Il Consiglio dei Ministri si riunisce a Cutro per una passerella poco utile e molto imbarazzante

Dopo la terribile tragedia di Cutro, che in molti hanno imputato alla maggioranza a causa della sua retorica e del suo lassismo, il governo arriva nella cittadina calabrese per cercare di porre una pezza all’evento tragico e per cercare di cambiare rotta in merito all’immigrazione.

Le pene per quanto riguarda gli scafisti salgono in maniera esponenziale, fino ad arrivare a 30 anni per chi provoca la morte, come nella strage nel piccolo comune calabro. Più in generale, per chi tenta un business trafficando vite umane sui nostri mari le pene salgono a ben 16 anni, quando questi ultimi vengono presi.

Nello specifico, “chiunque, in violazione delle disposizioni del presente testo unico, promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato ovvero compie altri atti diretti a procurarne illegalmente l’ingresso nel territorio dello Stato, ovvero di altro Stato del quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza permanente, quando il trasporto o l’ingresso sono attuati con modalità tali da esporre le persone a pericolo per la loro vita o per la loro incolumità, è punito con la reclusione da venti a trenta anni se dal fatto deriva, quale conseguenza non voluta, la morte di più persone”, si legge nel documento.

“Se dal fatto deriva la morte di una sola persona, si applica la pena della reclusione da quindici a ventiquattro anni. Se derivano lesioni gravi o gravissime a una o più persone, si applica la pena della reclusione da dieci a venti anni”. Più in generale, per chi organizza il traffico di migranti sui nostri mari le pene passano dagli attuali ‘da uno a cinque anni’ ai ‘da due a sei anni’.

“Per il triennio 2023-2025, le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato per lavoro subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale e per lavoro autonomo, sono definite, in deroga alle disposizioni dell’articolo 3 del decreto-legislativo 25 luglio 1998, n. 286, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri”.

Inoltre nel decreto verranno potenziati i centri di rimpatrio con una stretta per quei centri dove i migranti arrivano e trovano condizioni fatiscenti, strutture malfunzionanti. In particolare, all’articolo 9 è previsto il potenziamento dei centri di permanenza per i rimpatri “in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia”.

Insomma, qualche anno in più ai danni di scafisti che difficilmente arrivano sulle nostre coste e qualche soldo in più dato ai centri di rimpatrio non sembrano di certo soluzioni rivoluzionarie.

Tuttavia, nonostante la passerella di Cutro, in molti non hanno digerito affatto il comportamento assunto dal governo, che continua a ribadire la sua innocenza di fronte ai fatti avvenuti quel terribile 26 febbraio. Molti manifestanti hanno buttato orsacchiotti di pezza contro le macchine del governo per sottolineare che in quella barca vi erano bambini che non sono stati salvati.

Giorgia Meloni si giustifica

“Mi sorprende che le stesse persone che se la prendono con il governo, e ringrazio il ministro Piantedosi per quello ha detto e fatto, non spendono una parola contro trafficanti che chiedono fino a 9 mila euro e hanno lasciato abbandonati i  migranti. È la ragione per cui abbiamo varato questo decreto la cui norma principale riguarda proprio le pene e i reati per il traffico di migranti, e l’introduzione di una nuova fattispecie, relativa alla morte o lesioni gravi che prevede una pena fino a 30 anni di reclusione, anche se commessa fuori dai confini internazionali”.

Narrare che in questo Paese ci siano persone che difendano i trafficanti è un modo come un altro per rigirare la frittata.

E’ impensabile, nello scenario politico e non, che qualcuno intervenga in difesa degli scafisti, soggetti che speculano sulla disperazione della povera gente e che trattano i poveri migranti peggio delle bestie; tuttavia accusare altri per difendersi da determinate responsabilità, che sicuramente non sono intenzionali ma colpose, è una tecnica già usata in passato da questo governo.

Non è il mancato intervento a rendere responsabili Meloni e company, anche se qualcosa non ha funzionato sicuramente nella catena di comando, ma è proprio quella politica che ambiva al blocco navale, al finanziamento di regimi sanguinari, per la realizzazione di lager in Libia, Turchia ed Egitto; e a quella retorica insopportabile che etichettava l’immigrato come un male di cui disfarsi, a renderli tutti rei di questa terribile strage. Oggi le lacrime da coccodrillo e qualche sanzione difficilmente attuabile non risolve il problema. Serve una presa di coscienza e una soluzione europea in tutto il Mediterraneo.

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