Il ricorso al Mes è divenuto un totem per alcuni e un tabù per altri, che divide la politica italiana e che provoca spaccature nella maggioranza e, in egual misura, nell’opposizione. Naturalmente sembrano scenari tipici del teatrino dei partiti che mettono in campo recite a cui spesso non credono nemmeno loro.
In genere sono copioni scritti per convincere i tifosi, le fazioni, i sostenitori che non sanno nulla di ben preciso sui contenuti delle misure economiche, ma che conoscono a menadito solo le vuote parole d’ordine. Ora dopo il periodo di quarantena politica ritorna Alessandro Di Battista, che intende capeggiare per il futuro l’ala “sovranista” anti-Mes ed esprime il suo disappunto sulle ricette economiche per fronteggiare l’emergenza Covid 19.
In questi giorni arriva anche un duro appello sempre promosso da Dibba (e sottoscritto da altri esponenti pentastellati) per chiedere al governo di bloccare alcune nomine che sono sottoposti alla decisione del governo. Tra essi spicca la riconferma di Claudio Descalzi come Ad dell’Eni, mentre.
Sono giorni difficili e divisivi per il Movimento 5 Stelle, che vive ormai da mesi tra guerre intestine, riposizionamenti e fughe in avanti in una fase nodale della storia del Paese.
Ma l’azione dell’ex deputato M5S viene criticata da molti suoi compagni , che prendono le distanze aspramente per il metodo. Non si fa mistero che Di Battista punta a dividere, come da da tempo Paragone, tra chi è puro e duro (grillino vecchia maniera) e chi è un trasformista affetto da realismo politico.
In parallelo Salvini sogna di frantumare in mille rivoli i pentastellati e abbattere Conte, così litiga anche con il suo vice Giorgetti, che, invece, lo invita ad una linea meno antieuropeista. L’attuale capo politico Vito Crimi non sembra in grado di gestire questa situazione poiché la sua guida appare grigia, impalpabile e debole.
Uno dei firmatari dell’appello è l’europarlamentare siciliano Ignazio Corrao che dichiara che al momento le adesioni sono circa cinquanta, con una trentina tra deputati e senatori e con un folto gruppo di consiglieri regionali. Ma la ‘Dibba’s list’ è una corrente in fieri che cresce ma che trova caustici commenti in tanti deputati che sostengono ormai una cosa ovvia, che è sotto gli occhi di tutti e, cioè, che Di Battista fa l’opposizione dall’esterno e lo ha sempre fatto da due anni a questa parte.
Anzi dicono che Dibba ogni tanto resuscita per tentare di ritornare ad avere un posto al sole e che punta appena possibile alle elezioni anticipate per ritornare in sella. Ci manca a questa grana al governo Conte già diviso sulla linea con l’Europa e oggi qualcuno provocatoriamente invita i parlamentari che hanno sottoscritto il documento a firmare una sfiducia al governo.
Sembra proprio che i cinque stelle siamo in preda al “tafazzismo” e, al di là delle martellate sulle palle, quando si faranno gli stati generali ci sarà una resa dei conti che si preannuncia lacerante tra movimentisti e realisti.