1945, come attestano le pagine dei suoi diari. Ricopriva all’epoca la carica di segretario nazionale ed era vice presidente di un governo espressione  del Comitato nazionale di Liberazione.

Nenni fu ben accolto dal popolo e dai socialisti baresi, i quali organizzarono una manifestazione con il comizio nel Teatro Piccinni. Platea, palchi e loggione erano saturi di partecipanti. Dopo i saluti delle rappresentanze socialiste e sindacali, Nenni si avviò al microfono, consegnando il basco a uno sconosciuto presente sul palco. L’anonimo compagno si sentì gratificato di un compito che certamente non aveva immaginato. Terminato il comizio, pur con le strette di mano, applausi, sorrisi, il segretario del Partito chiese il basco ma nessuno dei presenti sapeva in quali mani era andato a finire. Passavano i minuti e Nenni incominciò a spazientirsi, imprecando contro l’impotenza dei dirigenti della Federazione. La tensione si placò quando fu individuato il custode del copricapo, seduto in un angolo del Teatro, sorridente, il quale aspettava che Nenni lo chiamasse.

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