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Gino Bartali: Il ciclista eroe

by Rosario Sorace

Ginettaccio finì la sua corsa 20 anni fa, il 5 maggio del 2000, e scomparve così uno dei più grandi ciclisti di sempre che aveva infiammato l’Italia nella sfida con Fausto Coppi.

Gino Bartali rappresentò insieme a Fausto Coppi, un ciclismo epico che si svolgeva su strade impolverate e in un momento in cui questo sport si consumava in una cornice di pubblico che vedeva sfilare velocemente i suoi beniamini in un attimo, il tempo di incitarli e via, non li si vedeva più.

Gino Bartali è stato un grande campione di questo sport affascinante, vincendo due giri d’Italia (1936, 1937) e un Tour de France (1938) durante il periodo più buio della nostra storia quando l’Italia si avviava verso il baratro della guerra. Nel dopoguerra vinse un’altro giro d’Italia, nel 1946, e un Tour de France, nel 1948, e questa vittoria, secondo moltissimi, servì a calmare gli animi dopo l’attentato a Palmiro Togliatti.

La sua passione era inforcare la bici e andare per colline della sua amata Toscana, così burbero e così simpatico, con quella ironia di toscanaccio riuscì a conquistare l’Italia avvolta dalle tenebre del regime fascista e dalle leggi razziali. Gino era un campione che si affermava in Patria e nessuno seppe mai come la pensava perché era un ciclista amato e rispettato. Gino era anche un uomo di fede, credente e cattolico, così quando l’Arcivescovo di Firenze, mons. Elia Dalla Costa, che aveva organizzato una rete clandestina per tentare di salvare gli ebrei dal genocidio, gli chiede di aiutarlo, lui non ci pensa due volte, inforca la bicicletta, e andò su e giù per le colline della sua Toscana con il compito affidatogli dal prelato di nascondere nel telaio della bicicletta documenti per salvare vite umane.

Gino non ha mai esibito di essere stato un eroe civile, né mai si è saputo per decenni di quel che fece in quei anni terribili quando correva per allenarsi. Ha trasportato documenti da un posto ad un altro rischiando la sua vita, quante volte venne fermato dai posti di blocco fascisti che invece di controllarlo gli chiedevono un autografo.

Anche un fiumano, Giorgio Goldenberg, ebreo che vive in Israele, ha raccontato pochi anni fa che Gino insieme al cugino, Armandino Sizzi nella drammatica primavera-estate del 1944, avevano nascosto per alcuni mesi a Firenze, nella cantina di una casa di proprietà, i quattro componenti della sua famiglia, genitori con due bambini, impedendo che venissero arrestati nei rastrellamenti dai nazisti.

Bartali non si è mai vantato di quel che ha fatto, ed è rimasto sempre un uomo semplice, schietto e umile. Eppure l’eroico impegno ha contribuito a salvare centinaia di ebrei ed è stato dichiarato “Giusto tra le nazioni” dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale israeliano delle vittime dell’olocausto. Un campione del mondo che nessuno riuscirà mai a superare.

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