Home In evidenza Il governo rovina la Festa ai Lavoratori. Nel nuovo decreto più schiavismo e precariato

Il governo rovina la Festa ai Lavoratori. Nel nuovo decreto più schiavismo e precariato

by Romano Franco

Quest’anno la festa del primo maggio non è cominciata di certo con il piglio giusto, e ad indurire il colpo ci pensa il governo che, con il suo nuovo Decreto legge Lavoro, ha sancito più precariato per tutti.

In soldoni, questa nuova riforma prevederà un ampliamento temporaneo da luglio a novembre dei tagli al cuneo fiscale, cioè il rapporto tra il costo del lavoro e la tassazione sul lavoro, e un addio al Reddito di Cittadinanza, che sarà sostituito da un più limitato Assegno di Inclusione. In più, si rafforza e si liberalizza il ricorso ai contratti a termine e si estende l’uso dei voucher per stimolare il lavoro precariato.

Il testo definitivo non è ancora stato reso pubblico, sottolineano i sindacati, convocati dal governo a Palazzo Chigi la sera prima del varo del provvedimento.

“Un incontro tardivo”, dice Pierpaolo Bombardieri, segretario UIL. “Un metodo inaccettabile che è anche sostanza”, critica aspramente Maurizio Landini, numero uno della CGIL. “Non conosciamo i provvedimenti, come è noto contano anche le virgole. L’unica cosa che ci hanno detto riguarda il taglio di 4 punti del cuneo, che è temporaneo”, sottolinea il numero uno della Cgil.

Ma la Meloni non ci sta e, respingendo le accuse di chi la condanna di offrire una marchetta ai datori di lavoro schiavisti, replica: “Sono provvedimenti utili per il mondo del lavoro, che variamo in un giorno simbolico e sui quali riteniamo utile un confronto preventivo con le organizzazioni sindacali, segnale del fatto che il governo ritiene il confronto con le parti sociali molto importante – serve un dialogo serio, costruttivo, sia sul lavoro sia su come spendere le risorse, politica salariale e lotta all’inflazione, riforme che affronteremo nelle prossime settimane”.

“La priorità del governo – dice la premier – è alleggerire la pressione fiscale sul costo del lavoro. Il Def ha liberato risorse che abbiamo dedicato al taglio del cuneo fiscale. Avevamo già dato un segnale con la legge di bilancio, mantenendo i due punti di taglio già decisi dal precedente governo per i salari sotto i 35.000 euro e aggiungendo un ulteriore punto. Arriviamo al 6% del taglio sotto i 35.000 euro e al 7% sotto i 25.000 euro, fino alla fine dell’anno”.

“Procediamo alla riforma del Reddito di cittadinanza, per distinguere chi è in grado di lavorare da chi non lo è”, conclude Meloni.

Il governo sa bene come indorare la pillola e Giorgia Meloni ha reso la rampicata sugli specchi uno sport quasi olimpionico, quando giustifica il suo decreto a favore dei “prenditori” nel giorno della festa dei lavoratori.

“Restano in campo le iniziative e le ragioni delle giornate di mobilitazione – il 6 a Bologna, il 13 a Milano e il 20 a Napoli – dice il leader della Cgil, Maurizio Landini.

“C’è bisogno di un cambiamento vero, a partire da una riforma fiscale. Manca un intervento di tassazione su profitti ed extra-profitti. L’inflazione non è dovuta a aumento dei salari ma dei profitti, non abbiamo avuto risposta su questo, non c’è restituzione del fiscal drag. Non condividiamo la direzione di liberalizzare ancora di più i contratti a termine quando c’è già troppa precarietà. E l’operazione sul reddito di cittadinanza è per fare cassa – poi oggi si può essere poveri anche senza carichi familiari”, conclude Landini.

Anche il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri non ha avuto parole di elogio nei confronti dell’Esecutivo: “Sulla piattaforma unitaria sulla sicurezza non abbiamo avuto risposta e le persone continuano a morire. Anche su Opzione donna ad oggi non ci sono risposte. Il problema salariale si affronta anche rinnovando i contratti e si poteva pensare a una detassazione degli aumenti contrattuali. Ma su questo nulla è stato fatto. I poveri sono raddoppiati, le diseguaglianze aumentano”, dice Bombardieri. Insomma, una festa dei lavoratori tutta da dimenticare.

E’ doveroso precisare che non vi è davvero alcun accanimento nei confronti di quei datori di lavoro onesti e generosi che distribuiscono oneri e onori all’interno della propria azienda ma, questo decreto, mette anche loro in una condizione difficile.

Presto o tardi, il sistema costringerà titolari onesti a doversi confrontare sempre più con una concorrenza che sfrutta e schiaccia i diritti fregandosene altamente dei propri lavoratori e, alla fine, speronati da una concorrenza spietata, fatta proprio da chi schiavizza e prevarica, molti datori di lavoro si dovranno adattare e saranno costretti a diventare dei prenditori per non dover fallire.

Così facendo il lavoro in Italia diventerà sempre più precario e sempre più inflazionato.

La domanda che oggi ci poniamo in vista della festa del Primo Maggio è: come si può essere così miopi dinnanzi a tutto ciò?

Il decreto sul Lavoro del governo servirà a tornare indietro nel tempo, quando i lavoratori venivano visti dal datore di lavoro come utensili usa e getta per arrivare ad uno scopo. Ricordiamo al governo Meloni, da buoni patrioti, che il lavoro in Italia deve essere sempre garantito e continuativo: è il primo diritto della Costituzione, che è Antifascista per la cronaca.

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