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Il rapimento di Elizabeth Smart

by Nicola Comparato

Il 5 giugno 2002, nello stato dello Utah, la piccola Elizabeth Smart di 14 anni viene rapita nella sua casa situata nel quartiere Federal Heights, a Salt Lake City, da Brian David Mitchell, armato di coltello, sotto gli occhi della sua sorellina Mary Katherine di 9 anni.
Per 9 mesi la ragazzina subisce ogni tipo di maltrattamento e tortura dal suo aguzzino e dalla sua complice, la moglie Wanda Barzee. I due erano seguaci della dottrina della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni, meglio conosciuta come Chiesa Mormone.

La città viene subito tappezzata di manifesti con la foto di Elizabeth mentre l’Fbi comincia a indagare incessantemente. Elizabeth durante la sua prigionia viene lasciata senza cibo e acqua, costretta a mangiare i suoi escrementi, legata a un albero, picchiata e stuprata.
Un giorno la sorellina di Elizabeth descrive l’aspetto del rapitore agli inquirenti, che in breve tempo riescono a risalire all’identità del criminale. Dopo ulteriori indagini la piccola Elizabeth Smart viene ritrovata a 29 km da casa, a South Lake. La piccola è debole e denutrita ma finalmente libera e felice di riabbracciare la sua famiglia. Il motivo del rapimento era di rendere la ragazzina moglie e schiava sessuale del suo rapitore seguendo un rito pagano. Brian David Mitchell e sua moglie vengono arrestati, condannati rispettivamente a due ergastoli e 15 anni di reclusione. È del 2018 la discussa notizia del rilascio di Wanda Barzee.
Oggi Elizabeth Smart è madre e moglie felice e a differenza di tanti altri che hanno deciso di chiudere col passato, lei è sempre pronta a raccontare la sua storia. Elizabeth è diventata un’attivista e una scrittrice e ha fondato l’associazione “Elizabeth Smart Foundation“, che si occupa di sensibilizzare il tema dei sequestri di persona e di aiutare i bambini vittime di rapimenti. Elizabeth Smart ha sempre dichiarato la sua gratitudine nei confronti della sorellina, che nonostante la giovane età e la paura è riuscita a salvarla fornendo agli investigatori l’identikit del suo rapitore.

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