Economia di guerra

Senza andare agli anni della prima repubblica, in cui la dinamica democratica esprimeva la poliedricità del pensiero e delle volontà dell’intero Paese, è sufficiente ricordare le contestazioni del centro sinistra, di fronte alle scelte scellerate in ambito militare, fatte dal centro destra al governo del Paese.

Oggi invece non troviamo una voce di dissenso, rispetto ad analoghe scelte e alle minacce del presidente Draghi, in merito al prossimo Def, in cui è definito un incremento di spesa per la difesa militare del Paese fino al raggiungimento del 2% del PIL.

Il Presidente del Consiglio non lascia alcuno spazio per la dialettica politica di governo, in merito al dictatum Nato o statunitense, se si vuol essere più realisti.

Il due per cento di qualcosa, anche se si tratta del PIL italiano, non solleva eccessivo rigetto nell’opinione pubblica, soprattutto in un periodo in cui in presenza di una ulteriore guerra, l’allerta di un conflitto totale e nucleare, diventa il tam tam nei media di regime, come avrebbe detto il buon Pannella.

Dobbiamo però aprire questo “pacchetto” del 2% del Pil italiano, per capire di cosa stiamo parlando, non ultimo, nel ricordare quanto è la spesa attuale in euro per la difesa militare nazionale.

Nel 2021 il “nostro” Pil è stato di 1.781 miliardi di euro, il che, euro più euro meno, significa che la spesa militare indicata nel futuro Def sarà, a Pil invariato, di circa 35,6 miliardi di euro.

La stessa spesa nel 2020/21 è stata di 24,6 miliardi di euro, con un aumento rispetto al precedente anno di circa il 17%, inoltre tra il 2021/22 essa crescerà fino a raggiungere i 26 miliardi di euro.

Pensate che per il 2022, considerando l’emergenza Covid, il fabbisogno previsto per la spesa sanitaria nazionale è di 124 miliardi di euro, il 6,9% del Pil.

E sempre per la spesa sanitaria nazionale lo stanziamento previsto nel precedente triennio 2019-2021, ante emergenza covid, è stato di 114 miliardi di euro/anno.

Cioè dopo l’emergenza sanitaria in corso, il governo italiano ha pensato di incrementare le spese per la sanità di poco più dell’8%, giungendo a quel 6,9 % del Pil, già sottolineato.

Dopo questo turbinio di numeri e soldi cui ogni contribuente partecipa, comprendiamo che l’impegno economico del Paese, in termini di incremento percentuale è evidentemente maggiore per quanto riguarda le spese per gli armamenti, piuttosto che per quelle della sanità.

Uscendo fuori dai meandri di una asciutta contabilità, ancorché indifferente a principi di civiltà e umanità, è immediatamente comprensibile che, l’attuale governo stia adottando una stadera romana nel valutare le esigenze del Paese, piuttosto che quelle di una bilancia, ovvero di equità e giustizia, in questo caso sociale, proprie della dea della legge e della giustizia, Themis.

E’ una palese forma di ingiustizia sociale, di corsa incivile agli armamenti, cui ci ha redarguito anche il Santo Padre, Francesco, ascoltato dalla politica secondo gli usi e i momenti ad essa più consoni.

Da laici, socialisti e democratici, l’incremento di oltre dieci miliardi di euro, rispetto ai ventisei attuali per la spese militari, costituiscono un vulnus a sinistra che non ha nulla a che fare con la difesa della democrazia, o con un’idea riformista, bensì con la messa in campo di una vera e propria economia di guerra.

Un’economia che ha sempre anticipato periodi di guerra catastrofica, creando un’illusione di benessere e di potenza, cui la crescita del Pil è causa e conseguenza materiale, governata da ideologie libertarie.

Il Presidente della repubblica dovrebbe prendere atto di questa minaccia espressa da un presidente del consiglio pro-tempore, che sembra aver lanciato la sfida all’inesistente politica del Paese.

Il Partito democratico e le componenti più a sinistra, non possono e non dovrebbero tollerare l’arroganza con cui il Presidente Draghi ha minacciato una crisi di governo, calpestando i principi cui storicamente si ispira qualsiasi partito di sinistra democratica, come dovrebbe sapere il prof. Letta, segretario del Pd.

Se il nostro Paese ha un peso nell’equilibrio democratico e unitario europeo, e altresì non costituiamo il cagnolino scodinzolante all’interno della Nato, è necessario che questo inaccettabile incremento di spesa vada rivisto e definito in una prospettiva di Pace, verso cui dal 1948 in poi le Istituzioni del nostro Paese si sono sempre adoperate.

Related posts

È morto Matteo Messina Denaro

AMATO, NOMINATO RESPONSABILE DEL DIPARTIMENTO DIVERSAMENTE ABILI. IN SENO AL COORDINAMENTO REGIONALE DEI LIBERALSOCIALISTI PER L’ITALIA DELLA SICILIA

Il Papa afferma che i paesi non dovrebbero “giocare” con l’Ucraina