Il Consiglio dei Ministri ha approvato il ddl sull’autonomia differenziata. Il testo stabilisce, più precisamente, le “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”.
Il ddl è stato approvato dal Cdm all’unanimità, accompagnato da un applauso dei presenti, riferiscono alcuni presenti alla riunione.
Gli applausi sono scroscianti a Palazzo Chigi e il progetto “dividi Italia” è stato approvato proprio da chi ha fatto dell’unità nazionale il suo cavallo di battaglia. Ennesima ipocrisia di questa maggioranza.
Ma le contraddizioni del governo Meloni sono all’ordine del giorno e le polemiche, soprattutto da Sud, aumentano.
I primi a prendere posizione sono proprio i governatori del meridione, primo fra tutti è Vincenzo De Luca. “Non si si sfugge alla sensazione che questo rilancio dell’autonomia differenziata in modo così affrettato e ideologizzato risponda a esigenze politiche di partito e a scadenze elettorali a breve. La bozza di riforma circolata in queste ore – dice il governatore della Campania – è tale da rafforzare tutte le preoccupazioni già avanzate, rispetto a una riforma istituzionale tanto inefficace quanto foriera di pericoli gravi per l’unità del Paese”.
Il Paese è già fortemente polarizzato, da Nord a Sud, e se il governo stesse optando per una scissione del Paese il risultato potrebbe essere sorprendente.
Per De Luca i limiti della riforma sono molteplici, innanzitutto “chi definisce i Lep (livelli essenziali delle prestazioni – ndr). Occorre un organismo tecnico non politico”. Poi, “è insostenibile una riforma a costo zero. Come si recuperano i divari regionali nella spesa pubblica?”. Pure “inaccettabile l’ipotesi di residuo fiscale trattenuto dalla regioni a maggiore capacità fiscale; così come “inaccettabili i contratti integrativi regionali per la Sanità. Questo renderebbe impossibili servizi uniformi per i cittadini, e spaccherebbe il sistema sanitario nazionale; Inaccettabile il ridimensionamento scolastico a danno essenzialmente del Sud”.
“I segnali che arrivano non sono rassicuranti. Valuteremo nel merito. Non consentiremo lo smantellamento della sanità pubblica e della scuola pubblica statale. Non consentiremo, in nessuna forma, la spaccatura dell’Italia”, ribadisce De Luca.
Possiamo accettare” un progetto di autonomia differenziata “se le Regioni sono messe tutte più o meno sullo stesso livello di partenza, se facciamo un lavoro preliminare di riequilibrio. Se il governo dice che per questo riequilibrio, che costa almeno 50-60 miliardi, non c’è una lira di questa questione dell’autonomia differenziata non se ne può nemmeno parlare”, dice il governatore della Puglia, Emiliano.
“Oggi parliamo di intese uniche tra regioni e governo per dare solo ad alcune di esse più poteri. Un’impresa con più sedi, avrebbe in alcune regioni come interlocutore la Regione, in altri lo Stato: sarebbe una follia”, evidenzia il governatore pugliese.
Emiliano poi fatto riferimento all’autonomia regionale usando un esempio. “La teoria Calderoli è: abbiamo 20 vogatori, per far diventare più forti i vogatori meno efficienti diamo remi più lunghi a quelli più forti. Questa teoria non regge”, conclude Michele Emiliano.
Ma se da sinistra arrivano parole ostili anche da destra, alcuni, non sono molto accomodanti. “Come è ormai noto sono contrario all’idea di una Italia a due velocità”, dice Renato Schifani.
Il governatore siciliano dice che “pur nel rispetto della Costituzione che prevede la possibilità per le regioni di avere una maggiore autonomia, sono convinto che prima di tutto sia necessaria una omogeneizzazione degli aspetti infrastrutturali ed economici del nostro Paese. I miei colleghi governatori del Nord conducono battaglie a difesa dei loro territori sostenendo anche una maggiore capacità nel versamento dei tributi, ma su servizi essenziali come sanità e scuola resto convinto che non possono esserci medici o professori più pagati al Nord e meno al Sud”.
“Cittadini e professionisti, a vario titolo, del Mezzogiorno – osserva Schifani – hanno gli stessi diritti di quelli del Nord. Esiste ancora oggi una sperequazione infrastrutturale nel Paese. Poi c’è il tema della insularità, riconosciuta ormai in Costituzione, che è un tema fondamentale nell’ambito della riforma dell’autonomia. È giusto che alle regioni insulari siano date misure compensative per la marginalità geografica in cui sono costretti a vivere milioni di italiani. Bisogna dare concretezza alla norma, ne ho parlato anche col ministro Calderoli che ha annunciato l’approvazione di un’apposita legge di attuazione che consenta di dare corso a quanto previsto dalla norma costituzionale”. Per Schifani “il nuovo testo del governo risolve molte delle perplessità poste da alcuni di noi governatori, quali l’abbandono del concetto della spesa storica e fissa modalità e procedure più garantiste per la elaborazione dei Lep. Coinvolge di più il Parlamento nell’iter della sua approvazione, e non più soltanto le commissioni parlamentari per un semplice parere. Seguiremo da vicino questo percorso in tutte le sue articolazioni – conclude il Governatore – , non mancando eventualmente di segnalare criticità e punti di vista diversi. La riforma è epocale e merita da parte nostra massima attenzione rigorosa”.
Ma nonostante i malumori a diversi governatori, al contrario, il piano del governo proprio non dispiace. E’ il caso di Zaia.
Il governatore del Veneto infatti è il primo a far festa e parla di “testo molto buono”, quasi fosse un alimento.
Tuttavia il presidente della Regione Veneto non si è dilungato molto sugli aspetti positivi della riforma. Quindi, non potendo dire che si privilegiano alcuni a discapito di altri, si limita solo ad evidenziare solo che “si apre una grande sfida per questo Paese perché stiamo scrivendo una vera e propria pagina di storia”.
Ma le osservazioni di chi ha accolto in maniera positiva la notizia si limitano ad evidenziare che si tratta di un passaggio importante e di una riforma buona, poiché quando si entra nel merito, mettendo a fuoco il tutto, la discriminazione tra Nord e Sud messa in atto da questo governo diventa improponibile e inaccettabile.
L’idea di nazionalismo di Meloni si scontra con la riforma stessa e, ancora una volta, i privilegi sono stati dati a chi più ne ha. Le regioni ricche.
Purtroppo per noi, la difesa dei forti a discapito dei deboli è l’unica costante su cui dimostra coerenza questo esecutivo.
Infatti Giorgia Meloni dice che “questo provvedimento dimostra ancora una volta che questo governo manterrà gli impegni presi”.
Ma, nonostante le autoreferenze, l’unico impegno preso che salta all’occhio è l’aumento delle distinzioni, delle differenze e delle discriminazioni tra ricchi e poveri. Forse la premier si è dimenticata cosa significhi essere un Underdog.