Di Gaia Marino
Il cambio di rotta del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, secondo cui le forze americane avrebbero difeso Taiwan da un attacco cinese, spinge la piccola Repubblica di Cina ad alzare i toni contro il dragone.
Ma quanto potrebbe essere vera l’affermazione di Biden?
In effetti il presidente Usa non ha mai detto a chiare lettere che avrebbe mandato gli eserciti in caso di invasione cinese. Si sa, tra superpotenze nucleari non ci si pesta i piedi poiché il rischio sarebbe troppo grande.
L’unica cosa che le superpotenze possono fare è la guerra per procura. I morti e il sangue li mettono altri e, nel frattempo, la superpotenza vende armi e mezzi per indebolire la sua controparte. Proprio come sta accadeno in Ucraina.
Il Deja vù di Taiwan, che ricorda molto nitidamente la questione ucraina, evidenzia l’intento folle della politica estera del presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Accendere i toni senza dare un vero supporto potrebbe far implodere la situazione anche nella Repubblica di Cina.
In Ucraina venne usata la stessa politica, con qualche piccola differenza. Gli Stati Uniti avevano fatto credere al presidente ucraino, Zelenskiy, in maniera poco chiara, che sarebbero intervenuti in caso di attacco russo.
Ma, purtroppo per Zelenskiy, così non è stato ed aver stimolato una politica arrogante e pretenziosa nei confronti di Mosca hanno portato l’Ucraina e gli ucraini ad un triste epilogo.
Ma sebbene si sia arrivati a scatenare già una guerra, la Casa Bianca non demorde e non ha alcun interesse ad imparare la lezione e, così, Joe Biden si appresta a fare una dichiarazione leggermente più esplicita, il tutto, per buttare un po’ di benzina sul fuoco già molto acceso.
Le tensioni erano già aumentate dopo l’arrivo nell’isola di Nancy Pelosi, speaker del Congresso.
Il leader cinese Xi Jinping ha promesso da tempo di portare Taiwan sotto il controllo di Pechino e non ha escluso l’uso della forza per farlo.
Taiwan, governata democraticamente, si oppone fermamente alle affermazioni della Cina, ma afferma che non ha bisogno di dichiarare l’indipendenza perché è già un paese indipendente.
Funzionari statunitensi, tra cui il Segretario di Stato Antony Blinken e il Segretario alla Difesa Lloyd Austin, hanno sottolineato quest’anno che gli Stati Uniti non supportano l’indipendenza di Taiwan.
Le loro assicurazioni, almeno di facciata, fanno parte di una politica non vincolante seguita assiduamente da decenni per dissuadere Pechino da un attacco non provocato e convincere Taiwan a non fare una dichiarazione formale di indipendenza. Nel gergo di Washington, è noto come “doppio deterrente”.
Ma Biden ha detto alla CBS “60 Minutes” che sebbene non stia incoraggiando la mossa, tale decisione spettava a Taiwan.
Ma tale affermazione è stata fatta proprio per incoraggiare un azzardo di Taipei.
Dopo le dichiarazioni di Biden, avendo gli Usa dalla loro, le azioni di Taiwan potrebbero essere meno accorte del solito e potrebbero portare a scatenare un conflitto diretto e pesantissimo con Pechino.
“Taiwan esprime i propri giudizi sulla loro indipendenza. Non stiamo incoraggiando la loro indipendenza. Questa è la loro decisione”, ha detto Biden.
I critici del presidente sostengono che la Cina percepirà i suoi commenti come un tacito sostegno a una dichiarazione di indipendenza, una linea rossa che per Pechino non può e non deve essere oltrepassata.
Secondo Pechino i commenti di Biden aggravano le ostilità rispetto agli impegni di difesa.
“È incoerente sostenere che la politica americana di Taiwan non sia cambiata, affermando anche che gli Stati Uniti si sono impegnati a combattere per Taiwan e che Taiwan esprime i propri giudizi sull’indipendenza”, ha affermato Craig Singleton, esperto di politica cinese presso la Foundation for Defense delle Democrazie.
Ha aggiunto che Pechino probabilmente si preoccuperà del fatto che Biden stia suggerendo che Taiwan possa decidere da sola la sua indipendenza. Non riconosciuta a livello internazionale da molti stati, compresi gli Usa.
Il coordinatore dell’Indo-Pacifico della Casa Bianca, Kurt Campbell, ha detto lunedì in un forum che le osservazioni del presidente “parlano da sole” dopo che alcuni repubblicani, tra cui il senatore Ben Sasse, hanno elogiato i commenti del presidente ma hanno criticato la Casa Bianca per averli respinti.
“Il presidente ha affermato direttamente una politica cinese di lunga data degli Stati Uniti”, ha affermato Adrienne Watson, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale di Biden.
Il ministero degli Esteri di Taiwan ha risposto alle osservazioni di Biden esprimendo il suo “sincero apprezzamento” per il suo fermo sostegno all’isola.
Liu Pengyu, portavoce dell’ambasciata cinese a Washington, ha affermato che gli Stati Uniti non dovrebbero inviare il segnale sbagliato alle forze separatiste di Taiwan per non rischiare di minare la pace attraverso lo Stretto di Taiwan e Cina-USA.
Le parole di Biden, però, hanno lo scopo di confondere piuttosto che chiarire la politica estera degli Stati Uniti.
Una questione in cui la precisione del linguaggio è fondamentale è il discorso “sulla nostra politica di Taiwan” di Biden.
Un cambiamento politico fondamentale per difendere Taiwan anche se dichiarano l’indipendenza, merita di sicuro una discussione più solida di quella che tutti hanno visto nei 60 minuti di intervista.
Essere scettici e cauti sul possibile intervento della Casa Bianca per quanto riguarda la delicatissima questione di Taiwan, soprattutto dopo il disastro ucraino, è un obbligo categorico.
Gli Usa sono in campagna elettorale e ritornare ad essere il presidente “bravo”, “casto”, “puro” e “libertario” potrebbe portare voti alla causa elettorale dem.
Si spera che Taiwan non prenda sul serio le parole di Biden poiché, il suo, era solo un discorso da palco. Una cosa che ci hanno insegnato le superpotenze è che tra cani grossi non ci si morde.