Quando sono apparsi i risultati definitivi di Anne Hidalgo la candidata ufficiale del Partito Socialista Francese qualcuno avrà pur pensato al mal comune.
Non ci può essere “mezzogaudio” perché la débâcle della Sinistra Francese e la scomparsa della tradizione del Socialismo interroga anche tutti noi che a questa estinzione sostituita solo da una responsabile e tenace sopravvivenza siamo ormai abituati da quasi un trentennio.
É pur vero che nel caso dei socialisti francesi, al contrario del nostro, il terreno della sconfitta é tutta politica, quindi se possibile ancora più grave ed ancora più allarmante.
Vero è che dopo il doppio settennato di Mitterand i Socialisti sono andati al ballottaggio contro i candidati gollisti (con Segolene Royal) ed hanno raggiunto l’Eliseo con l’ex segretario del Partito François Hollande finito nella polvere delle polemiche che lo condussero alla rinuncia della candidatura.
Ed é altrettanto vero che Emmanuel Macron fu un Ministro di Hollande e approfittò del disorientamento socialista per mettersi solitariamente “En Marche” costruendo un’opzione a metà strada fra un Liberalismo di Sinistra ed un Populismo Conservatore.
Da quel momento in poi il socialismo francese ha continuato a perseguire la propria tradizione che è segnatamente di frazionamento e divisione, un frazionamento che ha contaminato tutta la sinistra che infatti schierava almeno quattro candidati che erano stati parte dell’esperienza del Partito Socialista.
Ha indubbiamente sfumature socialiste la figura di Melenchon che ha cercato di contenere la deriva verso destra di molti ceti sociali ma non sapendo qualificare a sufficienza una proposta politica di Governo un po’ come accadde in Inghilterra a Jeremy Corbyn.
Un’indubbio successo personale ed un rassicurante voto che proviene innanzitutto dall’elettorato giovanile che sembra essere pronto ad assimilare e sposare una proposta politica socialista, femminista ed ambientalista.
Una personalità tuttavia consumata la sua e probabilmente capace di rappresentare con orgoglio una tradizione culturale ma non incarnare il crocevia complesso alla quale la Francia é attesa.
Ha sfiorato di poco il ballottaggio e le sue parole di indirizzo al voto per Macron possono porre un argine all’avanzata della destra populista che si presenta con il volto oggi più rassicurante ed insidioso di Marine le Pen.
Resta lo sconforto di aver visto le facce dei militanti di Rue Solferino, la sede storica dei socialisti francesi, é toccata a loro la stessa sorte che è toccata a noi.
Perché non si sopravviva solo di “care memorie” é evidente che sarà necessario fare un di più per capire e assimilare le ragioni per le quali oggi la politica europea si lascia affascinare dagli arrembanti populisti in cravatta o in maniche di camicia.
Quello che non si deve fare é inseguirli sul loro terreno ma avviare una robusta e seria revisione politica ed ideologica affinché sopravvivano nel nuovo secolo in Europa le ragioni del Socialismo Democratico rinnovate e adatte ai tempi.
Così avrebbe ragionato anche François Mitterand.
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Almeno loro hanno ancora su cosa recriminare, noi non siamo più nulla