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Draghi va in vacanza e “demolisce” Renzi sul Reddito di Cittadinanza

by Romano Franco

Prima della pausa estiva, il presidente del Consiglio Mario Draghi non perde occasione per fare la sua consueta “televendita” sul suo operato e sul suo governo fatto dai “migliori”, e così dice: “Le cose per l’economia italiana stanno andando bene e si spera continuino ad andare bene, ma perché sia così dico a tutti gli italiani: vaccinatevi e rispettate le regole”.

“Ieri ho ringraziato tutti i ministri per la determinazione avuta in questi sei mesi di governo. Dobbiamo tenere presente che tra due settimane ci vuole la stessa determinazione, se non maggiore, per affrontare le sfide a partire dalla ripresa della scuola in presenza e la prosecuzione della campagna vaccinale”, aggiunge il premier.

Poi, fa un appello per quanto riguarda i morti sul posto di lavoro e sottolinea che bisogna “cercare di fare qualcosa per migliorare la situazione inaccettabile della sicurezza”. Bravo Mario! Peccato che nel discorso si tralascia completamente e furbamente la pesante sconfitta dello Stato per quanto riguarda lo sblocco dei licenziamenti.

Poi rassicura sulla durata dell’Esecutivo e annuncia che “vive perché c’è il Parlamento che lo fa vivere e che legifera”. Poco tronfio del fatto che le decisioni siano state prese tenendo, quasi sempre, poco conto di quella maggioranza che tanto esalta.

Ma lui non si ferma e la sua propaganda, come direbbe Mina, del “Quanto sono bravo” è ridondante ma quasi mai stucchevole. La sua millantazione è coperta come sempre da quella falsa modestia e dal proselitismo dei “giornaloni” che sono sempre pronti a portare in trionfo l’ex capo della Bce.

E prosegue così nella sua corsa verso la meta: “L’orizzonte è nelle mani del Parlamento, io sono stato chiamato per fare questo e cerco di farlo al meglio. Non ci sono lati scuri o chiari, ciò che conta sono i risultati e i partiti guardano ai risultati anche loro lavorano per il bene degli italiani. Non esiste contrapposizione di fini, si lavora tutti insieme”, sottolinea il premier.

Poi, prima di chiudere bottega per andarsi a godere le meritate vacanze, non perde occasione per dare l’ennesimo calcio negli zebedei al suo più grande sponsor, Matteo Renzi; e così sul reddito di cittadinanza, il presidente del Consiglio, ha concluso sottolineando che “è troppo presto per dire se verrà riformato, ridisegnato o se cambierà la platea. Il concetto alla base del reddito di cittadinanza io lo condivido in pieno”.

Infrangendo così il desiderio del “povero” Renzi che qualche giorno fa disse: “La verità è che il reddito di cittadinanza non funziona: tutti lo sanno, nessuno lo ammette. Quando uno strappa il velo dell’ipocrisia subito viene attaccato. Io sono pronto a discutere delle misure per lottare contro la povertà. Ma questa misura non può essere il sussidio diseducativo e clientelare che non ti avvicina al lavoro, come dimostrano i dati. Il reddito di cittadinanza è un fallimento”. Ma cosa succede al Matteo di Rignano? Sarà curioso sentire cosa dirà Renzi dopo l’ennesimo schiaffo in faccia avuto dal governo dei migliori. Lui che nei suoi trascorsi ha fatto cadere i governi per molto meno.

Ma Draghi prosegue e aggiunge che “abbiamo due settimane di vacanza ma il pensiero da tenere chiaro in mente è che poi ci vuole la stessa determinazione se non maggiore per affrontare le sfide, i problemi, le risposte che dobbiamo dare a problemi urgenti, gravi. Ci sono tutti i problemi che riguardano il lavoro. Infatti oggi c’è stata una riunione con il ministro del Lavoro”, finito sul banco degli imputati per essersi “dimenticato” la riforma degli ammortizzatori sociali e aver dato vita a licenziamenti di massa. Strano per chi si auto-definisce in pompa magna l’ultimo comunista.

“E’ una situazione fluida – conclude Draghi – dobbiamo essere in ogni istante sicuri di aver fatto tutto il possibile sulla base dei dati a nostra disposizione. A parte questo e se riusciamo a essere sicuri a garantire sicurezza e fiducia in tutti gli italiani, si pensa che l’economia andrà sempre meglio ma questo non deve farci dimenticare i problemi che restano all’interno di questa crescita molto elevata: l’occupazione, le aziende in crisi, la riforma degli ammortizzatori sociali, la questione della sicurezza sul lavoro, l’agenda del Pnrr, la delega fisco, la delega concorrenza: insomma, la lista è lunga”.

Difficile non condividere l’ultimo pensiero del premier; sperando che, tornato dalle vacanze, riesca una volta per tutte a schiarirsi le idee, visto che, per ora, la predica e la retorica sono state da 10 ma la pratica si aggira molto al di sotto dell’insufficienza.

Il Reddito di cittadinanza, così com’é, deve essere rivisto e deve essere utilizzato per ridare speranza alla gente che non ce la fa, serve per ridare luce e nuove opportunità alla nostra splendida nazione.

Come? Semplice, aiutando realmente chi ne ha bisogno. E non con la mancetta elettorale (Rdc, 80 euro ecc…). Alla gente che non ce la fa, queste piccole regalie, oltre che essere avvilenti non servono neanche per pagare le bollette di casa, aumentate, di luce e gas. E’ normale che la gente non riesca ad andare avanti con un contributo minimo e che, nonostante l’Rdc, vada a lavorare in nero per riuscire a sbarcare il lunario.

Serve uno stipendio più alto e più dignitoso per queste persone, e di lavori da fare ce ne sono a bizzeffe. Per esempio, si potrebbe utilizzare il Rdc per aiutare quelle famiglie e le persone che, in cambio, si guadagnerebbero il giusto compenso, pulendo le strade lasciate in condizioni pietose, restaurando le grandi opere e facendo servizi di sicurezza per le stesse lasciate al degrado totale, e ancora, per ripulire le spiagge, per assistere gli anziani, per aiutare quei genitori che, stando a lavoro, non possono occuparsi dei figli, assistenza ai turisti e tanto altro ancora.

Basta solo un po’ di creatività cari politici, il tempo delle mancette elettorali fini a se stesse è finito. E’ ora di guardare oltre e di ridare fiducia ai cittadini e alla pubblica impresa.

Ma con Mario Draghi, l’ideatore della più grande privatizzazione selvaggia avuta in Italia, è dura sperare in un cambiamento così radicalmente ed inverso alle sue politiche, passate e odierne.

Serve nuova ninfa e nuove idee, rimaste morte e sepolte grazie ai politicanti di turno ancorati, da destra a sinistra, a quelle poltrone che li hanno resi dei privilegiati del sistema, rimasti da tempo immemore al servizio dei padroni dell’alta finanza che, con i loro mezzi, ahinoi, controllano il mondo.

Serve un cambiamento radicale cari cittadini. Serve unirsi e fare fronte comune per riuscire a cambiare questa situazione dalle basse prospettive.

Uniti si cambia l’Italia! Gli uomini della provvidenza, raffigurati nelle persone di: Berlusconi, Renzi, Grillo, Conte, Salvini, Letta, Meloni e Draghi, che credono, da soli, di poter cambiare il mondo, sono solo degli sbruffoni e non credono neanche nella rivoluzione promessa. Da soli non si va da nessuna parte cari compagni. Uniti si fa la differenza. Avanti!

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