Home In evidenza Governo Regioni, Draghi: “Occorre ridare speranza al Paese, pensando a programmare e alle riaperture”

Governo Regioni, Draghi: “Occorre ridare speranza al Paese, pensando a programmare e alle riaperture”

by Romano Franco

“Occorre ridare speranza al Paese, pensando a programmare e alle riaperture”. A dirlo è proprio lo stesso premier che ci ha rinchiuso come sarde e ha utilizzato forze di polizia da regime per far rispettare le regole. Niente di più incostituzionale. Ma il premier prosegue, con quella farsa magnanima di colui che è al servizio dei giovani, dei deboli e degli oppressi. Niente di più falso, visto il primo acchito del suo operato. “Bisogna cominciare ad aver di nuovo il ‘gusto del futuro’ – prosegue Draghi – occorre uscire da questa situazione di inattività. Sono certo che, tutti insieme, raggiungeremo qualunque obiettivo. Questa è la mia certezza, non è una speranza né un pronostico”, ha aggiunto. Frasi di circostanza e astratte degne di un politico navigato.

Infatti Draghi, con la sua verve ammaliante e la sua calma agonistica, si sta comportando come uno dei migliori politici degli ultimi anni, anche se risulta difficile condividere molti dei suoi provvedimenti. 

Ma ad azione corrisponde una reazione, quella delle Regioni che replicano: “Bisogna guardare al futuro per dare un segnale al Paese si cominci a fare un ragionamento sulle riaperture in base alla certezza sull’arrivo dei vaccini”. Il presidente del Consiglio ha quindi rinnovato “l’invito a iniziare a guardare al futuro con ottimismo”, sottolineando come “la campagna vaccinale stia andando migliorando continuamente e rapidamente”.

Gli obiettivi annunciati riguardo alle forniture e al numero di vaccinati, circa mezzo milione al giorno, non sono più un miraggio e di questo non si può che plaudere al governo.

“Per quanto riguarda le forniture dei vaccini per i prossimi mesi – ha proseguito il premier – la Commissione ha assicurato che le dosi dovrebbero essere più che sufficienti per raggiungere l’immunità per il mese di luglio in tutta l’Europa”.

Poi, rinnovando quella coesione che nel governo precedente è mancata, assicura: lo Stato farà di tutto per rispondere alle esigenze delle Regioni, anche con riferimento al tema delle carenze di personale. “Questo è l’atteggiamento del governo: aiutarvi a raggiungere gli obiettivi che sono di tutti noi. C’è il comune impegno ad assicurare non solo la sicurezza e la salute ma anche la ripresa dell’attività economica. Soltanto attraverso un sincero rapporto di collaborazione tra Stato Regioni si riuscirà a vincere questa battaglia”, conclude il premier.

Provaci ancora Speranza

Ma, il “mai una gioia” Roberto Speranza, ministro della Salute, prosegue con il suo pessimismo cosmico e raccomanda precauzione e prudenza. “Ora va usata prudenza – dice Speranza – sono i numeri dei decessi, del contagio e delle terapie intensive a imporci attenzione. Con 3.721 posti letto in terapia intensiva occupati non possiamo fare un passo troppo lungo. Le prossime settimane saranno decisive per le vaccinazioni e potremo così programmare l’estate e la graduale uscita dalle restrizioni sulla base delle evidenze scientifiche e dei dati del monitoraggio che sono e restano la nostra bussola”, non so se sia una strategia o spiccata incompetenza, fatto sta che il virus in estate perde già la propria forza e la propria letalità, visto che si tratta di un influenza. Impaurire il popolo con la velata minaccia di perdere l’estate è tanto stupido quanto subdolo, caratteristiche che si legano bene al nostro ministro della Salute. Anche se non mettono paura a nessuno.

Ma, ad “alzare ulteriormente il livello” ci pensa Maria Stella Gelmini, ministra degli Affari regionali, che come un orologio rotto, ogni tanto ne azzecca una, e dice: “Il testo del prossimo decreto Covid non è ancora pronto. Ma stiamo dicendo a tutti la stessa cosa: occorre dare ai cittadini una prospettiva di speranza. Allo stesso tempo questo non è il momento per dire ‘riapriamo tutto’. Fino al 15-20 aprile ci vorrà ancora molta attenzione, ma poi se i numeri migliorano all’interno del decreto legge servirebbe un automatismo per prevedere aperture mirate senza il bisogno di approvare un nuovo provvedimento”.

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