La misura è colma per i due sindacati, Cgil e Uil, che hanno tacciato la manovra del governo come una misura iniqua e ingiusta.
Il ‘Paradiso di Carte’ montato dall’esecutivo e dai media pro governo, sulla nuova riforma, racconta una narrativa inconsistente e distorta.
Sono molti che pensano che la nuova Irpef premierebbe le fasce più fragili e il ceto medio, invece, gli effetti strutturali su lavoratori e pensionati, grazie ad una spiegazione del sindacato guidato da Maurizio Landini, ci dicono che gli unici a garantirsi i benefici di questa manovra siano proprio coloro che ricoprono i vertici della “nostra catena alimentare”.
“La scelta – scrive la Cgil – è stata quella di operare sulla riduzione delle aliquote che, per come è costruito il nostro sistema fiscale, vuole dire intervenire in modo ingiusto. Così facendo, infatti, si interviene sui redditi di tutti i contribuenti, anche quelli più ricchi, e non solo lavoratori e pensionati. Anzi, avranno più benefici coloro che hanno redditi elevati e molto elevati”.
“Fare questo intervento – sottolinea la Cgil – senza aver ampliato la base imponibile IRPEF, senza una revisione del sistema delle agevolazioni, va nella direzione di una forte iniquità, che rischia di materializzarsi in un sistema a tre aliquote, così come chiedono alcune forze politiche”.
Oltre al fatto che come al solito le aliquote siano strutturate proprio per avvantaggiare i ricchi, infatti, basti pensare che oltre i 75.000 euro, prima, e, ad appena 50.000 euro, poi, lo Stato ti considera già “Aristotele Onassis”; mentre, i tanti Onassis del nostro Paese, se non evadono, hanno una tassazione da ceto medio.
“I vantaggi di cui beneficeranno i redditi più bassi – aggiunge la Cgil – sono inferiori a quelli dei redditi più alti: il contrario della progressività (Art. 53 Costituzione)! Attualmente il nostro sistema fiscale è a tassazione progressiva per scaglioni di reddito: se abbasso la seconda aliquota (da 27 a 25 per cento) non significa che ciò riguardi solo ed esclusivamente chi guadagna tra 15.001 euro e 28.000. Facciamo un esempio: se il mio reddito è 50.000 euro i miei primi 15mila euro saranno tassati al 23%, dai 15.001 a 28.000 al 25% (ora al 27%) e la parte restante al 35% (ora al 38%), con il risultato di circa 740 euro di tasse in meno da pagare. Altro esempio: un operaio meccanico o un impiegato dei servizi con reddito di 26.000 euro vedrà tassata la prima parte di reddito al 23% e il resto (11mila) a 25% (anche qui, anziché 27%) ottenendo un vantaggio fiscale molto inferiore, circa 45 euro l’anno. I redditi dei lavoratori dipendenti fino a 35.000 euro sono i più penalizzati anche perché l’abbassamento dell’aliquota si compensa con l’effetto delle nuove detrazioni”, conclude la Cgil.
Insomma, questa nuova proposta è stata fatta per privilegiare la classe più agiata della nostra società che, con i problemi à la carte, quali: Clima, Pandemia, Sovrappopolazione e scarsità di materie prime; sono chiamati, proprio loro, a fare lo sforzo più grande; e, questo gesto, non deve essere compiuto per pura magnanimità, come fanno intendere Gates o Soros, poiché, essendo tutti figli della terra allo stesso modo, anche se le società e gli stati non ci considerano alla pari, siamo tutti chiamati in base a ciò che abbiamo preso da essa, a fare il giusto sforzo per limitare il più possibile i danni. Così nel mondo e così in Italia. Avanti tutta.