Quando il nostro giornale si è permesso di profilare Draghi come un “monarca autoritario” ci è stato detto che la nostra visione era quantomeno distorta, per usare parole gentili. Ma oggi, quando Draghi cerca di far passare la manovra economica in sordina e a scatola chiusa c’è chi grida allo scandalo.
Il problema di Draghi è il suo retaggio, la scuola di pensiero e la dottrina economica, alcuni fattori che hanno fatto anche di Monti un pessimo presidente del Consiglio.
Ma, cosa c’era d’aspettarsi da chi è stato un massimo dirigente di un’istituzione che deve essere amministrata come un piccolo regno?
E’ proprio così, Mario Draghi durante la sua lunga storia è stato il massimo dirigente di Bankitalia e della Banca Centrale Europea e, nel suo ruolo, era portato ad assumere una posizione da decisore. Nessuna autorità vi era al di sopra della sua.
Ma la democrazia è storia diversa Presidente! La vicenda che si è svolta nelle ultime ore non ha precedenti. I capidelegazione dei due partiti che detengono gran parte della maggioranza che sorregge il governo Draghi, Patuanelli (M5S) e Orlando (Pd), si sono permessi di esprimere il loro disappunto per aver evidenziato una cosa che non si era mai vista nella storia della Repubblica: i ministri sono stati chiamati ad approvare il Documento programmatico di bilancio senza vedere nemmeno il testo, a detta dei due ministri.
Insimma, proprio come consiglierebbe Razzi: “Amico mio firma e fatti li ca… tua”. Che sono tutte queste domande? Che siamo in una Democrazia?
I fattori che fanno di Draghi un pessimo presidente sono proprio la sua praticità che, da tecnico, proprio come la Lamorgese, si preoccupa solo di applicare le regole alla lettera o, nel caso di Draghi, di far quadrare i conti, e non è abituato a vedere tutti gli aspetti umani che ci sono dietro quella decisione politica o economica, purtroppo. Un politico deve tener conto di tutti questi fattori.
Poi vi è il turno di Franceschini che si permette di richiedere più risorse per il suo ministero, ma il premier non ne vuole sapere e lo mette subito al suo posto dicendo che “Le risorse sono finite, se no il sistema salta”.
Alchè il ministro della Cultura, per tutta risposta, ricorda al presidente che i Consigli dei ministri servono, al premier e ai ministri, per discutere “tutti insieme” dei problemi e delle possibili soluzioni, essendo un organo collegiale, ma il premier a questo atteggiamento risponde con un secco “E basta”.
Ma come si permette “questo” Franceschini di fare domande o porre questioni: “Qui non si fa politica si lavora!”