Il giorno 27 gennaio di ogni anno si celebra il “Giorno della memoria”, importante ricorrenza internazionale nata per commemorare le vittime dell’Olocausto, istituita l’1 novembre del 2005 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ma già approvata in Italia dal 20 luglio del 2000 con la legge numero 211.
La scelta della data non è casuale ma simbolica ed è da attribuire al 27 gennaio 1945, giorno in cui le truppe sovietiche dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, rivelando al mondo intero le atrocità commesse al suo interno da parte dei nazisti.
Il Giorno della memoria è nato per non dimenticare, per sensibilizzare il più possibile le persone e per insegnare a ogni generazione che gli orrori compiuti durante il secondo conflitto mondiale non devono mai più ripetersi, tutto questo grazie alle testimonianze dei sopravvissuti e ai documenti storici. Durante l’avanzata dell’Armata Rossa molti nazisti fuggirono portandosi dietro tantissimi prigionieri di Auschwitz, che non riuscendo a tenere il passo morirono di stenti o finirono uccisi. Tanti rimasero all’interno del campo di concentramento, lasciati lì perché malati o anziani. I nazisti in fuga tentarono di eliminare tutte le prove di ciò che avveniva all’interno del campo, facendo saltare in aria alcune strutture, come ad esempio i forni crematori dove le persone venivano bruciate vive. I nazisti sterminarono gli ebrei (Shoa), i testimoni di Geova, i Rom e i Sinti (Porajmos), i bambini, gli uomini, le donne e gli anziani senza nessuna pietà.
Ora Auschwitz è un museo, nato su iniziativa del Ministero della Cultura polacco nel 1946 ma reso accessibile al pubblico l’anno seguente, e al suo interno sono esposti numerosi oggetti rinvenuti durante la sua liberazione con varie sezioni tematiche sullo sterminio nazista. Nel 1979 il museo è stato dichiarato patrimonio mondiale dall’Unesco per via delle tante visite da parte di persone importanti del mondo della politica e di varie comunità religiose. La cosa più caratteristica e più conosciuta di Auschwitz è l’insegna posta all’ ingresso dei cancelli, rubata nel 2009 e poi ritrovata spaccata in tre parti nel nord della Polonia, che recita la scritta “Arbeit macht frei”, il lavoro rende liberi. Una libertà negata che è costata la vita a milioni di persone.
Il Giorno della memoria, per non dimenticare
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