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Giacomo Mancini: Un socialista d’altri tempi

by Rosario Sorace

Giacomo Mancini, va ricordato come una personalità politica di grande importanza nella storia italiana poiché, oltre ad essere stato segretario nazionale del Psi, ha ricoperto più volte ruoli pubblici di grande rilievo con incarichi prestigiosi di Ministro e come sindaco di Cosenza.

Era un avvocato, di formazione antifascista, figlio di Pietro Mancini, che è stato uno dei fondatori del PSI, già nel 1944 entrò a far parte dell’organizzazione militare clandestina a Roma. Dopo la liberazione, rientrato a Cosenza, diventò segretario, fino al 1947, della locale federazione socialista e poi di membro della direzione nazionale del partito fino al 1948.

Iniziò la sua carriera di Consigliere comunale di Cosenza dal 1946 al 1952 mentre diventò deputato nazionale nel 1948, con 26 000 voti di preferenza, eletto nelle liste del Fronte Democratico Popolare. La sua permanenza al parlamento è durata ben 10 legislature. Percorse tutte le tappe della carriera politica e divenne nel 1953 segretario regionale del PSI. Ma dopo l’invasione sovietica dell’Ungheria del 1956 che represse nella violenza la libertà a Budapest, Mancini venne chiamato da Pietro Nenni a dirigere l’organizzazione del PSI Aderi, quindi, con convinzione alla corrente autonomista di Pietro Nenni.

Si ricorda che fu Ministro della sanità, Lavori Pubblici, Ministro degli Interventi straordinari nel Mezzogiorno. In particolare ebbe il merito da ministro dei Lavori pubblici di aver realizzato l’importante infrastruttura dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

Portò in Parlamento un disegno di legge che introduceva nella normativa urbanistica in vigore una serie di disposizioni all’avanguardia (repressione dell’abusivismo, standard urbanistici, obbligatorietà dei piani urbanistici). Nacque in tal modi la legge 6 agosto 1967 n. 765, detta “legge-ponte”, grazie soprattutto all’impegno e alla tenacia di Giacomo Mancini che si scontro con un parte della Democrazia Cristiana. Si batté strenuamente per l’unificazione tra PSI e Psdi, operazione politica che fallì.

Nel 1970 divenne segretario nazionale del partito socialista per due anni. Mancini manifesto contrarietà alla politica degli ” equilibri più avanzati” di Francesco De Martino, che mirava ad un alleanza organica con il Pci e preconizzò la politica di competizione con la Dc anticipando in questa direzione il progetto politico di Bettino Craxi. Ironia della sorte fu proprio Giacomo Mancini a sostenere l’elezione di Craxi che stimava, era un autonomista come lui e pensava che potesse aprire nuove prospettive politiche per il Partito.

Poi anche le simpatie personali verso esponenti di primo piano dell’Autonomia operaia quale Franco Piperno e la sinistra extraparlamentare di cui non condivideva le idee ma con cui dialogo furono motivo di gravi accuse. Non ha mai lasciato Cosenza e nel 1993 venne rieletto sindaco alla testa di alcune liste civiche non collegate ai partiti. Ma nei suoi confronti alcuni pentiti lo chiamarono in causa per presunti rapporti con le cosche della ndrangheta del reggino e di Cosenza.

Una vicende giudiziaria lunga e tormentata che non si concluse con il processo pendente e che segnò gli ultimi anni del suo lungo impegno politico.

“Ho conosciuto Giacomo Mancini e mi diede impressione di essere un uomo aperto e di azione, un calabrese caparbio e concreto, grande conversatore che amava il dialogo e il confronto, a tratti simpatico e gioviale”.

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