Non tutti chiariti i dubbi sul Covid-19
Di Ilary Langeli
A distanza di mesi ci sono ancora molti punti interrogativi sulla diffusione del Covid-19, ovvero la patologia da Coronavirus: viene così chiamato, perché se lo si osserva al microscopio elettronico (ME) ha l’aspetto simile ad una corona. Il contagio può portare a lievi sintomi come raffreddore, febbre, tosse secca, ma nell’eventualità peggiore si potrebbe verificare una polmonite interstiziale bilaterale, che va a colpire la parte basale dei polmoni.
Il primo focolaio Covid-19 si è verificato in Cina, esattamente a Wuhan, nello Hubei; la città accoglie undici milioni di abitanti ed è un importante nodo commerciale sia da un punto di vista fluviale che aereo. L’epidemia, resa pubblica al resto del mondo a fine dicembre 2019, è stata successivamente individuata in altre diciannove province del paese, ma con cifre di contagi e decessi decisamente bassi rispetto alla prima.
Cominciato il lockdown nella città focolaio, il governo di Pechino ha dato ordine di costruire in dieci giorni due ospedali destinati a pazienti Covid. Nelle ultime due settimane, secondo il portavoce della Commissione Sanitaria Nazionale della Cina, nella provincia dell’Hubei non sono stati registrati casi di infezione ed i contagi sono scesi sotto quota cinquanta.
Diversi sono i dubbi sul numero preciso delle vittime pari a 4.643 dichiarate dal governo cinese, una cifra nettamente inferiore rispetto a quella italiana (27.359): la Cina un paese che per la sua grandezza è trenta volte l’Italia, può aver avuto così pochi decessi? Secondo alcune fonti circolate nel web recentemente, Pechino avrebbe mentito sul numero reale delle vittime e dei contagi. Ne è un esempio la vicenda delle urne cinerarie sollevata dalla rivista cinese Caixin: sembrerebbe che dal ventitré marzo al tre aprile, le agenzie funebri di Wuhan abbiano consegnato ai parenti dei defunti, 3.500 urne al giorno. Questo tuttavia non è dimostrabile.
Altri sono invece i dubbi riguardo l’origine, animale o artificiale, del virus. Studi cinesi affermano che animali selvatici come pipistrelli o pangolini siano portatori dello stesso, a differenza della tesi sostenuta da Luc Montagnier, che sta spopolando sulle reti di linea più “cospirazionista”, fortemente criticata e smentita. Il virologo francese premio Nobel per la medicina nel 2008 afferma che il virus sia frutto di una manipolazione genetica, finalizzata alla creazione di un vaccino contro l’HIV e fuoriuscito per errore dal laboratorio P4 di Wuhan (Wuhan Institute of Virology), risultato della cooperazione tra Cina e Francia: non esistono prove a dimostrazione di ciò.
Di certo è evidente che il Covid-19, uscito dai confini del Paese di Mezzo, abbia arrestato l’intero pianeta provocando un numero elevato di morti e danni all’economia. A registrare il numero più alto di vittime, ad oggi 56.144, sono gli Stati Uniti. L’intelligence americana sta continuando ad indagare sul “virus cinese”, così chiamato in origine dal Presidente Trump, ipotizzando se sia stato realmente un “incidente da laboratorio” e con una falsificazione di dati su reali contagi e morti avvenuti in Cina.
Il Presidente americano è tornato ad attaccare il gigante asiatico: “Si sarebbe potuto fermare, ma qualcuno tanto tempo fa sembra abbia deciso di non fare così e tutto il mondo sta soffrendo per questo, almeno 184 paesi. Poteva essere fermato all’origine, non siamo contenti della Cina. Stiamo facendo indagini molto serie”.
Non è escluso che gli Stati Uniti possano chiedere un’indennità alla Cina per i danni ricevuti. Spostando l’attenzione in Europa, il quotidiano tedesco Bild ha attaccato duramente Pechino sostenendo che la Germania potrebbe chiedere un risarcimento pari a 162 miliardi di dollari; il cancelliere Angela Merkel con toni meno accesi ha chiesto invece maggior chiarezza sulla storia delle origini del virus. “La Germania sta valutando, noi stiamo valutando. Parliamo di molti più soldi di quanto non stia facendo la Germania. Non abbiamo ancora stabilito l’ammontare, ma è molto significativo” ha dichiarato il Presidente Trump, aggiungendo che si tratta di un grave danno sia per gli Stati Uniti che per il resto del mondo.
Come reagirà il “Principe Rosso” Xi Jinping di fronte a tutto questo?
Per il momento l’unica figura è quella di Geng Shuang, portavoce del Ministero degli Esteri, il quale ha definito l’economista Peter Navarro “un bugiardo coerente senza credibilità”. Lo scorso sabato il repubblicano ha dichiarato alla rete Fox News: “E’ una guerra che la Cina ha iniziato generando il virus, nascondendo il virus, accumulando dispositivi di protezione nel tempo in cui ha nascosto il virus”. La guerra fra le potenze si é spostata sul terreno dello “spionaggio” sanitario, la Cina prende tempo e Trump cerca alibi per evitare una catastrofe elettorale procurata dalla combinazione crisi sanitaria e crisi economica. Pechino ed il suo silenzio si sta prendendo un leggero vantaggio e cerca di cancellare le tracce della possibile fuga virale che ha messo a soqquadro il Mondo Intero e tutte le sue ambizioni di dominio.