La giovane Anna Frank, nata a Francoforte sul Meno il 12 giugno 1929 e morta nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, non si sa se a febbraio o a marzo del 1945, era una ragazza tedesca di origine ebraica, famosa per il suo diario autobiografico che l’ha resa un simbolo della Shoah, in cui racconta la sua vita durante la persecuzione nazista subita da lei e dalla sua famiglia costretta a vivere nascosta e segregata, composta dal padre Otto, dalla madre Edith e dalla sorella Margot.
Anna visse gran parte della sua vita in Olanda, dove aveva trovato rifugio mentre era in fuga con la sua famiglia dalla Germania nazista, che nel 1935 le tolse la cittadinanza tedesca, motivo per il quale Anna, essendo cresciuta nei Paesi Bassi, scrisse nel suo diario di sentirsi più olandese che tedesca.
La ragazzina veniva da una famiglia agiata e felice, una tranquillità che venne meno quando cominciarono le prime manifestazioni antisemite, cosa che costrinse i Frank a trasferirsi in Olanda temendo per la loro incolumità. Ma con l’invasione della Polonia da parte della Germania, nel settembre 1939, ebbe inizio la seconda guerra mondiale e successivamente il 10 maggio 1940 fu attaccata e occupata anche l’Olanda.
Vani furono i tentativi del padre di Anna di riuscire a ottenere asilo politico a Cuba o negli Stati Uniti. In Olanda nacque anche il Partito nazista olandese e con esso nuove leggi, come ad esempio il divieto di andare al cinema, l’obbligo di lasciare la scuola per frequentare scuole per soli ebrei e di indossare una stella sul petto come segno di riconoscimento, cose che rattristarono tantissimo la giovane Anna.
Il 12 giugno 1942, giorno del suo tredicesimo compleanno, Anna ricevette in regalo un piccolo quaderno, sul quale cominciò ad annotare tutto ciò che succedeva nella sua vita di tutti i giorni. Ed è su questo quadernino, ritrovato alla fine della guerra e fatto pubblicare dal padre di Anna, unico superstite della famiglia dal genocidio nazista, che abbiamo una testimonianza storica di quegli anni tremendi vissuti dalla famiglia Frank.
Dagli anni nascosti in spazi ristretti con altre persone, vivendo con la paura di essere scoperti, alle gioie e dolori di una ragazzina adolescente desiderosa di vivere la vita, riuscendo, nonostante il tragico contesto, a trovare speranza nell’ amore per un ragazzo, Peter, figlio delle persone con le quali i Frank condividevano il rifugio in una casa ad Amsterdam.
Il diario di Anna Frank è un testo che narra la peggiore delle storie mai raccontate e i più gravi crimini contro l’umanità ad opera dell’essere umano. Anna e sua sorella Margot, dopo un mese nel campo di concentramento di Auschwitz, furono trasferite nel campo di Bergen-Belsen e qui morirono di tifo. La madre Edith morì a Birkenau di inedia, una malattia causata da una estrema forma di malnutrizione. Ma Anna continua a vivere, tutti i giorni, tra le pagine del suo diario.