Dove avevamo già visto le scene dell’invasione del parlamento di Brasilia?
L’assalto alle istituzioni é proprio di ogni fase rivoluzionaria; esse avvengono per segnalare un regime al collasso, un preannuncio di rivoluzione, mutuato dalla celeberrima “presa della Bastiglia” o l’assalto al Palazzo d’Inverno dopo i quali rotolarono le teste dei Re.
Ma quelle di Brasilia e Washington nonostante avessero l’aria del preannuncio di un Colpo di Stato era una violenza in piena regola contro istituzioni assolutamente legittimate dal voto popolare, nulla a che vedere e che spartire con una esasperata sommossa popolare contro un Regime tiranno.
Una piazzata eversiva orchestrata da lontano che ha partorito l’effetto sgradevole di un evento emulativo dai contorni farseschi e che ha introdotto ulteriori tossine in un sistema democratico, quello brasiliano, giovane fragile se si pensa che solo a metà degli anni 80 alla grande nazione sudamericana conobbe una nuova fase democratica che sostituiva il potere del regime militare.
Ma dove abbiamo visto scene come quelli di Brasilia nel nostro paese per esempio?
La marcia su Roma fu un esempio classico di eversione antiparlamentare, la minaccia di insurrezione armata svuotò le istituzioni e impose il Governo Fascista di Mussolini che completò l’opera nelle elezioni truccate del 1924.
Nel 1992 durante la sbornia giustizialista di Mani Pulite i fascisti, in guanti bianchi, circondavano il Palazzo in modo dimostrativo, sottolineando la cesura esistente fra popolo e istituzione parlamentare.
Nel 2013 prima di lanciare l’irresponsabile richiesta di impeachment del Capo dello Stato Beppe Grillo in un impeto diciannovista dichiarò che sarebbe stato necessario “circondare il palazzo” e non fare più uscire i parlamentari, si era fatta a lungo minacciosa durante la campagna elettorale l’azione politica del vecchio comico, i toni si erano fatti sempre più violenti, il piglio populista gli aveva preso la mano.
È un po’ quello che è successo in Brasile, ora Bolsonaro prende le distanze da se stesso ma risulta evidente che il compact emulativo della odierna presa del palazzo ha nei precedenti e nell’applicazione del medesimo schema una matrice americana, una strategia del “condor” ormai desueta è superata tanto che non trova alcune alleanze strategiche in nessuno dei pilastri delle fondamenta democratiche brasiliane a partire dall’Esercito Nazionale.
Al governo italiano attuale evidentemente non piace Lula, lo si era capito avendone disertato l’insediamento ufficiale, ma quel che in Italia non dobbiamo ignorare é che l’assalto alla democrazia in tempi così fragili é un problema di tutti e per tutti. Non va ignorato, non va sottovalutato.