Una delle zone più famose del milanese ha cominciato a ripopolarsi già dal 4 maggio come se fossero periodi di piena normalità. A parte qualche mascherina sparsa qua e la c’è gente noncurante del pericolo che non rispetta le restrizioni. La scena è raccapricciante avvenuta esattamente due giorni dopo la polemica di ristoratori e baristi che hanno protestato davanti all’arco della pace per la mancata riapertura dei loro settori.
La scena è diventata già virale e non sono mancate le polemiche. Critiche e rabbia si diffondono a macchia d’olio, considerando che la Regione Lombardia già da sola conta la metà dei nuovi contagi accertati ogni giorno nella penisola.
Sala da l’ultimatum: “O cambiamo o chiudo i Navigli. Immagini vergognose. Non permetterò che quattro scalmanati senza mascherina mettano in discussione tutto ciò”. L’aumento della vigilanza sembra un imperativo categorico e nel frattempo dice: “O si cambia, o si chiudono di nuovo i Navigli! Potevamo essere inconsapevoli due o tre mesi fa, anche io lo sono stato, ma non ora, dopo tutto quello che abbiamo visto. O le cose cambiano oggi, non domani, è un ultimatum, o io domani come al solito sarò qui a Palazzo Marino e prenderò provvedimenti, chiudo i Navigli e chiudo l’asporto. Poi lo spiegate voi ai ristoratori. Non è un guardia e ladri, non è un gioco”.
Questa scena è riuscita ad unire il panorama politico, anche Fontana dice la sua a riguardo: “Questo è il momento più delicato è quello del monitoraggio, del controllo. Vedo tanta gente che si è riversata nei parchi per le strade, davanti ai bar e che usa la mascherina come un nuovo accessorio da tenere sotto il mento e da indossare correttamente solo in caso di controlli”.
Massimo Galli infettivologo avvisa: “La situazione di Milano è un po’ una bomba, appunto perché in tanti sono stati chiusi in casa con la malattia. Abbiamo un numero altissimo di infettati, che ora tornano in circolazione. È evidente che sono necessari maggiori controlli. Non è un liberi tutti, se qualcosa va storto torniamo indietro. Alcuni hanno interpretato l’ingresso nella fase 2 come un liberi tutti. È un segnale di grande pericolosità, perché dovrebbe invece prevalere la cultura della responsabilità per limitare al massimo i danni. Con la riapertura si possono presentare dei problemi è un dato di fatto. La nostra regione rischia di richiudere ma anche certe zone del Piemonte o dell’Emilia. Del resto si è deciso che se qualcosa va storto si torna indietro. Speriamo di no, comunque. Questo è il momento dell’estrema attenzione e responsabilità. Se non passa la cultura della responsabilità passeremo dei guai. E’ la cronaca di un evento annunciato, dopo tutto questo periodo di compressione evidentemente si apre uno spiraglio e diventa una breccia, ma speriamo che non cada la diga”.
La solidarietà dovrebbe sorgere in momenti come questi, vi è gente disperata che non sa come fare per arrivare alla fine del mese e c’è gente che forse non potrà più aprire per la crisi imminente. Questa mancanza di rispetto è intollerabile e non vi è alcuna forma di sensibilità in questa gente, non vi è forma di empatia, eludere queste restrizioni non è manifesto di furbizia, ma solo una dimostrazione d’insensata stupidità.