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Elezioni amministrative: La democrazia subisce una pesante sconfitta

by Romano Franco

Le amministrative del 3 e 4 ottobre, in più di 1000 comuni d’Italia, sono terminate e, anche se alcune città devono ancora attendere l’esito del ballottaggio, si possono già tirare le somme.

Così, mentre Letta si gode il trionfo di Milano, Bologna e Napoli, e la conquista del seggio alla Camera nel collegio Toscana 12, lasciato vacante da Pier Carlo Padoan, la Meloni si consola vedendo il suo partito affermarsi come la prima potenza di destra. Una vittoria del centrodestra vi è stata anche in Calabria, regione storicamente legata alla destra.

Insomma, tra destra e sinistra, viene spartita la torta chiamata Italia, ma la vera sconfitta di questa tornata elettorale rimane la democrazia. La crisi democratica avuta in molti dei centri italiani si è evidenziata da una affluenza molto bassa alle urne, arrivata in alcuni casi al di sotto del 50%.

A Roma il crollo dell’affluenza degli elettori per il primo turno delle amministrative è registrato a 48,8%. Cinque anni fa l’affluenza era stata del 57%, otto punti in più dell’attuale. La partecipazione più bassa risulta nelle periferie, mentre mantiene una presenza più consistente alle urne il centro storico del Municipio II, che va dai Parioli a San Lorenzo, con il 56,6% di votanti.

In totale hanno votato 1.151.950 persone su 2.359.248 aventi diritto. Il dato mostra un calo costante dal 1993, da quando è entrata in vigore l’elezione diretta del sindaco, segnando oggi il punto più basso. Nel 1993 la sfida tra Francesco Rutelli e Gianfranco Fini vide il 78,7% di affluenza.

Il fatto che meno della metà delle persone decida per tutti è un concetto che si allontana sempre più dal principio democratico.

E’ anche vero che in alcuni centri, come a Roma ad esempio, il ballottaggio era già quasi sicuro, e molti cittadini, che dovevano essere chiamati una seconda volta, non si sono presentati proprio per il risultato incerto che si sarebbe palesato in un secondo momento.

Nonostante le migliaia di scuse che si possano trovare c’è un problema, però, che rimane evidente. Gran parte della popolazione non si sente rappresentata. La domanda che in politica dovrebbero porsi i partiti è: per quale motivo c’è una crisi così grande dell’idea democratica? Questa gente cosa fa? Come si muove? Dove si trova? Come fa ad esprimere il proprio assenso o la propria frustrazione?

Dipende dal sistema elettorale?

E’ chiaro a molti che il sistema maggioritario, che ha trasformato le elezioni non in una scelta personale ma in una selezione partitica, ha allontanato l’elettore stesso dal politico di turno, che non ha più bisogno di rapportarsi al proprio bacino elettorale per il proprio consenso ma solo al partito.

Ma, la domanda che in molti si pongono è: Come fa un deputato, senatore o sindaco a rappresentarmi se neanche sa della mia esistenza?

Sono tutti lì, nascosti dietro un simbolo, esonerati da qualsiasi responsabilità e, quindi, se l’esperienza dovesse dimostrarsi poco proficua o se il partito dovesse cadere si può sempre migrare altrove; è questa la nuova idea.

E non importa se nel corso degli anni all’interno di partiti diversi ti ritrovi sempre le stesse facce, è questa la trasformazione voluta: nascondere i nomi, responsabilità e idee dietro un simbolo che protegge e tutela i politici dalle proprie responsabilità.

Ed è così che nascono le casate, e non importa se tu sia un ladro, un ciarlatano o un bastardo sanguinario, se appartieni ai Grifondoro la tua casata ti proteggerà sempre! E chissenefrega della correttezza, dell’etica e della devozione nei confronti della giustizia e dei cittadini, tanto alla maggior parte dei politici poco importa dell’interesse dell’Italia, l’importante è che il partito rimanga forte e immacolato agli occhi dell’opinione pubblica; e, se qualche elemento del gruppo dovesse mettere in difficoltà o in imbarazzo, grazie alla forza mediatica, si può sempre dire che non è vero e che si tratti di un accanimento giudiziario o mediatico contro coloro che vogliono rivoluzionare il sistema per la propria “rettitudine”.

Anche se per quanto riguarda il discorso del sindaco bisogna fare un ragionamento diverso poiché, nel sentore comune, si pensa che il potere dell’amministratore comunale in Italia, sia limitato e circoscritto. Nonostante i sindaci siano tra i rappresentanti più soggetti a responsabilità civili e penali.

La dura realtà è che la rappresentanza, soprattutto quella parlamentare, si sta trasformando sempre più in un’oligarchia. I potenti segretari di partito e i dirigenti decidono, e il resto dell’apparato si trova schierato all’interno del sistema piramidale pronto ad eseguire ogni loro ordine.

E’ questa l’idea di democrazia che ci propinano, è chiaro che la gente, poi, capito il gioco delle parti, o delle carte se vogliamo, non riesce più ad identificarsi all’interno di questo sistema stagnante e poco rappresentativo.

Serve una scossa al sistema, immediatamente! Prima che il potere confluisca nelle mani di una sola persona che, a causa della crisi rappresentativa, possa mettere fine alla nostra amata “Cosa Pubblica”.

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