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Giustizia e verità per Marco Vannini

by Nicola Comparato

È la sera del 17 maggio 2015 quando a Ladispoli, in provincia di Roma, Marco Vannini telefona ai suoi genitori, Valerio e Marina, per dire che sarebbe rimasto a dormire a casa della sua fidanzata, Martina Ciontoli.
Una cosa che succedeva spesso, nulla di sospetto, anche Martina molte volte restava a dormire a casa di Marco. Oltre ai due fidanzatini nella villetta si trovano Antonio e Maria, i genitori di Martina, il fratello Federico e la sua fidanzata Viola. Verso le 23.30 di quella sera, il 118 riceve una richiesta di soccorso da casa Ciontoli. Dall’altro capo del telefono Antonio, il padre di Martina, dice che Marco sta male, ma durante la conversazione ritratta e ritira la richiesta, nonostante le urla strazianti del ragazzo udite dai vicini di casa e dal centralinista. Dopo circa mezz’ora il 118 riceve un’altra chiamata. Codice verde, il ragazzo si è ferito alla schiena con un pettine a punta, ma gli operatori, dopo il trasporto all’ ospedale Gemelli di Roma, si accorgono della reale gravità della situazione.
Mentre le bugie continuano, la famiglia Ciontoli avvisa i genitori di Marco, dicendo loro che il ragazzo è caduto dalle scale e che si trova in ospedale. Ma appena arrivati vengono a sapere dal fratello di Martina che durante un gioco Marco è stato colpito da un colpo di pistola. Infatti il giovane viene dichiarato morto in ospedale a causa di un proiettile che lo ha ferito gravemente.
Secondo la ricostruzione dei fatti, in base ai racconti di tutti i presenti, Marco si trovava nella vasca da bagno. In quel momento fa il suo ingresso Antonio Ciontoli con una pistola. Convinto di avere l’arma scarica, per fare uno scherzo la punta contro il ragazzo, premendo il grilletto e ferendolo. Senza le bugie e i ritardi nel chiamare i soccorsi, ci sarebbero state molte più probabilità di salvarlo.
Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina militare distaccato ai servizi segreti e attualmente sospeso dall’ incarico, è riuscito a ottenere in secondo grado la riduzione della condanna da 14 anni a 5, emessa dal Tribunale di Roma il 18 aprile del 2018, con l’accusa di omicidio colposo anziché volontario. Immutate invece a tre anni di reclusione per omicidio colposo le condanne al resto della famiglia Ciontoli.
Domani ci sarà la sentenza definitiva in Cassazione per decidere il verdetto. Ma nulla potrà mai più riportare indietro Marco, un giovane ragazzo che si sentiva al sicuro, strappato per sempre ai suoi cari da un gruppo di persone di cui si fidava, vittima di un proiettile ma anche di tanta omertà, bugie e indifferenza. Giustizia e verità per Marco Vannini.

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