La mattina del 22 gennaio 1984 il peggiore degli incubi diventa realtà per Peter Skerl, enigmatico regista svedese naturalizzato italiano noto per aver girato il film “Bestialità” del 1976, e per la pellicola incompiuta, a causa di problemi finanziari, dal titolo “Zoorastia”.
Sua figlia Katty, adolescente sportiva e bellissima, viene ritrovata morta a Grottaferrata, in provincia di Roma, nei pressi di un vigneto. Fin da subito si attribuiscono le cause della morte allo strangolamento, provocato dall’assassino utilizzando la cinta della borsa della ragazza e poi un filo di ferro, ma si presume che l’omicida, non riuscendo nell’intento, abbia deciso di finire la ragazza soffocandola e schiacciandole il viso nel fango. Vengono inoltre riscontrate delle fratture, ma il corpo della ragazza non presenta segni di violenza carnale.
Dall’autopsia la morte di Katty viene fatta risalire tra la notte del 21 e del 22 gennaio 1984. Si dice che Katty avesse l’abitudine di viaggiare in autostop e che probabilmente la sua giovane età l’abbia spinta ad accettare un passaggio da uno sconosciuto.
La ragazza, che il pomeriggio precedente doveva trovarsi a una festa alla quale non arrivò mai, potrebbe essere stata aggredita anche a causa della scarsa illuminazione e della solitudine dei luoghi circostanti, che avrebbero permesso al killer di agire indisturbato. Amici, compagni di scuola, gli autisti degli autobus, tutti vengono ascoltati dalle autorità, ma nessuno di loro riesce a dare informazioni.
Le indagini alla fine portano all’ arresto di un sospettato, Maurizio Giugliano, di 22 anni. Tutte le piste portano a lui, ma incredibilmente tutti gli indizi si rivelano solo semplici coincidenze. Giugliano morirà anni dopo nel manicomio criminale di Montelupo Fiorentino, e qui strangolerà il suo compagno di cella. Ma torniamo a noi. L’omicidio Skerl comincia a intrecciarsi con altri 2 fatti di cronaca ben noti: la scomparsa di Emanuela Orlandi e quella di Mirella Gregori, le due ragazze svanite nel nulla a Roma l’anno precedente. Proprio qui entra in scena Marco Fassoni Accetti, artista, regista e fotografo. Un nome associato spesso ai più clamorosi fatti di cronaca italiani. Dalla scomparsa di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi di cui si è autoaccusato, all’arresto per l’omicidio del piccolo José Garramon, figlio di un ambasciatore dell’Uruguay a Roma, investito da Marco Fassoni Accetti a Ostia il 20 dicembre 1983 nella pineta di Castelporziano, per giungere a casi più recenti come la scomparsa del piccolo Bruno Romano nel 1995 e alla sparizione della studentessa Alessia Rosati nel 1994.
Secondo Accetti, da molti considerato solo una persona in cerca di visibilità e fama, l’omicidio della Skerl non sarebbe stato altro che un ricatto nei confronti dei vertici della Santa Sede in risposta al sequestro di Emanuela Orlandi perché cittadina vaticana. Accetti afferma inoltre che i resti della Skerl siano stati prelevati dalla bara da una squadra di finti operai per nascondere delle prove scomode. Ad oggi tante ipotesi, tante testimonianze, tanti dubbi, molte le strade percorse, ma nessuna di queste alla fine è riuscita a portare alla verità. L’unica cosa certa è che dal 1984 Katty Skerl non è più tra noi.