Di Ginevra Lestingi
La grande onda fucsia attraversa tutta Italia e si ingrandisce sempre più. “Se ci fermiamo noi, il mondo si ferma”, dicono le donne in piazza che si sono date appuntamento, oggi, in occasione della Giornata Internazionale della Donna.
Il movimento “Non Una di Meno” che per l’occasione sciopera scende nelle piazze di 37 città italiane contro la violenza maschile sulle donne e ogni forma di violenza di genere. Ma non solo. E’ anche uno sciopero contro la guerra in Ucraina, il disastro ecologico, l’inflazione, ogni forma di discriminazione e di razzismo.
A Roma è prevista “una performance collettiva di denuncia” per ricordare le vittime del naufragio di Cutro e un flash mob che ha come tema “la sottrazione dallo sfruttamento del lavoro produttivo e riproduttivo”.
A Milano i cortei sono due: uno parte alle 9:30 da largo Cairoli con gli studenti e uno alle 19 da piazza Duca D’Aosta, dedicato a tutta la città.
A Torino le attiviste del movimento scendono in piazza affinché l’8 marzo “non sia il giorno delle mimose e dei proclami istituzionali, ma sia una giornata di lotta e di riposo dal carico del lavoro produttivo, domestico e riproduttivo”.
A Trieste, la manifestazione sfila lungo le vie del centro ed è rivolta anche “contro la tortura del 41bis” e “la repressione e la ‘sicurezza’ gestita dalle forze dell’ordine, violenta e oppressiva”. Anche se un po’ fuori luogo dopo i fatti avvenuti a Torino a danno degli anarchici.
L’Italia si tinge di fucsia in tante altre città da Alessandria, Asti, Cuneo, Genova, Venezia, Trento a L’Aquila, Firenze, Pisa, Modena fino a Bari, Cagliari, Catania e Palermo.
Anche quest’anno ci sono stati diversi femminicidi (sono già 20 le donne uccise da inizio 2023), dalla violenza fisica, psicologica e economica e nel mondo va addirittura peggio. Secondo le Nazioni Unite, una donna viene uccisa ogni 11 minuti da un membro della sua stessa famiglia.
Sempre i numeri delle Nazioni Unite dicono che circa 383 milioni di donne e ragazze vivono in condizioni di estrema povertà, anche a causa delle persistenti disuguaglianze. Al ritmo attuale – infine – i dati Onu stimano che ci vorranno altri 300 anni per raggiungere l’uguaglianza di genere.