Quirinale: Draghi in pole position, o forse no

Al di là del bene e del male, Mario Draghi sembrava che intendesse concludere l’impegno a Palazzo Chigi. Ancora oggi appare il candidato più forte per ottenere un ampio consenso dallo schieramento dei grandi elettori.

Fuori dalle nebbie della confusione che comincia a regnare nella salita al colle, super Mario sembra stufo e stanco di guidare un Governo zeppo di differenze e proteso alla paralisi, in cui i contrasti diventano ogni giorno più marcati al punto di costringerlo ad un tour de force davvero improbo.

A suo tempo accettò, soprattutto per le forti pressioni esercitate dall’attuale inquilino del Quirinale, Sergio Mattarella, e in cuor suo sente di avere già portato a termine il compito per cui era stato chiamato.

Allo stato attuale per consentire che la legislatura continui il suo corso non c’è una figura che cementi l’attuale maggioranza e su cui i partiti della coalizione possano convergere.

Allora meglio affidare nelle mani dello stesso Draghi la fine della legislatura accettando che venga eletto alla massima carica dello Stato e che scelga il suo successore dopo avere consultato i partiti della maggioranza.

Sarebbe più comodo per tutti avere ancora Sergio Mattarella al Quirinale, tuttavia, l’attuale presidente della Repubblica non accetta un mandato a termine, come fece a suo tempo Giorgio Napolitano.

La variabile odierna torna ad essere la pandemia che non dà tregua con le conseguenti gravi questioni economiche che ogni giorno si aggiungono al carniere di tensioni e emergenze.

Quindi, potrebbe anche succedere che Mario Draghi rinunci al Colle. Forse, però, occorrerebbe una sua presa di posizione con una rinuncia pubblica che sino ad adesso non è arrivata.

Se dovesse cambiare qualcosa nei prossimi giorni, in tal senso, anzidetto, si rafforzerebbe la sua permanenza al governo con la possibilità dei partiti di trovare una soluzione unitaria sempre nel quadro delle forze che compongono l’attuale maggioranza.

Draghi oggi richiede coesione e impegno a fare le cose altrimenti potrebbe mollare. Le voci su Giuliano Amato e Pier Ferdinando Casini potrebbero trovare un’ampia convergenza poiché si tratta di personalità sostanzialmente accettate da tutte le forze in campo.

Sono personaggi di lungo corso con una forte vocazione moderata che li collocano nell’area più apprezzata dalle cancellerie europee.

Sono personalità che hanno una forte empatia con amici e avversari e dotati di una cultura politica e istituzionale ampia e consolidata.

Naturalmente, come dimenticare la variante B. che in questo momento sembra l’unica candidatura del centro destra.

Forse però, anche per l’ex cavaliere di Arcore sarà una strada in salita. Non sarà per nulla facile rientrare a pieno titolo nella scena italiana e ottenere riconoscenza da una Paese che non lo ama più da tempo.

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