Il Presidente che gli americani vogliono

Il 3 novembre è alle porte, le elezioni americane si avvicinano. Nel ring due sfidanti. Nell’ala repubblicana, l’attuale presidente Donald Trump che gioca per mantenere il suo trono per altri 4 anni (4 more years). Nell’ala opposta, il democratico, già vicepresidente durante l’Amministrazione Obama, Joe Biden. I sondaggi danno in vantaggio “sleepy Joe”, nomignolo affibbiato dal tycoon durante la campagna elettorale.

Ma la partita è ancora aperta. Nel 2016 a questo punto dei giochi, anche la Clinton era in vantaggio, anzi, lo davano per certo, sarebbe stata lei il 45° Presidente degli Stati Uniti d’America. Prima donna a sedere in quello studio ovale occupato sempre da uomini.

Per annunciare la sua vittoria la ex first lady, moglie di un altro Presidente Usa Bill Clinton, il 42°, aveva affittato il Jacob K. Javits Centre, un centro congressi nel Westside di Manhattan, interamene realizzato in vetro. Perché scelse il Javits? Perché la candidata dem, durante la campagna elettorale, iniziò a usare un’espressione, “soffitto di cristallo”, in riferimento a quella barriera invisibile che impedisce alle donne di raggiungere le massime cariche.

Lei, quella barriera, era convinta di averla sconfitta e per questo scelse una struttura fatta solo di vetro a evidenziare che lei sarebbe stata quella donna, la prima, che avrebbe infranto in mille pezzi quel confine tanto delicato quanto potente.

Poi, abbiamo visto come è andata. Vinse Trump. Questo a significare che mai niente deve essere dato per scontato, soprattutto se parliamo di elezioni presidenziali americane.

Attualmente sono oltre 50 milioni gli americani che hanno già votato. Nel 2016, nello stesso periodo, avevano votato solo 5,6 milioni di persone. Voglia di cambiamento? Paura di un virus, il Covid, che potrebbe non permettere loro di votare? Quest’anno è stata data la possibilità di esprimere la propria preferenza anche per posta. Un metodo criticato e boicottato dal Presidente in carica perché portatore di brogli.

Ma chi sceglieranno i cittadini statunitensi come loro Presidente? Confermeranno l’attuale, Donald Trump, che durante il suo incarico presidenziale ha dovuto fronteggiare un virus che ha messo in ginocchio non solo l’America ma anche il resto del mondo, oppure decideranno di dare la possibilità a Joe Biden di governare l’America? Non abbiamo la sfera di cristallo, ahinoi, per decretare un vincitore, ma, possiamo vedere più da vicino cosa gli americani vogliono e cercano.

Economia e Lavoro

Il primo pilastro che il popolo considera fondamentale è l’economia e la Borsa di Wall Street. Se l’economia va bene, se il candidato presenta un programma tale da permettere la crescita del settore economico e un miglioramento nella vita quotidiana di ogni americano, e se la Borsa di Wall Street cresce, soprattutto negli ultimi 90 giorni del mandato presidenziale, state certi che sarà lui il vincitore. Trump nel suo programma ha proposto di alzare il salario minimo dei lavoratori a 15 dollari l’ora. Un buon inizio se pensiamo che adesso oscilla intorno ai 7,25 dollari l’ora, con qualche leggera variazione a seconda dello Stato. È interessante capire come è cambiato il voto elettorale in questi anni.

Il Partito Democratico è sempre stato il partito dei lavoratori appartenenti alla bassa e media classe, degli operai e dei sindacati. Da sempre questa fascia di lavoratori ha votato per il Partito Democratico e quest’ultimo ha sempre potuto far riferimento su un’ampia fetta di votanti.

Ma qualcosa nel corso del tempo è cambiato. Da quando, complice anche il fenomeno della globalizzazione, la manodopera si è spostata in Cina dove i costi sono notevolmente più bassi, molte fabbriche hanno dovuto ridurre il personale, con la conseguenza che molti di questi lavori sono addirittura scomparsi.

Il Partito Democratico, che fino a oggi poteva contare sul voto degli operai, ha dovuto così spostare la sua attenzione verso altri settori e richiamo di voti. Ecco lo straordinario e improvviso interesse verso le tematiche green e i diritti Lgbt. Nel frattempo gli operai, non sentendosi più tutelati dai dem, hanno abbracciato sempre più uno stile conservatore, quasi evangelico. Proprio come il vicepresidente di Trump, Mike Pence.

Questo per dire che quello di cui la gente ha bisogno è sentire il partito e il suo Presidente come un punto di riferimento, come quel padre in grado di proteggerli e farli sentire protetti e al sicuro.

Sanità

Altro tema caro agli americani è la sanità. Conosciamo il sistema sanitario americano. L’accesso alle cure non è garantito a tutti. Tutto si basa su una copertura assicurativa che si regge fondamentalmente su due gambe: Medicaid e Medicare.

In termini semplicistici (perché il tema merita un’attenzione approfondita), possiamo dire che il Medicaid, introdotto nel 1965, è un programma federale che permette di aiutare le famiglie a basso reddito a sostenere i costi di un’assicurazione sanitaria. L’ex Presidente Obama, famoso il suo Obamacare, ha voluto estendere il diritto alla copertura assicurativa a ulteriori fasce di reddito che non rientravano nel Medicaid, introducendo, tra le altre, incentivi fiscali, obbligo per i datori di lavoro con più di 50 dipendenti a contribuire alle spese per l’acquisto delle polizze e sanzioni pecuniari per quei cittadini che non stipulano una polizza assicurativa.

Il Medicare, invece, è un programma di assicurazione medica che tutela gli over 65 e le persone con disabilità. Ora, Trump ha smantellato l’Obamacare per lasciare il posto a un credito d’imposta basato sull’età del cittadino, Biden invece vuole ripartire dall’Obamacare per allargare il progetto, ovvero dare la possibilità a ogni cittadino di scegliere l’opzione di assistenza pubblica o privata.

Attenzione però, nonostante il forte sostegno avuto da Sanders, Biden è contrario al Medicare for all, principio base del programma del socialista che ha corso anche in questa tornata per la Casa Bianca.

Cosa vogliono gli americani? A chiunque, crediamo, piacerebbe ricevere le cure mediche gratuite o quanto meno avere la possibilità di scegliere se dirigersi verso l’opzione pubblica o privata. Ma se tornasse in auge un Obamacare potenziato? Come reagirebbero quei datori di lavoro che dovrebbero farsi carico di alcune spese dei dipendenti? Ovviamente parliamo di supposizioni ma possiamo dirvi per certo che sia l’uno che l’altro programma dei due candidati da una parte viene accettato, dall’altro si hanno forti dubbi, anche per gli effetti del debito.

Diritti Civili e Giustizia

Poi c’è il tanto discusso tema dei diritti civili e della giustizia. Anche qui la partita è interessante e il sentiment americano propende, per la maggior parte, verso Biden. Come sottolineato nel punto sopra, dopo aver perso quell’elettorato composto dagli operai, il Partito Democratico si è spostato verso i diritti Lgbt.

Biden, nel suo programma, ha deciso di seguire la strada intrapresa da Obama, garantendo i matrimoni gay e soprattutto la possibilità e la libertà di scelta sull’aborto. Due temi cari e che raccoglie una fetta considerevole del consenso americano. Come sappiamo, invece, Trump segue una linea decisamente più conservatrice, dichiarandosi contro l’aborto, alleggerendo le pene per i reati di discriminazione sessuale e imponendo il divieto ai transgender di entrare nell’esercito.

Un’altra sfida che Trump ha dovuto affrontare durante la pandemia è stata l’uccisione di George Floyd che ha visto il movimento Black Lives Matter scendere in piazza e protestare per quella disparità, secondo loro, ancora molto evidente tra le classi sociali, tra bianchi e neri. Una protesta per avere giustizia anche contro la polizia, a volte troppo violenta, soprattutto verso le persone di colore.

Secondo uno studio del Proceedings of the National Academy of Science of the United States of America, periodico ufficiale della National Academy of Sciences (NAS), nel Nord America, essere uccisi durante un arresto della polizia rappresenta la sesta causa di morte per gli uomini di età compresa tra i 25 e i 29 anni, indipendentemente a quale gruppo etnico si appartenga. Con una differenza. Rispetto ai bianchi, gli uomini afroamericani sono 2,5 volte più a rischio.

Sul tema Trump è stato molto chiaro. “Law and order”, legge e ordine verso la criminalità organizzata, verso i trafficanti di droga e verso anche il movimento Blm considerato dal Presidente di stampo criminale e violento. Ma l’Amministrazione Trump deve stare attenta a non sottovalutare queste etnie perché la percentuale demografica dei bianchi è in calo, a differenza di quella afroamericana e ispanica che cresce sempre più, e questo potrebbe avere delle ripercussioni nel lungo periodo nell’elettorato del Partito Repubblicano.

Biden, al contrario, è moderatamente a favore dei Blm. Vorrebbe eliminare la pena di morte, le carceri private e la libertà su cauzione. Punti che, anche qui, sono visti da alcuni cittadini come elementi di cambiamento positivi, altri invece sono preoccupati da quel senso di giustizia e sicurezza che forse si andrà a perdere.

Elezioni e grandi elettori

Insomma, possiamo fare tante previsioni, sviscerare ogni angolo di sondaggio ma sappiamo che tutto può cambiare da un momento all’altro e ciò che ci sembra ovvio in realtà non è poi così scontato. Vedasi le elezioni del 2016. La Clinton era data per vincitrice. E in effetti se andiamo ad analizzare i numeri aveva ottenuto 2.864.974 di voti popolari in più rispetto a Trump. Ciononostante, il tycoon vinse grazie al Collegio elettorale che è l’organo intermedio che elegge, di fatto, il Presidente; tutto si basa sugli Stati e sui “grandi elettori” e vince chi arriva prima a 270 elettori.

Nel 2016 lo Stato che decretò la vittoria di Trump fu il Wisconsin. Questo aveva nominato dieci “grandi elettori” per il Partito Democratico e dieci “grandi elettori” per il Partito Repubblicano. Il voto popolare, in questo caso, sancì la vittoria di Trump e i membri del Collegio elettorale, chiamati a esprimersi il primo lunedì dopo il secondo mercoledì di dicembre, accolsero, confermando, la scelta popolare del loro Stato, votando quindi per l’attuale Presidente.

Un meccanismo nato nel 1787 quando i padri fondatori redassero la Costituzione degli Stati Uniti. Senza entrare troppo nel tecnicismo del funzionamento del sistema elettorale americano ci basti sapere che nonostante i quasi 3 milioni di voti in più ottenuti dalla Clinton, Trump divenne il 45° Presidente degli Stati Uniti d’America. In definitiva il voto dei cittadini si riversa su quello del Collegio elettorale che ottiene la palla finale per fare goal.

In cabina elettorale, votazione quest’anno effettuata anche tramite posta, gli americani voteranno il Presidente che li farà sentire più tranquilli in termini di sicurezza economica e di vita quotidiana. Se potessero, probabilmente, prenderebbero alcuni punti di Trump e alcuni di Biden per creare un mix di perfezione. Nel gergo “gossipparo” potremmo dunque unire i loro nomi per avere un Presidente degli Stati Uniti d’America oltremodo perfetto, che potremmo chiamare Triden.

Ma sappiamo che così non potrà essere e allora non ci resta che aspettare per vedere chi sceglieranno gli americani e chi diventerà l’uomo più potente del mondo per i prossimi 4 anni.

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