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Draghi al Summit B20: “Anche le imprese dovrebbero affrontare il cambiamento climatico”

by Romano Franco

“Vorrei ringraziare il Presidente Marcegaglia per il suo gentile invito – dice Draghi – le sue gentili parole e il suo lavoro come presidente di B20 quest’anno. Il vertice di oggi è un’eccellente opportunità per rafforzare i legami tra il settore pubblico e quello privato a livello multilaterale. Ciò è essenziale per garantire una ripresa solida, equa e sostenibile dalla pandemia e per affrontare le altre sfide dei nostri tempi, compreso il cambiamento climatico”, esordisce così il premier Mario Draghi durante il B20 di quest’anno.

“Il rapido sviluppo di vaccini efficaci contro il Covid-19 mostra come la cooperazione tra governi e imprese possa – letteralmente – salvare vite umane”, sottolinea il premier. Anche se c’è da sottolineare la mancata denuncia da parte del premier sul fatto che i prezzi dei vaccini, sovvenzionati dai governi e rivenduti senza esenzione alcuna dalle case farmaceutiche, siano stati dati solo alla parte più ricca della popolazione mondiale, aumentando il rischio di nuove varianti.

“Lo sforzo di ricerca delle aziende farmaceutiche è iniziato subito dopo la scoperta dei primi casi di Covid-19.
Una campagna di vaccinazione di massa è diventata possibile appena un anno dopo. I governi, da parte loro, hanno fornito generose sovvenzioni per finanziare il lavoro di laboratorio, le sperimentazioni cliniche e la produzione di vaccini”, tanto da poterselo produrre e distribuire a prezzo di costo, senza dover far fronte alle migliaia di problematiche dei contratti sulla distribuzione, sicurezza e quant’altro.

“Il settore pubblico ha impegnato somme significative in appalti a lungo termine che hanno protetto l’industria dal rischio di fallimento. Ora abbiamo somministrato più di 6 miliardi di dosi di vaccini in tutto il mondo. I nostri sforzi congiunti ci hanno aiutato a tenere sotto controllo la pandemia in molti paesi e a darci la speranza che la sua fine sia finalmente in vista”, aggiunge Draghi.

“Anche le imprese e i governi dovrebbero collaborare per affrontare il cambiamento climatico. Sappiamo che i paesi del G20 sono responsabili del 75% delle emissioni globali. La Presidenza italiana del G20 sta lavorando per garantire che manteniamo collettivamente i nostri impegni per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. È nell’interesse di tutti raggiungere questo obiettivo”, dice il presidente del Consiglio.

“La Banca centrale europea, la mia ex casa, stima che il cambiamento climatico senza restrizioni causerà un calo del 40% della produttività delle aziende entro il 2050. Abbiamo bisogno di finanziamenti privati ​​su larga scala, insieme a maggiori investimenti pubblici, per accelerare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Le aziende sono esattamente al centro della transizione ecologica. Dovrai cambiare la tua struttura produttiva, adattarti alle nuove fonti di energia e i governi sono pronti a supportarti”, ribadisce l’ex Bce.

Ma qui si tocca un tasto dolente. I privati, nel settore delle energia, si sono arricchiti per anni degradando e distruggendo la terra. Questa rivoluzione deve essere fatta da chi vuole affermarsi nel settore dell’energia altrimenti viene estromesso. Devono essere stilate regole mondiali che determinino ciò, altrimenti sono solo tante chiacchiere.

Inoltre, i governi, per quanto ricchi, non possono permettersi di finanziare centrali eoliche e elettriche indebitandosi per dare i profitti a qualche ricco privato.

Se si deve intervenire in questo modo, non è meglio autofinanziare imprese pubbliche e dare un servizio più vicino e più conveniente al consumatore?

Ma Draghi non perde un colpo e rincara la dose e, dall’alto del suo piedistallo dell’ “alta finanza” “si abbassa un po'” parlando della povertà nel Mondo.

“La lotta alla malnutrizione – dice Draghi – è un altro ambito in cui possiamo lavorare insieme. La crisi economica e il cambiamento climatico stanno rendendo più difficile raggiungere il nostro obiettivo di fame zero entro il 2030. Le aziende possono donare fondi e forniture di emergenza alle comunità bisognose. Puoi fornire l’accesso ai tuoi sistemi di distribuzione per portare aiuti in aree remote. E puoi aiutare a sviluppare nuovi prodotti convenienti e nutrienti. Dobbiamo mirare a nutrire tutti nel mondo e creare catene alimentari resistenti alle crisi future”.

Poi sull’uguaglianza di genere dice: “Voglio anche sottolineare il ruolo del settore privato nella promozione dell’uguaglianza di genere. Come proposto nel vostro comunicato, le aziende possono aumentare le opportunità di formazione e la creazione di posti di lavoro per le donne a tutti i livelli. Puoi rafforzare l’offerta di assistenza familiare, sostenere le madri che lavorano e rimuovere gli ostacoli che trattengono le donne nella loro carriera. E tu puoi dare l’esempio, offrendo orientamento e supporto tecnico alle start up create da imprenditrici. Questo è ciò che le aziende possono fare”.

“Ma il settore pubblico deve anche agire per creare condizioni favorevoli per sbloccare gli investimenti privati. La Presidenza italiana del G20 sta lavorando per preservare e rafforzare l’efficace sistema commerciale multilaterale basato su regole all’interno dell’Organizzazione mondiale del commercio”, ma se il pubblico deve agire per finanziare investimenti di multinazionali private, perché poi i frutti devono essere del privato e non del pubblico?

Insomma, il discorso di Draghi, è il solito calderone che non lascia fuori proprio nessuno, proprio come il suo governo. E, nonostante le sue politiche siano nettamente a vantaggio di chi i soldi già ce li ha, non perde tempo nel ribadire la solita solfa del “vogliamo mantenere un ambiente commerciale aperto, equo e trasparente che possa avvantaggiare aziende, consumatori e lavoratori. Ciò significa promuovere i diritti dei lavoratori, insieme ai sindacati e alle nostre parti sociali”. E chi più ne ha più ne metta.

“In particolare, dobbiamo affrontare il protezionismo sui prodotti sanitari. Questo è essenziale per assicurarci di avere gli strumenti per combattere questa pandemia e prevenirne di future. Dobbiamo difendere la libera circolazione dei vaccini e delle materie prime necessarie per produrli. Sono fiducioso che il vertice del G20 a Roma alla fine di ottobre raggiungerà un forte impegno per riformare l’OMC”, aggiunge Draghi.

“Sul cambiamento climatico – ribadisce il premier – i governi devono accompagnare imprese e cittadini nella transizione ambientale. Dobbiamo fornire chiarezza e coerenza sulle regole, aiutare aziende e lavoratori a cogliere le opportunità di questa trasformazione ed essere pronti a condividere parte del suo onere finanziario. La velocità della transizione deve tenere conto della capacità di adattamento del nostro sistema produttivo. E dobbiamo mantenere il sostegno pubblico alle nostre politiche, una precondizione necessaria affinché questi cambiamenti siano sostenibili”.

Non sono i governi a dover digerire il cambiamento climatico, ma la popolazione. Il governo ciò che può fare è convincere i cittadini sul fatto che il problema sia più reale e imminente di quanto si creda e intervenire. Di conseguenza i premier di tutto il mondo devono raccogliere più denaro e consenso possibile, da chi se lo può permettere, e investirlo per un futuro migliore.

“Insieme – conclude Draghi – i governi e le imprese possono plasmare un futuro migliore per le nostre società.
Il settore privato può svolgere un ruolo importante nell’aiutarci a realizzare il nostro programma del G20.
Vi ringrazio davvero per i vostri contributi e per il vostro continuo supporto. Grazie e buona giornata”.

I governi, senza l’élite mondiale, non ce la farebbero mai a sobbarcarsi tutta questa ingente spesa da soli. E’ chiaro che prevedere un investimento energetico senza “gli amici di Draghi”(élite mondiale) sia solo un sogno; ecco perché, oltre alle belle parole, si potrebbero dire le cose come stanno una buona volta, senza tanti giri di parole.

La rivoluzione climatica è costosissima e per essere affrontata in maniera equa, senza lasciare indietro nessuno, serve l’investimento di quel 1% della popolazione mondiale che possiede più della metà delle ricchezze globali.

Senza di loro, la grande rivoluzione millantata ha tutta l’aria di divenire l’ennesima balla colossale “situata là”, non diciamo dove, per dare un po’ di oppio a noi poveri sinistroidi ambientalisti.

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