Il governo dei superficiali continua a procedere con i suoi passi falsi e nonostante la vittoria in Lazio e Lombardia, determinata dal forte astensionismo, i suoi danni non sono ancora evidenti al cittadino.
“Il governo si fermi. Solo pensare di bloccare un’economia in ripresa è gravissimo, farlo sarebbe un disastro”, è questo il monito Sergio Ventricelli presidente di Confimi Edilizia.
La categoria delle Costruzioni di Confimi Industria, che annovera circa 3mila imprese, dalle general contractor alle specialistiche – all’indomani del via libera del Consiglio dei ministri al decreto legge che ha approvato il blocco alla cessione dei crediti dei bonus edilizi, ha rimarcato la sua contrarietà a far sparire il superbonus.
Secondo Confimi Edilizia “per sistemare i problemi causati da altri, si decide di infliggere un colpo mortale al settore dell’edilizia, che negli ultimi due anni ha dato un contributo fondamentale alla crescita record del Pil? Sono allibito. Probabilmente non si è compreso davvero che qui si gioca sulla vita di lavoratori e famiglie e si mette a repentaglio il futuro di almeno 20mila aziende dell’edilizia e oltre 100mila posti di lavoro. Se davvero accadrà, ci sarà un tracollo” conclude Ventricelli.
Secondo Confimi Edilizia “per sistemare i problemi causati da altri, si decide di infliggere un colpo mortale al settore dell’edilizia, che negli ultimi due anni ha dato un contributo fondamentale alla crescita record del Pil? Sono allibito. Probabilmente non si è compreso davvero che qui si gioca sulla vita di lavoratori e famiglie e si mette a repentaglio il futuro di almeno 20mila aziende dell’edilizia e oltre 100mila posti di lavoro. Se davvero accadrà, ci sarà un tracollo” conclude Ventricelli.
Ma quella di Ventricelli non è una reazione isolata e a lui si unisce il Collegio Costruttori e gli architetti. Il Collegio dei costruttori, infatti, critica in maniera aspra il modus operandi sulla mancata risoluzione dei problemi del passato in merito al Superbonus.
“Prendere decisioni di questo tipo da un giorno all’altro mette sia i committenti sia le imprese di costruzione di fronte a enormi difficoltà. In questo modo non è possibile pianificare le attività future. Ad oggi, regna una grande incertezza, che viene percepita da tutti. Questa incertezza, per il bene di tutti, deve essere rimossa il prima possibile” sottolinea il presidente Michael Auer.
Ma anche la reazione degli architetti è stata durissima. “Lo stop allo sconto in fattura e alla cessione del credito per gli interventi legati ai bonus edilizi rappresentano un colpo inatteso ed una decisione grave, che mette a rischio gli impegni assunti da tante famiglie per il miglioramento della loro casa, oltre che il lavoro di decine di migliaia di professionisti e imprese”, dice il presidente del Consiglio nazionale degli architetti Francesco Miceli.
Anche la Cgil è stata toccata dalla cancellazione della misura e non manca nel dichiarare lo sciopero. “Con il blocco alla cessione dei crediti e dello sconto in fattura per i bonus edili si perderanno nell’edilizia privata circa centomila posti di lavoro e molte imprese chiuderanno” ricorda anche il segretario generale della Fillea, sindacato delle costruzioni della Cgil, Alessandro Genovesi, secondo cui “questo è un attacco del governo senza precedenti alle imprese più serie, ai lavoratori del settore e alle famiglie più in difficoltà. Se non tornerà sui propri passi e aprirà un tavolo di confronto, metteremo in campo tutte le necessarie azioni di mobilitazione, compreso lo sciopero generale di tutta la filiera delle costruzioni”.
Tuttavia, l’Abi e l’Ance cercheranno chiarimenti e modifiche al decreto emanato ieri sulla responsabilità, che permette di riavviare la cessione dei crediti ma chiedono una “misura tempestiva” che consenta “immediatamente alle banche di ampliare la propria capacità di acquisto utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dalle banche”.
Le due associazioni sottolineano infatti che i tempi del riavvio di tali compravendite non sono compatibili con la crisi di liquidità delle tante imprese che non riescono a cedere i crediti fiscali.
A livello nazionale sono 40mila le aziende a rischio chiusura, si parla di circa 300.000 famiglie coinvolte in Italia. Insomma, se fosse questa la strategia di reinserire i percettori del tanto odiato Reddito di Cittadinanza quelli del governo hanno davvero bisogno di trovare un’altra strategia.