Il “fattaccio” è stato denunciato dalla europarlamentare della Lega Silvia Sardone. Durante la sessione plenaria a Strasburgo la leghista si presenta portando sul proprio banchetto il Tricolore. Un simbolo a cui noi italiani siamo molto legati. Ma qualcosa va storto perché all’esponente della Lega le viene intimato di togliere immediatamente la bandiera dal proprio scranno. Una decisione arrivata in maniera perentoria da tutto lo staff dell’Europarlamento che ribadisce come il punto 3 dell’articolo 10 pone il divieto a tutti i rappresentanti delle varie nazioni di esporre striscioni in Aula. Una comunicazione arrivata dallo stesso presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, che “all’inizio del 2020 ha chiesto ai servizi del Parlamento di far rispettare l’articolo 10 a tutti i deputati, senza distinzione di nazionalità o schieramento”.
E infatti se andiamo a leggere cosa effettivamente recita l’articolo 10 del Parlamento Europeo leggiamo al punto 3 testuali parole: “I deputati non turbano l’ordine in Aula e non adottano comportamenti inappropriati. È vietato esporre striscioni”.
Neanche la Sardone avesse esposto una bandiera 450x300cm (quella da esterno, per capirci) ma una semplice bandiera da scranno 16x24cm. “A chi può dare fastidio una bandiera?”, dichiara l’europarlamentare sui social. Anche perché se andiamo ad analizzare il comma 3 dell’articolo 10 si parla di striscione e non di windflag, le cosiddette bandierine.
La stessa eurodeputata, che nei giorni scorsi ha fatto sentire a gran voce il suo pensiero, commenta così quanto accaduto: “È incredibile quanto successo in questi giorni al Parlamento europeo durante la sessione plenaria a Strasburgo. Da sempre è consuetudine che singoli deputati e persino intere delegazioni portino la bandiera nazionale in Aula ponendola sul banco d’appartenenza: io sono tra quelle che l’ha sempre portata in Aula. Da questa sessione mi è stato intimato di non mettere la bandiera italiana sul mio scranno, così come è stato vietato ad altri colleghi deputati di altre nazioni”.
E poi rincara la dose rivolgendosi proprio al nuovo presidente del Parlamento europeo, nonché esponente del Partito democratico: “Mi chiedo che ruolo abbia avuto il presidente Sassoli: anche lui è complice di un tentativo maldestro di cancellare persino il Tricolore? Dopo il grande successo della Lega alle Europee, mi pare chiaro che l’Unione europea abbia sempre più paura del peso e della forza dei sovranisti”.
Non è invece dello stesso parere l’europarlamentare del Pd Alessandra Moretti che sui social difende invece la decisione presa dallo staff: “Tutte le bandiere nazionali sono esposte dietro il banco di presidenza. L’Aula del Parlamento è la casa della democrazia, non il circo. L’Italia si difende con il serio lavoro non strumentalizzando il Tricolore”.
E della stessa opinione è anche Roberto Cuillo, spokesperson del Parlamento europeo: “Vorrei rendere noto che nell’Aula sono presenti tutte le bandiere dei 28 paesi Ue (27 dal 1° febbraio) e che il Tricolore italiano è perfettamente visibile alle spalle del presidente dell’Europarlamento. È del tutto evidente quindi che polemiche o strumentalizzazioni su questo argomento sono del tutto fuori luogo”.
Insomma, una
piccola querelle accaduta nei primi giorni del mese del nuovo anno ma che non
sembra essere stata presa troppo in considerazione forse per non alimentare eventuali
polemiche che potrebbero portare a delle conseguenze più ampie e diffuse.
D’altronde, c’è un regolamento: piaccia o meno, si deve rispettare.