“C’eravamo tanto amati”, direbbe adesso Ettore Scola. Eppure, non siamo in un film, questa è la realtà. Ciò a cui assistiamo oggi è una politica che non ha nulla a che vedere con la politica dei nostri padri fondatori. In effetti non so neanche se possiamo chiamarla tale, ma questo è. Prima il matrimonio giallo-verde (se ce lo avessero chiesto solo 3 anni fa non avremmo mai creduto in questa unione un po’ forzata). Poi con il Conte bis c’è stato un cambio di colore (tanto oramai va di moda parlare di colori) e l’inizio dell’era del governo giallorosso.
Ciò che nel primo governo era stato realizzato con tanto sacrificio, lavoro e gioco di diplomazia – ricordate la foto di rito che sanciva la vittoria dei decreti sicurezza tanto voluti da Salvini? – nel secondo governo è stato spazzato via in un nano secondo. I “mai col partito di Bibbiano” o “li ho sconfitti due volte e non governo con loro” o ancora peggio il “siete delle m….” si sono presto trasformati in un “governiamo insieme per il bene del Paese”, “con loro si governa molto bene”. Ma si sa, l’apparenza inganna.
Eppure, una delle questioni che ha sempre tenuto divisi i giallorossi riguarda proprio il Mes. Pd Sì, M5s No (meglio ancora chi Sì, chi No), confermando ancora una volta le divisioni di fondo tra i due, partito da una parte, movimento dall’altro, con una spaccatura addirittura all’interno dello stesso M5s.
A gran sorpresa, però, chi era super favorevole al Mes era Forza Italia, un partito di opposizione che, boicottando i colleghi di coalizione, Lega e Fratelli d’Italia, aveva voluto gridare con fermezza “noi sosterremo il governo”. Lo avreste mai detto? Un appoggio che tra l’altro non si è manifestato solo nel Mes ma anche nell’approvazione dello scostamento di bilancio (qui il Cav ha fatto un’opera di persuasione non indifferente ma riuscendo a trascinare gli altri due compagni di avventure, dapprima in disaccordo, tanto da spingerli addirittura a dare parere favorevole in Aula).
Fa sorridere un po’ la cosa, un tempo stare all’opposizione rappresentava un modo come un altro per mettere i bastoni tra le ruote alla maggioranza. Era quasi un divertimento, una sorta di gioco, ostacolare chi in quel momento rappresentava il Paese che invece doveva mostrare quella istituzionalità dovuta. Al contrario, i più temerari, combattivi e audaci oppositori potevano anche sbottonare un po’ la forma, per lasciare spazio a battute provocatorie nei confronti degli avversari, pur mantenendo però quella classe ed eleganza, ormai sconosciuta, e urlando a gran voce quegli ideali e valori tanto cari.
Ma arriviamo al nocciolo della questione. Se prima Berlusconi accettava e approvava il Mes così come si presentava, la riforma dello stesso non va proprio giù al leader di Forza Italia. Perché sottolineare questo?! Perché i titoloni dei giornali hanno esordito a gran pagina Passo indietro di Berlusconi, Il leader di FI ci ripensa, Stop del Cav, a significare un improvviso quanto inquietante capovolgimento e stravolgimento di idee e generando quella sensazione di perdita di credibilità agli occhi dei più. In realtà le motivazioni ci sono e sono anche ben pesate. Così, a conclusione di un suo più ampio pensiero, Silvio Berlusconi ha dichiarato: “La riforma in questione non ha nulla a che vedere con l’utilizzo dei 37 miliardi destinati alla lotta contro il Covid”. Ecco, sta tutto là. Se il leader di Forza Italia sosteneva infatti il governo e accettava con molto entusiasmo i soldi provenienti dalla Ue perché indispensabili dal punto di vista sanitario per contrastare una pandemia che ci ha lasciati letteralmente in ginocchio, non sostiene invece quanto sancito nella riforma del Mes perché non conforme al programma delineato dal Parlamento europeo.
E allora vediamo perché il Cav non porterà il suo voto il prossimo 9 dicembre. I motivi sono sostanzialmente due. Il primo, come afferma Berlusconi, riguarda le decisioni sull’utilizzo del fondo che verranno prese a maggioranza dagli Stati. Cosa vuol dire? In parole che se la maggioranza decide diversamente, i soldi versati dal nostro Paese potrebbero essere utilizzati per altro e contro la stessa volontà italiana. Secondo, quando si parla di Mes (Meccanismo europeo di stabilità) il Cav fa notare che di europeo c’è solo il nome, perché in realtà l’Europa, e nello specifico il Parlamento europeo, non avrà alcun potere di controllo così come anche dicasi per la Commissione europea che avrà un ruolo puramente notarile.
E così gli alleati Salvini e Meloni possono tirare, almeno per ora, un sospiro di sollievo per quanto deciso dal Cav. “Anche oggi – ha dichiarato il leader della Lega – abbiamo dimostrato che il centrodestra unito vince. Settimana scorsa abbiamo costretto il governo ad aiutare partite Iva, artigiani e autonomi. Oggi abbiamo ribadito unitariamente il No alla riforma del Mes e per una settimana i nostri parlamentari saranno in Aula giorno e notte per bloccare i Decreti Clandestini. In vista della manovra economica, insieme, sventeremo ipotesi folli come patrimoniale su casa e risparmi e nuove tasse”.
Anche FdI è soddisfatta e lo apprendiamo dalle parole del capogruppo Francesco Lollobrigida che mostra tutto il suo apprezzamento: “Fratelli d’Italia, da sempre contrario al Mes accoglie con favore la scelta di Silvio Berlusconi e di tutti i partiti della coalizione di votare contro. Il 9 dicembre in Parlamento confermeremo il nostro no convinto a uno strumento che permetterebbe agli euroburocrati di mettere le mani nei nostri conti. Il centrodestra, al contrario di quel che vuole far credere la maggioranza, è compatto. Lo dimostreremo, ancora una volta, votando in difesa della nostra sovranità e della nostra Nazione”.