Giovanni Pieraccini, il ministro socialista che amò la politica e la cultura

Si può ben dire che Giovanni Pieraccini attraversò il novecento e che visse per il giornalismo, la politica e la cultura. Nacque a Viareggio e gli fu messo lo stesso nome del padre, Giovanni appunto, perché il genitore morì a causa della spagnola prima della sua nascita.

Frequentò il liceo-ginnasio Carducci della città di Viareggio che fu una scuola fondamentale per la sua formazione culturale e la sua esistenza. Infatti, nonostante in Italia il fascismo avesse preso il sopravvento, questa scuola fu ispirata al crocianesimo e gli insegnò il culto del valore della libertà democratica e dell’importanza della crescita culturale.

Giovanni Pieraccini, dunque, seppe conciliare sempre il connubio virtuoso ma difficile tra la politica e la cultura non trascurando nessuno dei due elementi. Successivamente agli studi liceali frequentò il “Collegio Mussolini per le scienze corporative”, che oggi è la Scuola superiore di studi universitari e di perfezionamento Sant’Anna che servì per formare ed educare nuovi gerarchi.

Tuttavia questa  ambiziosa operazione culturale fu destinata al fallimento perché il Collegio, insieme a tutta la cultura pisana, si avviò prevalentemente verso l’antifascismo. Pisa fu un centro culturale di prim’ordine, ricco di istituzioni e di personalità di rilievo come Giovanni Gentile, Aldo Capitini, Guido Calogero e Luigi Russo. Da quel collegio uscirono dei giovani della futura classe dirigente del Paese e che nel dopoguerra divennero ministri quali Paolo Emilio Taviani, Mario Ferrari Aggradi, Achille Corona e lo stesso Pieraccini. Poi si formarono anche un sottosegretario, Danilo De’ Cocci, dodici parlamentari e tante altre importanti personalità.

La vita accademica di Pieraccini fu ricca di importanti contatti politici, come quella con Ruggero Zangrandi, e fu permeata dalla diffusione di idee antifasciste anche all’interno dello stesso GUF e nei Littoriali.

Pieraccini fu chiamato alle armi all’inizio del 1941 alle armi nel 33º Reggimento Carristi di Parma che paradossalmente fu privo di carri armati. Si ammalò e fu destinato ai servizi sedentari al distretto di Lucca dove visse tutto il periodo dalla caduta del regime e del disastroso 8 settembre. Si rifugiò in Versilia a Marignana e tentò la formazione di un primo nucleo antifascista. Fu denunciato e fu costretto a rifugiarsi a Firenze.

A Firenze Pieraccini, nonostante non avesse grandi collegamenti, riuscì, tramite la moglie Vera Verdiani, a stabilire dei contatti politici. Il primo a correre in suo aiuto fu Foscolo Lombardi, segretario della Federazione socialista fiorentina (clandestina), e poi Carlo Ludovico Ragghianti, presidente del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale (CTLN).

Pieraccini si rese attivo nell’ambito dell’antifascismo ed entrò a far parte della “Nazione del Popolo”, che fu l’unico quotidiano della Resistenza in cui nella redazione vi furono importanti personalità politiche e culturali. Questo giornale uscì nel giorno stesso della liberazione quando arrivarono gli alleati e fu tenuto in vita per altri due anni fino alla caduta dei governi della resistenza. A Firenze successivamente nacque il giornale “Il Nuovo Corriere”, di cui Pieraccini fu vice-direttore fino a quando nel 1948 fu eletto deputato e si trasferì a Roma. Poi nel 1946 fu eletto assessore alle prime elezioni democratiche comunali di Firenze e la città fu guidata dal sindaco Fabiani.

Durante il Congresso del Partito Socialista a Firenze nel 1946, tra le due anime del partito quella unitaria di sinistra e quella di un socialismo democratico Pieraccini scelse la corrente di  sinistra. Nel 1947 scomparve  il Partito d’Azione e aderirono al Partito Socialista  Riccardo Lombardi e Vittorio Foa con cui Pieraccini stabilì un proficuo, intenso e fervido rapporto politico e, poi, si affinò un lavoro politico anche con Emilio Lussu.

Lo stesso anno al Congresso dell’Astoria a Roma si ebbe anche la scissione socialista con la nascita del partito del “Partito Socialista dei Lavoratori italiani” (PSLI).

Il Congresso dell’Astoria decise la creazione del Fronte Popolare (PSI – PCI) con la Lista Unica per le elezioni. Tuttavia Pieraccini, pur accettando l’idea del Fronte, si oppose alla Lista Unica e firmò contro questa soluzione una mozione ma rimase in minoranza.

La sconfitta del 18 aprile per il Fronte popolare e, soprattutto, per i socialisti fu bruciante e pesò in modo determinante nell’azione futura. In tal senso Pieraccini decise di promuovere il Congresso Straordinario e la mozione “Riscossa Socialista”. Nacque,così, la mozione centrista e autonomista che fu portata avanti con convinzione anche Pieraccini. Ma l’anno dopo nel 1949 la sinistra del Partito  ebbe la rivincita escludendo dalla Direzione qualsiasi altra corrente. Furono gli anni in cui i morandiani e Nenni prevalsero su Pieraccini, Lombardi, Basso escludendoli da qualsiasi incarico.

Nel frattempo il governo De Gasperi si indebolì e fu provvidenziale per salvare i governi democristiani la proposta della cosiddetta “legge truffa” con il premio di maggioranza per chi conquistava il 50,1% che in questo caso portava al 65% dei seggi parlamentari. Fu Morandi che sentì l’esigenza di mobilitare contro questa legge il partito socialista e fu richiamato  all’impegno politico Pieraccini con tutta la minoranza.

Ci fu anche 1953 un Congresso per l’alternativa socialista in cui il Psi si presentò con le sue liste. Caduta la legge “truffa”, Morandi e Nenni, preparano il Congresso di Torino del 1955 aprendosi al dialogo con “tutta la democrazia cristiana” e Pieraccini aderì alla nuova linea politica.

Morandi morì nel 1955 ed emerse la leadership carismatica di Pietro Nenni a cui Pieraccini si avvicinò superando vecchi contrasti e tutto ciò lo condusse nel 1958 a diventare direttore dell’Avanti!. Nel 1955 venne eletto Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, suo grande amico.

Nel 1956 uscì il rapporto Chruščëv con le denunce dei delitti di Stalin e scoppia la rivolta d’Ungheria che fu invasa dai carri armati sovietici. Tali fatti segnarono la definitiva frattura del partito socialista con il partito comunista, sostenuta fermamente sia da Nenni che da Pieraccini.

Sempre nel 1956, avvenne l’incontro a Plarognan tra Nenni e Saragat. Al congresso di Venezia del 1957 si affermò la linea di Pieraccini e successivamente al Congresso di Napoli il percorso di partecipazione al governo si rafforzò. Bisogna dire che il ruolo di Pieraccini al giornale Avanti! fu segnato da gravi difficoltà di carattere finanziario e, ciò nonostante, lo stesso caratterizzò il suo impegno in un continuo contatto con le forze politiche progressiste e in modo particolare con i socialisti francesi, i laburisti inglesi e i democratici kennediani.

Andò anche negli Usa per promuovere un sostegno per il nuovo centro sinistra e i contatti con Fanfani, Grandi, La Pira, Moro e con la sinistra socialdemocratica furono continui. Dopo il governo Tambroni che fu l’ultimo tentativo di frenare l’apertura della Dc a sinistra nacque il governo Fanfani.

Nel dicembre 1963 si giunse al primo governo Moro e Pieraccini lasciò l’Avanti! ricoprendo l’incarico di Ministro dei Lavori Pubblici.

Fu subito chiamato in causa con la tragedia del Vajont e con decisioni importanti a cominciare dalla punizione dei responsabili amministrativi della diga. Per poi occuparsi della ricostruzione che fu un esempio di programmazione del territorio attuata da grandi urbanisti. L’altro impegno fu quello di preparare la legge urbanistica che, però, non giunse  al Consiglio dei Ministri per un vastissimo schieramento di opposizione, come era accaduto prima a Sullo. Il primo governo Moro cadde poiché la legge urbanistica trovò persino il dissenso dello stesso presidente della Repubblica Segni.

Ci furono momenti drammatici nel 1964 e il secondo governo Moro nacque anche se dopo una lunga riflessione dei socialisti. Il Psi decise di restare al governo, per far fronte ai rischi che la democrazia visse anche con il tentato golpe del generale De Lorenzo. Pieraccini diventò Ministro del Bilancio ed ebbe l’incarico di dar vita all’importante strumento della programmazione che fu tradotto nella legge del piano quinquennale 1966-1970, “Piano Pieraccini”, che, comunque, rimase inadempiuto.

Successivamente, negli anni settanta, fu anche Ministro della Marina e Ministro della Ricerca Scientifica. Intanto in quegli anni il Psi assottigliò la sua forza elettorale e la sua funzione politica per raggiungere alle elezioni del 1976 circa il 9%. Pieraccini contrastò con vigore la politica dell’unità nazionale e l’incontro tra Moro e Berlinguer, tra Dc e Pci.

Si allontanò, quindi, dall’impegno politico e dalla politica del partito per dedicarsi ad un’intensa attività culturale. Pieraccini fu presidente dell’INA Assitalia per circa dieci anni e presidente del Cantiere Navale SEC di Viareggio, che  costruì navi per il mercato internazionale. Poi nel 1986 fondò con Jean-Marie Drot, direttore dell’Accademia di Francia a Roma, RomaEuropa che diede vita al Romaeuropa Festival, che fu immediatamente uno dei primi dieci festival europei di cultura con partecipanti provenienti da tutto il mondo.

Si distinse come uno straordinario promotore dell’arte, della cultura e della letteratura creando una rete permanente di artisti, musicisti, scrittori, con i quali condusse molte battaglie culturali. Ebbe, quindi, rapporti strettissimi con grandi personalità tra i quali i più celebri, De Chirico e Calder fra gli artisti, Petrassi e Boulez fra i musicisti, Octavio Paz fra i letterati insieme a quasi tutti gli italiani, poi continui contatti con registi come Fellini e Pontecorvo e tanti altri.

E’ riuscito a creare un’importante collezione di opere d’arte, sia con donazioni che con acquisti a basso prezzo, in notevole parte donata alla Città di Viareggio per l’importante museo d’arte moderna e contemporanea GAMC, collegato alla vasta rete che creò.

Infine, nel 2017, morì all’età di 99 anni dopo aver svolto una carriera esemplare, sia dal punto di vista politico che culturale.

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