Le immagini di questi giorni, che vedono il confronto tra Roma e Trieste, evidenziano un comportamento assai indecoroso e spiacevole, in un Paese dove si dovrebbe mirare alla giustizia e all’uguaglianza di tutti.
Ammesso e non concesso che si possa essere favorevoli o contrari al green pass, l’atteggiamento ordinato alle forze dell’ordine nei confronti dei manifestanti pacifici di Trieste gettano un velo pietoso assai triste sulla storia della nostra Democrazia.
Quindi, la ministra Lamorgese, al posto di fare il dovuto mea culpa per tutti gli insuccessi raggiunti durante la sua guida, si ritrova a fare la sua scalata verso una redenzione fatta di scuse e imprevisti.
“Nell’immediatezza dei fatti ho chiesto al capo della polizia una dettagliata ricostruzione delle evidenti criticità che, occorre riconoscerlo, hanno contrassegnato la gestione dell’ordine pubblico di quelle ore. E’ palese che non si sia riusciti a contenere tutti i propositi criminali da cui era mossa la parte violenta dei manifestanti, specie quella istigata da elementi più politicizzati”, dice Luciana Lamorgese, sottolineando che “il deficit di sicurezza è stato determinato dalla situazione che ha superato ogni ragionevole previsione” e che non deve “più ripetersi”.
E così lo scarica barile nei confronti delle povere forze dell’ordine, mandate in prima linea allo sbaraglio e senza una strategia, è compiuta. Un lavaggio di spugna e si scarica la colpa giustamente contro chi non ha il diritto di replica.
Un generale che si rispetti non scaricherebbe mai la colpa degli insuccessi della propria squadra sui propri sottoposti, ma la ministra Lamorgese pare non provi vergogna in questo e, come se nulla fosse, scarica la responsabilità nei confronti di chi in quelle piazze ha subito botte e soprusi da parte dei facinorosi di quel giorno che erano stati sottovalutati proprio dallo stesso Viminale.
“In quella manifestazione – prosegue la ministra – le nostre forze di polizia hanno subito ben 41 feriti e questo anche per fronteggiare i facinorosi che intendevano assaltare anche le sedi istituzionali”. La Lamorgese ha quindi respinto anche l’ipotesi che vi fossero tra i manifestanti “agenti infiltrati. Escludo questo supposto inquietante retroscena”, ha detto spiegando che in piazza vi erano, invece, come da prassi agenti in borghese della Digos.
Inoltre, c’è anche uno strano e grottesco siparietto che si apre con l’ipotesi degli agenti infiltrati. Infatti, nelle immagini si vede un agente in borghese che, in presenza di diversi esagitati che intendevano ribaltare un furgone della polizia, da quanto dice la ministra, stava verificando la “forza ondulatoria” scaricata sul mezzo e, nel caso, sarebbe dovuto intervenire per evitare il ribaltamento.
Ora, sebbene l’Italia abbia vinto il Nobel della Fisica, neanche Giorgio Parisi avrebbe potuto calcolare la “forza ondulatoria” senza strumenti e senza neanche carta e penna. Poi, quando si parla del fatto che l’agente in borghese avrebbe dovuto evitare anche il possibile ribaltamento del mezzo, è ovvio che oltre ad essere dotato di un quoziente intellettivo superiore alla media, quel super agente, doveva essere dotato anche di una super-forza.
Insomma, nonostante Bruce Banner, alias Hulk, sia solo frutto dell’immaginazione di un fumetto la ministra Lamorgese, con la sua supercazzola “pirotecnica”, l’ha trasformato nell’agente di polizia appostato vicino alla camionetta durante la manifestazione di sabato 9 ottobre a Roma.
Senza offesa ministra. Ma ci ha preso per dei cretini?
Poi, la Lamorgese ricorda “il momento più drammatico” e “che ha turbato l’opinione pubblica per la violenza dell’azione distruttiva e lo sfregio alla democrazia. Un momento durato otto angoscianti minuti, che ha avuto il suo apice tra le 17:32, quando i manifestanti irrompono nella sede sindacale, e le 17:35, quando le forze di polizia riprendono il controllo della situazione e liberano i locali”.
Ma le lacrime da coccodrillo non ci commuovono e parlare di tragedia quando era possibile evitarla non scagiona di sicuro il capo del Viminale. Se lo Stato mostra paura a muoversi contro qualche delinquente, come può essere preservata e perseguita la Giustizia?
Ma, mentre i teppisti vengono trattati con i guanti di velluto, con i pacifisti di Trieste viene usato il pugno di ferro. “Nonostante il richiamo del prefetto di Trieste alla palese illegittimità dello sciopero – dice Lamorgese – è stato attivato un presidio al varco 4”, impedendo lo scarico e carico merci a 700 mezzi pesanti e “a fronte di tale situazione il prefetto ha indetto un comitato urgente di sicurezza in cui si è condiviso di effettuare lo sgombero. Nei momenti di maggiore tensione si è prefigurato il pericolo di degenerazione dell’ordine pubblico ed è stato necessario l’uso di idranti e lacrimogeni”.
Alcuni errori da parte del Viminale sono stati imperdonabili e le scuse trovate o gli imprevisti evidenziati non scagionano assolutamente la ministra Luciana Lamorgese dalle sue colpe e dalle sue responsabilità. Si pensa che, arrivati a questo punto, nonostante ci si ritrovi in Italia, Draghi non possa fare a meno di chiedere le dimissioni della sua ministra. Oramai è da tempo che non piace più a nessuno.