Home Attualità Guerra all’ipocrisia: Usa elude sanzioni sul petrolio russo tramite la raffineria di Priolo

Guerra all’ipocrisia: Usa elude sanzioni sul petrolio russo tramite la raffineria di Priolo

by Romano Franco

Fatta la legge, trovato l’inganno! E’ il caso della Lukoil di Priolo. L’azienda russa in provincia di Siracusa avrebbe trovato il modo di eludere le sanzioni imposte dagli Usa sul greggio.

A rivelarlo è il Wall Street Journal che traccia il tragitto del petrolio russo in un video postato sul suo sito.

Dopo averlo raffinato nello stabilimento siciliano, il petrolio russo diventa magicamente italiano e sbarca, infine, negli impianti del Texas o del New Jersey. La raffineria siciliana è la più importante d’Italia.

L’azienda è controllata al 100% dal gruppo svizzero Litasco Sa che a sua volta è di proprietà dell’azienda Lukoil, la più grande società petrolifera privata russa.

Prima dell’inizio della guerra e delle conseguenti sanzioni la raffineria Isab di Priolo trattava il petrolio da diversi paesi e solo il 30% proveniva dalla Russia.

Ma da dopo l’invasione di Putin in Ucraina l’azienda ha iniziato a raffinare più del 93% del prodotto proveniente dalla Russia.

Il greggio cambia in base al luogo di raffinazione e seguendo questa prassi consolidata la provenienza del petrolio viene cancellata per farlo diventare a tutti gli effetti un prodotto “italiano”.

Il prodotto raffinato in seguito viene inviato negli Usa a gruppi come Exxon, senza violare ufficialmente le sanzioni.

Da fine febbraio gli Usa hanno proibito l’importazione di petrolio russo e dal 5 dicembre l’Europa seguirà l’esempio ma fino ad allora in Europa si potrà continuare a comprare greggio e raffinarlo senza problemi per eludere le sanzioni. Proprio come fa l’Isab di Priolo.

Infatti le sanzioni prevedono escamotage per aggirare il sistema e per far transitare prodotti di origine russa in Europa e negli Usa.

Infatti la stessa Lukoil non è stata sanzionata dagli Usa. La multinazionale russa è presente sul territorio americano e distribuisce i suoi prodotti petroliferi a 11 Stati diversi.

Dal marzo di quest’anno la raffineria di Priolo ha esportato quasi 5 milioni di barili di prodotti petroliferi negli Stati Uniti, di cui 2,5 milioni di barili di benzina.

La raffineria di Priolo ha consegnato i suoi prodotti a sette compratori diversi in 13 location, incluso i terminali di Exxon vicino a Huston e in New Jersey.

Exxon ha detto di rispettare le sanzioni e che tutti i prodotti in questione acquistati sono certificati italiani.

L’embargo sul petrolio dalla Russia, che entrerà in vigore nella Ue il 5 dicembre, chiuderà il bug di Priolo nella rete delle sanzioni. Costringendo probabilmente la raffineria a sospendere l’attività, con ricadute pesanti sui lavoratori siciliani.

Ma chiuso l’impianto di Priolo, l’azienda russa potrà farne un altro in un paese terzo, come l’Algeria ad esempio, e grazie a questo giochetto delle tre carte il petrolio russo potrà sempre aggirare il sistema di sanzioni imposto dall’Occidente.

La raffineria di Priolo è responsabile del 20% del volume di raffinazione italiano con circa 10 milioni di tonnellate annue, che possono arrivare a un massimo di 14, e ha circa mille dipendenti.

La chiusura dell’impianto avrebbe effetti negativi sull’economia siciliana, sull’approvigionamento di petrolio e darebbe la possibilità ad un altro paese concorrente di fare lo stesso raggiro fatto fino ad ora a Priolo.

Insomma, alla fine della fiera a farne le spese è sempre il consumatore che, ancora una volta, è costretto a subire le scelte scellerate dei governi che permettono la speculazione sul prodotto e il raggiro delle multinazionali, presenti ovunque nel mondo, che sono di conseguenza in grado di fare i loro comodi sfruttando come sempre la situazione a loro vantaggio.

Per quanto sia folle la guerra di Putin, la Russia è un Paese troppo ricco di materie prime per essere isolato dal resto del mondo e soprattutto per Paesi come l’Italia, che vivono di terziario e manifattura, questa punizione nuoce molto più chi la fa da chi la subisce. E’ un dato di fatto.

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