Draghi l’assolutista calpesta il Parlamento e ignora i partiti della sua maggioranza

Dopo la visita di Mario Draghi negli Usa e le direttive imposte dalla Casa Bianca, il presidente del Consiglio, come pura concessione, si affaccia in Parlamento solo per fornire qualche informazione “controllata” agli stessi Parlamentari.

I Deputati e Senatori vengono utilizzati da un po’ di tempo solo come scalda poltrone e il Parlamento ha perso la sua vera funzione legislativa.

Ma la linea di Draghi e del suo governo non può e non deve in alcun modo essere ostacolata, e chissenefrega se il socio di maggioranza, M5S, e la terza forza, la Lega, come anche gran parte degli italiani, sono contrari all’invio di ulteriori armamenti in Ucraina tanto, come funziona in una dittatura, alla fine decide sempre e solo lui: il paladino delle banche e dell’alta finanza.

La paternale nei confronti del terribile autocrate russo si perde in ipocrisia quando un premier, al di fuori della vita politica, chiamato in causa da alcuni per la guida del Paese, decide di regnare incontrastato ignorando l’organo Sacro della nostra democrazia.

Una cosa che farebbe rivoltare nella tomba gli stessi padri costituenti.

E’ vero, il regime di Putin è più duro e molto meno liberale, ma una cosa che non si può assolutamente ignorare in questa vicenda è quanto sia caduta in basso la nostra Repubblica, vittima di un’involuzione, negli ultimi trent’anni.

Il 19 maggio il premier si limiterà a fare un semplice aggiornamento sul conflitto in Ucraina. Soprattutto mentre c’è una guerra cruenta in Europa che rischia di coinvolgerci tutti.

Infatti, grazie alle scelte intraprese dall’esecutivo, lo scenario del conflitto rischia di allargarsi e di diventare non solo uno scambio di ripicche commerciali ma paventa il pericolo di coinvolgerci tutti in un conflitto già stupido di per sé.

La linea di Palazzo Chigi però, nonostante le finte parole di “pace” scritte ovunque a caratteri cubitali, non si scosta minimamente dalla linea provocatoria della Casa Bianca nei confronti dell’autocrate di Mosca.

Infatti quella parola, detta dal premier nella chiamata con Putin e ribadita ancora una volta nello studio ovale, suona di presa per i fondelli nei confronti di tutti gli italiani poiché, la pace la si può agevolare in mille modi ma per allargare la guerra ed aumentare le escalation serve solo una cosa: armare un paese che prende parte ad un conflitto già in corso.

Infatti, non è passato molto tempo da quando è stato reso effettivo l’ultimo provvedimento pro-guerra e il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, è pronto già a mettere la firma su un altro decreto ministeriale.

Nessuno può sapere, eccezion fatta per la cerchia di fedelissimi del premier, cosa si manda in Ucraina e cosa potrebbe provocare ripercussioni russe.

Nessuna votazione e nessun confronto: la strada dei decreti ministeriali, ai quali nessuno si può opporre, è l’unica opzione intrapresa dall’esecutivo Draghi che, con il suo modo di fare, insulta e rende inutile il Parlamento italiano che dà sempre più l’idea di essere un raduno di tifoserie e non più l’epicentro del potere legislativo.

Il precedente messo in pratica da Draghi è pericolosissimo e sebbene il premier non sia un Hitler, un Mussolini o un Putin, ma solo un “vile affarista”, non vi è nessuna garanzia che chi arrivi dopo di lui non possa essere altrettanto sporco e cattivo quanto i dittatori citati in precedenza. God Save the Democracy e che il Parlamento mandi a casa Draghi. La Democrazia non può essere calpestata in questa maniera. Avanti!

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